Il riposo, l’eleganza, il desiderio di operare nel segno di una semplicità “esaltata come fine supremo dell’arte” – cosi interpretato dal critico Francesco Milizia, Antonio Canova emerge come fra i più nobili interpreti di ideali neoclassici che, già teorizzati da Winckelmann, eleggevano lo stile classico, unico mezzo per approdare ad una “bellezza ideale”.
E’ la suggestiva cornice del Palazzo Braschi di Roma a farsi luogo, a partire dal 9 Ottobre, di Canova. Eterna Bellezza: volta a celebrare il profondo legame fra l’artista e una città fonte per lui d’inesauribile ispirazione, la mostra si articola in oltre 170 opere che, divise in 13 sezioni, ripercorrono alcuni fra gli snodi cruciali della sua parabola artistica.
Vi è trasparenza, levigatezza, luminosità perlacea in quel marmo tale da produrre l’illusione di una sua morbidezza; parallelamente riconosciamo nelle sue forme la nascita di uno “stile tragico” affermatosi in Italia come rinnovamento delle arti alla fine del XVIII secolo.
Se l’esposizione di diversi materiali di studio dell’artista spazia tra il disegno, i monocromi, i bozzetti in gesso, ciò consente di ricostruire il procedimento necessario all’ideazione e creazione dei suoi marmi: accovacciata a terra la “Maddalena penitente” mostra un volto rigato di lacrime, in “Figura femminile afflitta”(monocromo preparatorio per la Stele di Sousa) l’espressione del dramma si manifesta in ogni piega del panneggio, articolato e conciso nonostante la povertà della materia (tela grezza).
“Ciò che mi rende più impaziente è vedere l’effetto che l’opera produrrà sulle anime del pubblico” – laddove il “Nuovo Fidia” persegue la perfezione formale attraverso una lavorazione “tenera” del marmo, l’esito assume rilievo nel corso dell’esposizione grazie al ricorso a particolari soluzioni illuminotecniche: adottate trasversalmente esse determinano l’impatto di tutte le sale, dalla stanza della ritrattistica a quella dei marmi, dai gessi agli spazi finali dove 30 immagini di Mimmo Jodice immortalano e rendono omaggio ai particolari marmorei dell’artista neoclassico.