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iHostage: dentro e fuori la paura.

Dallo scorso 18 aprile l’uscita di “iHostage” , il thriller Netflix tratto da una storia vera, quella delle drammatiche ore degli ostaggi di un Apple Store di Amsterdam nel 2022.

Tutta ha inizio il 22 febbraio 2022, Ilian Petrov ( Admir Sehovic)  si reca all’Apple store di Leidsplein, piazza del centro di Amsterdam,  per comprare delle AirPods. In quel preciso istante un uomo, che nel film prende il nome di Ammar Ajar (  Soufiane Moussouli ) vestito con abbigliamento mimetico e  armato di fucile ed esplosivi fa irruzione nel negozio prendendo in ostaggio Ilian. Gli altri presenti  sembrano riuscire a nascondersi al piano superiore o, come nel caso del commesso Mingus ( Emmanuel Ohene Boafo ), lo studente  Kees ( Marcel Hensema ), la signora Soof ( Fockeline Ouwerkerk )  e sua figlia Bente ( Roosmarijn van der Hoek ) in una stanza degli addetti ai lavori. Sarà proprio da qui che Mingus, in contatto telefonico con un agente all’esterno, riuscirà ad aiutare nelle operazioni.

Soufiane Moussouli

Dopo il successo di Adolescence Netflix torna proponendo un thriller basato su un caso reale di cronaca avvenuto all’Apple Store di Leidsplein nel pomeriggio del 22 febbraio 2022. Nel negozio, meta di molte persone e turisti, Abdel Rahman Akkad, 27 anni, armato di fucile ed esplosivi faceva irruzione minacciando il peggio.

La reazione non tarda ad arrivare, con la polizia e l’unità antiterrorismo olandese fuori dal negozio mentre all’interno gli ostaggi si nascondevano dove riuscivano  nel  grande stabile, uno di questi, non riuscito nella fuga, rimane preda dell’attentatore che inizia una lunga serie di comunicazioni e  trattative, la sua richiesta? Duecento milioni di euro in criptovalute con la garanzia di un passaggio sicuro.

Il thriller Netflix riporta in modo molto fedele la vicenda di cronaca del 2022 pur permettendosi elementi di finzione funzionali alla messa in scena per un prodotto di questo tipo. Ecco allora che assistiamo alle ore estenuanti di attesa, dove tra negoziati e trattative, si fa strada la sofferente situazione di  Ilian, ostaggio di Ammar e di Mingus, nascosto in una stanza claustrofobica insieme ad altre tre persone.

All’interno dello store e al di fuori, più precisamente nella stazione di polizia olandese, assistiamo alle dinamiche di negoziazione, ai tentativi, alla tensione percepita anche dall’altra parte, quella della negoziatrice Lynn ( Loes Haverkort ).

Il regista, Bobby Boermans, tenta, riuscendo, di riportare una versione  il più reale possibile dei fatti, cercando di dare spazio a tutte le figure umane che si intersecano all’interno del film e della reale vicenda accaduta del 2022.

Lungo i 100 minuti  di questo thriller assistiamo allo sviluppo della vicenda da varie angolazioni: quello della rabbia di Ammar e il terrore di Lilian , quello degli sforzi della polizia e del negoziati di Lynn ed infine, e forse più interessante, lo spazio chiuso e claustrofobico dove Mingus e gli altri contano il tempo e misurano ogni passo dell’ attentatore.

Tutte situazioni non banali che forse  meritavano una  maggiore evoluzione, la pecca infatti principale del film ricade proprio nella scrittura che tocca diversi aspetti non approfondendone poi nessuno: i fatti riportati sono fedeli, o quasi, alle vicende del 2022 ma dei rapporti instaurati dai personaggi durante queste estenuanti ore  si percepisce veramente poco.

Di Lynn conosciamo solo la sua frustrazione per i fallimentari tentativi di negoziazione con Ammar. Di Ammar alla fine si conosce ancora meno, dai suoi dialoghi si intuiscono le folli ragioni che non si vanno mai a decifrare in modo completo; per quanto anche nella vicenda reale pare che i motivi dell’attentatore non fossero molto chiari nulla vietava alla sceneggiatura di Simon de Waal di dare maggior peso al perché delle sue azioni.

Ragioni che forse potevano essere un po’ più approfondite già solo dal pseudo-rapporto messo in atto con l’ostaggio Ilian. Brevi dialoghi tra i due dove ad un certo punto lo stesso Ilian pare aprirsi in una confidenza sul suo rapporto matrimoniale con la moglie, un dialogo che in quella circostanza ha poco senso, il tutto con  Ammar che lo ascolta interessato per poi ricordarsi del perché si trova lì.

Uguale effetto nel caso degli agenti dell’unità antiterrorismo fuori dallo stabile e  pronti all’azione, che si lasciano andare a confidenze sulle rispettive situazioni famigliari, con affermazioni banali come “ sono quelle le cose che contano davvero” e via dicendo.

Gli unici forse ad avere dei dialoghi di senso sono Mingus e gli altri che hanno un breve momento di confidenza tra di loro, molto veloce ma in realtà estremamente credibile per la loro situazione.

Loes Haverkort

iHostage si dimostra un prodotto olandese sicuramente intrigante per la vicenda a cui si ispira ed è un peccato che la scrittura non sia riuscita ad andare più a fondo di dinamiche relazionali e situazionali già di per sé interessanti.

IHostage – Regia di Bobby Boermans.  Sceneggiatura di Simon de Waal. Con Admir Sehovic, Soufiane Moussouli, Emmanuel Ohene Boafo, Marcel Hensema, Fockeline Ouwerkerk, Roosmarijn van der Hoek e Loes Haverkort. Musica di Federico Lecuona Damborsky. Casa di produzione Horizon Film Amsterdam; distribuzione Netflix – Disponibile dal 18 aprile 2025

Foto e copertina: Netflix

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