Dal 20 al 25 settembre è andata in scena al Teatro Vittoria “Il colloquio, the assessment”: commedia scritta e diretta da Marco Grossi
Una grande azienda deve assumere dei nuovi dipendenti per una nuova sede. Quale miglior modo di selezionare i candidati che attraverso un colloquio? Un colloquio coordinato da un reclutatore esperto, giovane e preparato. Ma, ma… un piccolo inconveniente svela un retroscena che sconvolge la situazione. Imbarazzo mascherato dall’autorevolezza e dal ricatto.
La commedia è allegra, frizzante, brillante. A poco a poco emergono tutti i personaggi con il loro vissuto e la loro quotidianità. Il pretesto del colloquio per questa storia è stato un’indovinata occasione per far emergere e rendere più evidenti tutte le caratteristiche di ogni candidato.
Ma tra tutti i personaggi il più divertente, il più surreale, con quel “quid” che ha conferito alla storia le note più accese e spassose è stato sicuramente Aldo, uno dei candidati, interpretato da Giuseppe Scoditti.
Aldo è insicuro e fragile, vittima di una madre famosa che lo fa apparire sempre alla sua ombra. Una figura, quella della madre, citata e mai svelata. Aldo non si ascolta e dunque si fa trascinare dagli altri o, nei momenti di difficolta, attua automatismi e stereotipi. Perché Aldo conosce l’arte marziale, Aldo è forte! (così si dice da solo). Aldo per rilassarsi spezza le penne, non le trova, e così – spontaneamente – se si trova per le mani una bottiglia potrebbe colpirti e poi dimenticarsene.
Gli altri candidati sono stati la “solare” Alessandra Mortelliti, il “filosofo” Fabrizio Lombardo, lo “scaltro” William Volpicella, la “forte” Valentina Gadaleta e il “grande” Marco Grossi.
Il grade capo dell’azienda è stato interpretato da Augusto Masiello e il reclutatore, tornato dalla Francia, ha avuto come interprete Alessandro Anglani.
Confesso che questo spettacolo mi ha veramente sorpreso. Non è stato difficile immedesimarmi nei canditati, più che nei capi preposti a reclutarli. Un colloquio può essere un momento cruciale nella vita di una persona. Bisogna presentarsi al meglio, essere sintetici, risultare sicuri: ma anche preparati, magari brillanti. È fondamentale emergere positivamente dimostrando non solo di essere un buon candidato ma anche il migliore.
Questa commedia, in modo veramente “leggero” – nell’accezione solo positiva che ha questo termine – affronta anche il tema del mondo aziendale e della competitività. In più momenti, del mondo aziendale ne deride anche il linguaggio, fatto di acronimi e frasi fatte (spesso illusorie e poco concrete) dette per lo più inutilmente in un’inglese maccheronico e tutto italiano. La piacevolezza della commedia non mi stupisce che abbia meritato di vincere il bando Siae nuove opere “Per chi crea” 2019.
Il teatro Vittoria conferma l’altissima qualità delle opere proposte e prova di quanto dico è il numero di persone che fino all’ultima serata ha riempito la sala. Il pubblico era divertito e immerso nella storia, i tempi comici lasciavano lo spazio per ridere e gli sguardi e le situazioni rendevano spontaneo il coinvolgimento emotivo del pubblico.