Il coronavirus visto dagli artisti di strada

 

di Riccardo Bramante

 

In questo periodo la Street Art, sempre aderente al principio di raccontare la realtà, si dedica a rappresentare l’emergenza del coronavirus e lo fa attraverso immagini talvolta ironiche talvolta terrificanti o semplicemente ispirate ai fumetti o ai cartoni animati.

La chiusura anche dei musei deve aver giocato un ruolo importante per imporre questo moderno modo di fare arte per offrire ai (rari) passanti una sorta di surrogato delle opere d’arte originali.

Quando l’epidemia era ancora agli inizi e non del tutto conosciuta nella sua gravità ha iniziato l’artista fiorentino Ozmo che a Parigi ha dipinto su un muro con spray e bombolette colorate una libera reinterpretazione del “Sogno di San Sebastiano” di Rubens, soggetto scelto perché nella tradizione cristiana il martire soldato è anche il protettore da tutti i virus.

Dal loro canto, i writers americani Jilli Ballistic e Pleu Medalist hanno ricoperto i muri di New York con grandi scritte “Spread no virus”, non diffondere il virus, in aperta polemica con il Presidente Donald Trump che sembra aver preso alla leggera il problema portando il totale dei deceduti, ad oggi, a oltre 50.000 e che è stato anch’esso immortalato con in testa una serie di coronavirus.

Per tornare in Europa  Jerémy Syro  dipinge a Metz in Francia un murale intitolato “The Precious”, ironizzando sul timore che molti hanno avuto che venisse a mancare la carta igienica.

E ancora a Milano spunta il murale di TvBoy che ha rivisitato in chiave attuale il celebre “Bacio” di Hayez attrezzando i protagonisti con le classiche mascherine e con l’amuchina stretta nelle loro mani.

In questa rielaborazione di capolavori non poteva mancare il dipinto per eccellenza “Monna Lisa” immortalata a Barcellona, sempre da TvBoy, con tanto di mascherina e di cellulare d’ordinanza.

Non poteva mancare anche il più noto artista della Street Art, Banksy, che si è cimentato nella rievocazione del celebre quadro di Vermeer “La ragazza dall’orecchino di perla” facendole indossare la solita mascherina questa volta, però, equipaggiata con un dispositivo di allarme collocato al posto della perla.

A Pompei, invece, viene più modestamente tirata in ballo l’intera famiglia Simpson seduta sul divano, come la vediamo spesso nella serie tv, con sovrastampata la ormai ricorrente frase “Stay at Home”, stattene a casa.

Tante altre opere potrebbero essere qui ricordate, dalla lontana Cina all’Argentina, alla Svezia, alla Danimarca, segno che l’epidemia ha colpito ovunque nel mondo ma che c’è anche un modo di reagire che cerca di esorcizzarla e alleviarne il peso; sperando che i vari autori nel corso delle loro rapide incursioni per realizzare i dipinti non siano incorsi in eventuali attività di controllo con relative multe a causa dell’inosservanza del divieto di circolazione senza i validi motivi prescritti!