Il Mercante di Venezia: tra speranza ed ingiustizia

In scena lo scorso venerdì 24 gennaio presso il teatro Satiro Off di Casa Shakespeare, recitato in lingua italiana e inglese, secondo spettacolo della rassegna “Abbiamo rapito William Shakespeare”.

Venezia, XVI secolo, per aiutare l’amico Bassanio ( Francesco Martucci ) nell’ottenere il denaro per conquistare l’amata  Porzia ( Giulia Lacorte ), il mercante di Venezia Antonio ( Andrea de Manincor)  chiede un prestito all’usuraio ebreo Shylock ( Solimano Pontarollo ). Un prestito non esente da pericoli visto che, in caso di fallimento nel ripagarlo, l’usuraio pretenderà per contratto una libbra della carne di Antonio.

Solimano Pontarollo, Andrea de Manincor, Giulia Lacorte e Francesco Martucci

Nonostante le esitazioni di Bassanio, Antonio accetta il patto dell’usuraio, rassicurato dal fatto che le sue navi devono rientrare a breve. Bassanio si reca nella sognante Belmonte da Porzia per superare la prova imposta dal padre di lei: sono infatti presenti tre scrigni, uno d’oro, uno d’argento e uno di ferro ma solo uno di questi contiene il ritratto della donna. La prova sarà superata da Bassanio che,  scegliendo lo scrigno di ferro e trovandovi il ritratto della donna, potrà finalmente sposarla.

Nel frattempo le voci del probabile naufragio delle navi di Antonio arrivano a Venezia, fomentando la voglia di vendetta di Shylock, furioso per la fuga in quei giorni della figlia Jessica con il cristiano Lorenzo. All’apice della rabbia, l’ebreo esige vendetta e la vuole ottenere, come da contratto, con la libbra di carne del cristiano Antonio.

Saputo il fatto, Bassanio torna subito a Venezia e lo fa anche Porzia, travestita dal giovane avvocato Baldassare. Sarà tramite la sua astuzia che Antonio sarà salvo: Shylock per contratto può procedere ma nel prendere la libbra di  carne non dovrà, per legge, versare neanche una goccia di sangue cristiano. Capita la sconfitta l’ebreo rassegnato scoprirà di dover rinunciare a parte delle sue ricchezze e, su volontà di Antonio, doversi battezzare cristiano, l’umiliazione più grande.

Il celebre testo di William Shakespeare, qui riadattato dalla scrittura di Andrea de Manincor con la regia di Solimano Pontarollo riporta in scena questa tragicommedia, così chiamata  per i tipici elementi della commedia uniti a quelli della tragedia in un dramma dagli  ampi risvolti morali, politici e sociali. Ambientato in una Venezia crudele, attaccata al denaro e spietata in termini di profitto si vedono le vicende di Antonio, il mercante di Venezia e Shylock, l’ebreo usuraio vittima e carnefice di questa storia.

Shylock indossa un capello rosso, indumento messo dagli ebrei all’epoca per poter essere riconosciuti, è vittima di soprusi ed umiliazioni costanti, frutto di quell’odio intrinseco tra ebrei e cristiani che lui stesso alimenta. L’antisemitismo era un sentire comune non solo nella Venezia del XVI secolo ma in tutto il vivere sociale dell’epoca di Shakespeare. Shylock, mostrato come uomo avaro, rancoroso e crudele, sembra incarnare tutto lo stereotipo e pregiudizio dell’epoca; tuttavia lo stesso Bardo mostra anche uno Shylock timoroso e rispettoso della legge, un uomo che nel finale di questo dramma non fa che muovere compassione nello stesso spettatore.

Guardando Il Mercante di Venezia si vive un senso di ingiustizia, Shylock non ottiene ciò che vuole e per questo paga un caro prezzo. Umiliato ed emarginato ancora più pesantemente di come già avveniva e sottomesso con l’inganno alla società di Venezia; la sua condizione non fa che lasciare un esplicito dubbio su quanto il suo epilogo sia ingiusto.

“Hath not a Jew eyes? Hath not a Jew hands, organs, dimensions, senses, affections, passions? Fed with the same food, hurt with the same weapons, subject to the same diseases, healed by the same means, warmed and cooled by the same winter and summer as a Christian is?” questa la celebre incognita che Shylock disperatamente rivolge alla società che lo circonda, in  scena con un perfetto verso shakespeariano inglese qui recitato dall’attore Solimano Pontarollo.

E che potrei dire dell’ebreo dipinto come un demonio? Direi che non concordo con Shakespeare” afferma Porzia alla fine di questo spettacolo, Porzia che nasce già come  autentica risolutrice di questa storia e di questo spettacolo diviene anche voce narrante. Sarà infatti lei a presentarci e riassumerci gli eventi della trama, tale narrazione avviene in italiano, il recitato che segue è in puro inglese shakespeariano, parlato perfettamente dai suoi interpreti e complice di un’atmosfera ancora più magica e puramente shakespeariana.

La Porzia interpretata da Giulia Lacorte è simpatica e brillante, rompe più volte la quarta parete interloquendo con il pubblico e coinvolgendolo ancora di più. Ogni scena da lei preceduta non è esule dal suo pensiero e modo di vedere il mondo, quello di una figura femminile in grande ricerca di identità ed affermazione in una società patriarcale dove gli uomini, primi fra tutti il padre, hanno deciso per lei.

Antonio, il mercante di Venezia del dramma è oggetto della rabbia di Shylock ma al contempo è il suo principale carnefice. Cristiano ed ebreo, per questo nemici e divisi ma in realtà due personaggi più simili di quanto sembri. Come Shylock, abbandonato dalla stessa figlia, anche Antonio è un uomo solo, probabilmente bloccato e triste per un amore impossibile per l’amico Bassanio; “forse un triangolo amoroso” come dice l’astuta Porzia, un dubbio che alla fine abbiamo sempre avuto tutti.

Le battute di Porzia, come i cambi scena sono accompagnati da tradizionali canti ebraici  qui intonati da Beatrice Zuin e  ben coerenti al contesto. La scenografia è semplice ma funzionale, al centro della scena un tavolo con sopra i tre scrigni che verso la fine lasciano spazio ad un registro e ad un tono più austero e formale, quello del processo. Le quattro sedie, due per lato, fungono da scena per la parte di difesa ed accusa e al contempo rendono diviso in due fazioni lo spazio, quello dell’ebreo e del cristiano, tenendo vivo tale contrasto per tutta la messa in scena. Le luci sono funzionali ed illuminano con forza Shylock nella sua disperazione lasciando in ombra tutto il resto.

Lungo i suoi cinquanta minuti le vicende di Antonio, Shylock, Bassanio e Porzia scorrono a buon ritmo non facendo mancare l’assenza di altri personaggi come Jessica e Lorenzo, Graziano e Nerissa, personaggi secondari del dramma originario.

Beatrice Zuin, Solimano Pontarollo, Andrea de Manincor, Giulia Lacorte e Francesco Martucci

“Tutti i salmi finiscono in gloria, gabbato l’ebreo, fortunato Antonio e contento Bassanio” conclude Porzia, commentando un dramma dove lieto fine non c’è e giustizia neanche. Una tragicommedia che lascia l’amaro in bocca, ma anche speranza, la speranza per fare meglio giorno per giorno non ricadendo negli errori passati, un’attenzione che il teatro tiene sempre viva.

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Il Mercante di Venezia. Regia di Solimano Pontarollo. Soggetto da Il Mercante di Venezia di William Shakespeare qui adattato da Andrea de Manincor. Con Solimano Pontarollo, Andrea de Manincor, Giulia Lacorte, Francesco Martucci e Beatrice Zuin. Produzione Casa Shakespeare e On View di Ornella Naccari – Satiro off 24 gennaio 2025

Foto e copertina: Casa Shakespeare