Molteplicità e fantasmi interiori in The Things You Kill, il nuovo film spiazzante presentato alla Festa del Cinema di Roma nel concorso Progressive Cinema.
Alla Festa del Cinema di Roma è stato il momento di The Things You Kill, un film che scuote e lascia increduli per come il lirico realismo si fa ospite di un elemento surreale destabilizzante. Un thriller psicologico spiazzante e connotato da una verosimiglianza stilistica che accentua l’impatto dell’elemento onirico. Alireza Khatami, cineasta iraniano-cenadese, indaga traumi e dinamiche inconsce attraverso l’idea di un’interscambiabilità che ricorda quella del corto di Yorgos Lanthimos Nimic. Il paesaggio arido della Turchia si fa teatro di un’elaborazione del lutto che investe più aspetti irrisolti del proprio passato e culmina in un non senso terrificante e multiforme. Presentato nella sezione Progressive Cinema, The Things You Kill è un’opera affascinante il cui ritmo dilatato investe lo spettatore rafforzando allegorie e processi psichici. In catene l’Io inibito, che per anni non ha risolto i propri conflitti, libero quello più audace, risolutivo e violento.
Il film fluttua tra vari riferimenti e approcci visivo-contenutistici, polarità divergenti che convergono in questo stile volutamente essenziale e dall’apparenza lineare: kafkiana è la struttura narrativa e la metamorfosi centrale; ci sono riferimenti visivi e formali al Lynch di Strade Perdute e a Mulholland Drive, con quell’ambiguità di fondo dal potenziale trasformativo ed epifanico di forme inconsce di verità, nonché la sensazione che vi siano forze soprannaturali che spiano i personaggi e con cui a volte l’inquadratura si identifica; il cinema politico medio orientale di autori come Jafar Panahi, intenti a denunciare costumi, tradizione e sistema politico attraverso uno stile asciutto caratterizzato da una natura inospitale e desertica. In The Things You Kill infatti è inserita una tagliente critica al patriarcato, sia come forma di maltrattamento e svilimento del femminile, sia come danno psicologico che genera una mascolinità frustrata e ferita all’origine, incapace di confrontarsi con le orme paterne.
Intensi gli interpreti, alle prese con un irrazionale spiazzante che devono incarnare con credibilità ma mantenendo una distanza raggelante che lo amplifica ulteriormente. Ci sono momenti di furia e di rabbia ma permane una sensazione di assenza, di corpi come involucri in parte vuoti, estranei a se stessi. Una disciplina stilistica che enfatizza il senso di straniamento provato dallo spettatore e che riporta alla poetica dello stesso Lanthimos, che per trama e atmosfera surreale ha davvero molto in comune con The Things You Kill.
Tuttavia a quest’ultimo manca l’elemento ironico e la stravaganza autocelebrativa di un cinema manierista. Il film di Alireza Khatami è sobrio, modesto, non ricerca virtuosismi d’effetto. Colpisce l’eleganza dei colori terrosi e di un realismo magico che non eccede mai, arriva schietto, diretto e spontaneo. La colonna sonora è minimale e contenuta, dal momento che vi è la predilezione per silenzi profondi, abissali, che dissotterrano con la propria eloquenza tombale i fantasmi del passato.
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The Things You Kill – Regia e sceneggiatura: Alireza Khatami – con: Ekin Koç, Erkan Kolçak Köstendil, Hazar Ergüçlü, Ercan Kesal – 2025 – Festa del Cinema di Roma 23 ottobre 2025





