“Il frutto della tarda estate” matura all’ombra dell’oppressione femminile

Uno spaccato di vita quotidiana di un gruppo di lavoratrici tunisine attraverso la lente dello sguardo femminile.

Presentato al Toronto Film Festival 2022, Il frutto della tarda estate è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 23 marzo 2023. La pellicola è ambientata in Tunisia verso la fine dell’estate, nello specifico in un frutteto sito a Nord-Ovest del Paese. Un’unica ambientazione, un piano sequenza e un’attrezzatura ridotta al minimo per restituire con la massima naturalezza una narrazione che si esaurisce tra lavoro e rapporti interpersonali. Inoltre, il film rappresenta l’esordio alla regia di finzione per Erige Sehiri, che si porta dietro l’assetto documentaristico tipico della sua filmografia. 

Una regia semplice, scarna. La quasi totale assenza di una colonna sonora rende la macchina da presa un’infiltrata silenziosa, che spia dietro le foglie i protagonisti e le protagoniste. L’impronta documentaristica nasconde il dato recitativo per esaltare la naturalezza di ciò che viene mostrato, risultando nel complesso un film limpido e leggero. La sceneggiatura rinuncia a un particolare intreccio a livello narrativo per dare spazio alla forza di un realismo alla Courbet. La regista trae ispirazione, infatti, dall’esperienza reale di un gruppo di raccoglitrici di ciliegie. Non a caso, Sehiri decide poi di cambiare la ciliegia con il fico. Quest’ultimo risulta più efficace nel restituire l’idea di un frutto dolce e avvolgente, ma allo stesso tempo molto fragile, da maneggiare con delicatezza. A volte quasi soffocante, il fico si trasforma in una metafora della realtà della condizione femminile. 

Le donne appaiono un tutt’uno con la natura. Una natura che dal suo essere libera diventa quasi soffocante per le protagoniste, immerse e condizionate da un ambiente troppo conservatore e opprimente, senza opportunità per un futuro diverso. La passione si intreccia con la proibizione. La donna continua a essere serva, oggetto per l’uomo. La parte maschile è presente come minoranza di rappresentazione, ma pesa comunque il suo sguardo giudicante, di controllo, di superiorità. Sono uomini che esercitano un potere non solo economico ma anche psicologico sulle donne protagoniste. Quel potere lo ritroviamo nella sua forma più completa ed evidente nella figura del capo. 

Il frutto della tarda estate restituisce un ritratto generazionale di giovani donne e, un passo indietro, anche di uomini. Sotto i duri sguardi dei lavoratori e dei più anziani quindi, le protagoniste chiacchierano tra di loro, condividono segreti in quei pochi momenti di pausa, flirtano e litigano, risaltando i tumulti d’animo tipici della fase adolescenziale. Un film che, nella sua delicatezza, denuncia il lavoro nei campi, il maschilismo intrinseco nella cultura, i ristretti costumi sessuali e le aspettative della società. Una denuncia, quella di Sehiri, che vuole urlare speranza per un futuro libero

Il frutto della tarda estate – Regia di Erige Sehiri – Sceneggiatura di Erige Sehiri, Ghalya Lacroix, Peggy Hamann – Musiche: Armine Bouhafa – Con Fidé Fdhili, Feten Fdhili, Ameni Fdhili, Samar Sifi, Leila Ouhebi, Hneya Ben Elhedi Sbahi, Gaith Mendassi, Abdelhak Mrabti, Fedi Ben Achour, Firas Amri.