Il cinema rende liberi

Claudio Bisio presenta a Lucca L’ultima volta che siamo stati bambini, sua prima fatica nel ruolo di regista.

Claudio Bisio fa tappa a Lucca sabato 21 ottobre per presentare il suo film L’ultima volta che siamo stati bambini, tratto dal romanzo omonimo di Fabio Bartolomei. Per la prima volta in questo ruolo (un esordio a 66 anni su cui scherza l’attore e comico), Bisio racconta l’approdo alla regia essere avvenuto in maniera organica. Dopo aver opzionato i diritti del libro in veste di produttore, la ricerca di un regista capace di comprendere la commedia e allo stesso tempo lavorare con i bambini ha condotto “naturalmente” i suoi collaboratori a proporgli la regia del film, a cui avrebbe acconsentito, sostiene, solo nell’eventualità dell’individuazione dei giusti interpreti. Ammette anche che non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di debuttare nel caso si fosse trattato di una pellicola con al suo centro attori adulti (anche gli interpreti degli altri due personaggi principali, Vittorio e Suor Agnese, sono Federico Cesari e Marianna Fontana, due giovani classe 1997), ma che lavorare coi bambini è risultato estremamente facile. La parte difficile, confessa, era riuscire a non stare con loro, per preoccuparsi degli aspetti tecnici della pellicola. Un mese prima dell’inizio delle riprese in Toscana ha anche organizzato un boot camp di una settimana con i giovani protagonisti per conoscerli e farli conoscere tra loro, rivela.

La scelta di un soggetto così serio, sebbene dominato dai toni della commedia, sembrerebbe apparentemente una scelta insolita per un interprete principalmente riconosciuto al cinema e in televisione come figura comica, ma, come Bisio ricorda, chi lo ha visto recitare in teatro sa in realtà che la capacità di percorrere quel sottile filo tra commedia e tragedia fa parte del suo bagaglio di attore.

Il neo-regista interpreta anche una piccola parte nel film, quella del gerarca fascista padre di uno dei protagonisti, con la quale, ovviamente, si allude scherzosamente alla somiglianza fisica tra Bisio e il Duce data dalla calvizie. E proprio a proposito del doppio ruolo di regista e attore per un giorno di riprese, afferma quanto sia stato difficile girare la scena, utilizzando il termine “schizofrenico” e confessando la necessità di una figura che lo diriga quando si trova davanti alla macchina da presa. Ammette che non sarebbe stato in grado di realizzare un film nella doppia veste di regista e protagonista, come molti suoi colleghi fanno, una notevole dimostrazione di umiltà per un artista dal cospicuo curriculum.

Sullo sfondo degli eventi della Seconda guerra mondiale, all’indomani dell’armistizio con gli americani, prende il via la vicenda di Cosimo, Vanda e Italo, alla ricerca dell’amico deportato Riccardo, in un coming of age dove i tipici problemi dell’infanzia (dal difficile rapporto coi genitori ai dubbi di un futuro che ancora contiene tutte le aspettative di quell’età) vengono messi a confronto in un percorso di crescita personale e collettiva.

Il cammino dei tre amici lungo i binari del treno non può che richiamare a un grande caposaldo di questo genere e della rappresentazione della maturazione dell’individuo nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, Stand By Me (1986), con tanto di medesimo incontro faccia a faccia con la morte. In questo caso però il processo di crescita è innaturalmente accelerato dalla guerra. L’infantile visione del mondo che permette a tre bambini dai background così diversi e opposti tra loro di diventare amici verrà spazzata via nella sezione finale del film dalla cruda realtà del conflitto, suggerendo il tramutarsi del normale percorso verso la maturità nell’aberrante perdita dell’infanzia e dell’innocenza, per affacciarsi immediatamente ad un’età adulta richiesta dalle circostanze.

Come infatti il suo regista tiene a sottolineare, non si tratta di un film ideologico quello da lui realizzato, ma certamente un film che, nel raccontare la storia di alcuni ragazzi, dice “no” alla guerra. Un film che, sebbene parli delle sue atrocità, lo fa nel contesto di una vicenda divertente, come sottolinea l’accompagnamento della colonna sonora scritta da Pivio e Aldo De Scalzi, e preferisce suggerire i suoi esiti tragici piuttosto che mostrarli, quasi a innescare un inconscio processo di presa di coscienza per lo spettatore (ma anche per i personaggi) delle atrocità della guerra, sgravandolo allo stesso tempo del peso della realizzazione cosciente tramite una comicità capace di indurre una risata liberatoria.

L’ultima volta che siamo stati bambini di Claudio Bisio – Con Vincenzo Sebastiani, Alessio Di Domenicantonio, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini, Federico Cesari, Marianna Fontana, Antonello Fassari, Giancarlo Martini, Nikolai Selikovsky, Claudio Bisio – Anno 2023.

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Grazia Menna

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