Con il saggio ”Harlem. Il film più censurato di sempre”, per i tipi de La nave di Teseo, Luca Martera ha ricostruito e riportato alla luce una storia del tutto inedita sul film “più fascista, più razzista, antisemita e antiamericano della storia del cinema italiano”.
Due mesi prima dello sbarco in Sicilia degli anglo-americani e tre mesi prima della caduta del fascismo esce nelle sale il film Harlem: si tratta di una pellicola di propaganda voluta per illustrare alle masse il “razzismo di Stato”. Visto il suo contenuto, nel 1944, il film venne sequestrato e ritirato dalle sale.
Ma un film ha i suoi costi e deve far guadagnare: non conveniva a nessuno che venisse distrutto un progetto così costoso: vi parteciparono grandi attori del tempo come Amedeo Nazzari, Osvaldo Valenti, Vivi Gioi e Massimo Girotti.
Come fare? Tagliare e salvare il salvabile! Così fu: e con queste “modifiche” e “alterazioni” il film Harlem venne nuovamente riproposto, arrivando ai giorni nostri.
A ricostruire tutte queste dinamiche è stato il giornalista e documentarista Luca Martera, che nota una enorme discrepanza tra la trama proposta nelle recensioni del film e la pellicola arrivata a noi. È lodevole la tenacia con cui Martera ha compiuto questa pionieristica ricerca, presentandoci vicende inedite e ricostruendo così un pezzo della storia del cinema.
Uno studioso di questo calibro non potevamo non incontrarlo di persona – anche solo per stringergli la mano. La curiosità era troppa, dovevamo conoscere l’autore, il “topo da cineteca”, “l’investigatore della pellicola” (o come si definisce lo stesso autore nel libro il “detective storico-giornalistico”) che è dietro alla grande indagine.
Molto gentilmente Luca Martera ci ha voluto incontrare e, in maniera molto informale, ne è nata una lunga chiacchierata.
Abbiamo così saputo che le ricerche su Harlem sono durate più di tre anni e nascono a seguito di una approfondita conoscenza sul cinema di quel tempo. Il fatto sorprendente dell’indagine è che Harlem non è affatto un film famoso ed è stato considerato sempre in maniera marginale dalla critica e dagli studi.
Nel libro è stato di nostro particolare interesse – o perlomeno per chi scrive – il capitolo dedicato alla colonna sonora e alle musiche del film. Il coordinamento musicale di Harlem venne affidato al Maestro Willy Ferrero: quella che ne nasce è una vera e propria “Sinfonia di hot jazz per disco-tabarin futurista”atta a delineare “le orgiastiche scene di Tabarin negro e del Bear Garden” presenti nel film. L’attrice Vivi Gioi interpreta il brano identificato da Martera ne “La tua canzone”. Le scene musicali sono ambientate in grandi sale da ballo o locali notturni elegantissimi, come era uso nei film dei “telefoni bianchi”. Si tratta di atmosfere ovattate fatte di lusso e mondanità.
La lettura di questo studio è avvincente, la ricerca è presentata con un linguaggio fresco e frizzante che nella sua rapidità sembra imitare i movimenti dei lottatori di boxe di cui parla il film. Il rigore con cui sono presentate le fonti e la dovizia di particolari ne rendono del tutto piacevole la lettura o anche la semplice consultazione.