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Il mio anno a Oxford: quando poesia e lacrime non bastano.

Uscito dal 1° agosto sulla piattaforma Netflix, “Il mio anno a Oxford”  con Sofia Carson e Corey  Mylchreest, strappa  qualche lacrima ma poteva fare sicuramente di più.

L’eleganza della poesia vittoriana, il fascino inglese di Oxford e una storia d’amore sofferta fanno da sfondo a Il mio anno a Oxford, ultimo prodotto dell’estate 2025 di Netflix.  Ma quello che viene da chiedersi è: non è una cosa già vista?

Corey Mylchreest e Sofia Carson

La storia è questa. La giovane Anna De La Vega (Sofia Carson), americana di origini ispaniche con un futuro promettente e già programmato decide di prendersi un anno sabbatico e trasferirsi ad Oxford un anno per realizzare il suo sogno di studiare poesia vittoriana.

Ad insegnare la materia non sarà però l’insegnate che Anna si aspettava bensì il dottorando Jamie Davenport (Corey Mylchreest), personaggio brillante, ironico e a tratti misterioso. Inutile dire che tra i sue scatta una scintilla, inizialmente un’avventura destinata poi a diventare di più.

Jamie però è misterioso, nasconde un segreto: è affetto da una malattia genetica che aveva ucciso suo fratello maggiore anni prima, una malattia per cui Jamie ha già scelto di non affrontare inutili e dolorose cure. Anna scoperta la verità deciderà di stare accanto a Jamie o ritornare alla sua vita programmata americana?

Il film diretto da Iain Moris per i suoi 113 minuti nella prima parte scorre abbastanza bene: è interessante il contesto dell’accademica cittadina inglese, è interessante il personaggio di Jamie sicuramente più ironico e “diverso” rispetto a quello di Anna, forse un po’ troppo cliché sulla classica ambiziosa ragazza americana.

Interessante anche la sceneggiatura della prima parte, curata di di Allison Burnett e Melissa Osborne che riadattando il soggetto originario, ovvero il romanzo My Oxford Year di Julia Whelan, mettono in risalto il contrasto tra la situazione economica di Jamie, figlio di ricchi nobili inglesi e Anna, figlia di immigrati ispanici e le differenti scelte di vita che questo comporta.

Dalla seconda parte in poi, ovvero dalla scoperta della verità, tutto inizia a farsi uguale, a scorrere veloce e ripetitivo, il tema sembra essere uno e costante: perché Jamie non vuole curarsi?

Si fa infatti sempre più presente la figura del padre di Jamie, William Davenport (Dougray Scott), turbato e arrabbiato per la scelta di non curarsi del figlio che sta andando inevitabilmente incontro al destino del suo primogenito.  Questi scontri tra padre e figlio sono ripetitivi per poi concludersi in modo piuttosto improvviso e poco motivato.

Lo stesso personaggio della Carson appare troppo passivo, arrendevole e monotono rispetto alla scelta di Jamie, non c’è un minimo di rabbia nel suo personaggio per quello che sta vivendo, non si assiste mai ad un vero cambiamento e questo è un peccato.

Quello che questo film, come il romanzo originario, vuole affrontare a livello di tematica è chiaro, per tutta la seconda parte echeggia infatti un forte senso di rispetto per la scelta di Jamie e la sua volontà di non sottoporsi alle cure che tanto hanno fatto tanto agonizzare il fratello. Il problema è che avviene tutto troppo in fretta e senza particolare “cambiamento”, perlomeno dei personaggi intorno a Jamie e la sua scelta.

Tutto appare un po’ uguale e noioso. Un peccato se si pensa che comunque le premesse erano buone e dall’alto potenziale per un tema che non è per nulla banale e scontato.

Il personaggio interpretato dalla Carson (già interprete in Purple Hearts) non riesce a creare empatia, appare troppo distaccato e piatto rispetto a quello che sta succedendo. Quello di Mylchreest (già interprete nella miniserie Queen Charlotte) è all’inizio interessante per poi perdersi in un finale fatto di scene e discorsi ripetuti.

Corey Mylchreest e Sofia Carson

Il mio anno a Oxford è quindi un film che inevitabilmente qualche lacrima la strappa ma che poteva fare sicuramente di meglio.

Regia di Iain Moris; soggetto tratto da My Oxford Year di Julia Whelan; sceneggiatura di Allison Burnett e Melissa Osborne. Con Sofia Carson, Corey Mylchreest,  Dougray Scott. Fotografia di Remi Adefarasin; musica di Isabella Summers. Casa di produzione Screen Gems; distribuzione italiana Netflix.

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