I tradimenti che, a teatro, divertono

Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli portano in scena “L’anatra all’arancia” al Comunale di Vicenza.

Lui, lei e gli altri: poche parole per descrivere gli ingredienti giusti per uno spettacolo ironico e leggero. Il tema? Loro, le corna che, portate in scena, hanno regalato una ventata di allegria beffarda, capace di mettere in pausa, per due serate, l’atmosfera dominante sanremese. Lisa e Gilberto Ferrari sono tornati in una veste fresca, divertente, trascinante. Sono loro i protagonisti dell’opera teatrale di W.D. Home e M.G. SauvajonL’anatra all’arancia, regia di Claudio Greg Gregori, approdata al Comunale di Vicenza.

La trama vede al centro la coppia Solfrizzi/Natoli alias Gilberto/Lisa alle prese con un matrimonio, lungo da anni, giunto al capolinea. Lui, “bugiardo, egoista, infedele”, scopre, durante una discussione nell’elegante salotto di casa, il tradimento della moglie in procinto di partire per Parigi con l’altro, l’aristocratico Leopoldo Augusto Serravalle Scrivia (Ruben Rigillo). Tra i due coniugi scattano i battibecchi e le battute, i confronti verbali irriverenti per riuscire a trovare una soluzione alla situazione. Ci pensa lo stesso cornuto e fedifrago Gilberto, interpretato dal mattatore trascinante Solfrizzi, a scambiare, letteralmente, le carte in tavola. Invita, il giorno dopo, l’amante della moglie e Patrizia (Beatrice Schiaffino), la bella e “ingenua” segretaria (amante pure lei), con una strategia ben precisa, condivisa con la consorte: farsi scoprire a letto con la seducente ragazza per salvare l’onore di Lisa e addossarsi le colpe del divorzio, lasciando così la moglie libera, tra le braccia del suo perfetto e immacolato nobile.

Tra un bicchiere e l’altro, però, la situazione, piano piano, si ribalta e rivela le dinamiche interiori, le vere volontà di ciascun personaggio. Ognuno di essi incarna uno stereotipo, un luogo comune salvo poi lasciare spazio ai risvolti personali, caratteriali e agli opposti, su cui si basa l’intera pièce. Il tradimento lascia posto alla gelosia, l’incanto idilliaco alla realtà, l’apparenza alla verità, l’”Apollo” al “coniglio con le bretelle”. La vittima tradita, alla fine, non lo è neppure tanto. Anzi, le corna messe si scontrano con le infedeltà altrui. Il matrimonio, scoperto dai tradimenti, diventa ri-scoperto. Il finale chiude, poi, il cerchio e mette fine alle contrapposizioni.

Carlotta Natoli ed Emilio Solfrizzi

In questo continuo gioco di contrasti, confronti e mutamenti, come in una partita a scacchi (l’inizio e l’ambientazione sofisticata ne richiama gli elementi), L’anatra all’arancia non dà dritte morali o prescrizioni valoriali, ma regala una considerazione leggera e sagace dello stare insieme. Questa versione, in modo particolare, è dotata di ritmo, animo, carattere grazie alle interpretazioni della coppia azzeccata Emilio Solfrizzi, già apprezzato dal pubblico vicentino per Il malato immaginario della scorsa stagione, e Carlotta Natoli, in grado di rappresentare i propri personaggi, senza scendere nello scontato e nella banalizzazione.

Vale lo stesso per gli “altri” componenti del gruppo: Beatrice Schiaffino, la sciocca e desiderata segretaria che sa scoprire e incasellare nella giusta definizione l’aristocratico Leopoldo, ossia Ruben Rigillo. L’uomo sognato è, in realtà, l’amante di poco spessore, di sole belle parole. A dare un tocco di colore anche la governante Teresa, incaricata di preparare la famigerata anatra all’arancia; la sua interprete, Antonella Piccolo, incarna esattamente questo suo personaggio, dall’accento meridionale, curioso, sospettoso, iper protettivo nei confronti di Lisa che “l’ha vista nascere”.

Un cast, insomma, che può proseguire la scia delle proposte di quest’opera, già portata in scena, a teatro, da Alberto Lionello e Valeria Valeri nel 1973, ma anche al cinema, un paio di anni dopo, con il film di Luciano Salce e la coppia protagonista Tognazzi-Vitti

Questo spettacolo, leggero e ritmato, mantiene la storia principale e disegna attorno un’ambientazione attuale, raffinata, in certi punti contemporanea, capace di divertire e di far ridere tra sketches e ironie. Aleggia, su tutto, il grande tema dei tradimenti: a detta di Gilberto mettere le corna è molto, molto doloroso…”, lui che la moglie ce l’ha in testa, mentre è a letto con le altre, e lei che, tradendo, pare innamorarsi di un altro. Altra contrapposizione, altro opposto, quindi, come in una scacchiera.

Tra una mossa astuta e un azzardo di battuta, tra un capovolgimento e un cambio di idee e atteggiamenti, alla fine, non trionfa l’amore nel senso pieno del termine, ma semplicemente l’accettazione di ciò che è stato e che non si ripeterà (forse) e l’inaspettata verità riassunta nel detto “le corna sono come i denti: fanno male quando spuntano, ma poi servono per mangiare” o, come in questo caso, a tornare insieme.

L’anatra all’arancia – di: W. D. Home e M. G. Sauvajon – regia: Claudio Greg Gregori – con: Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli – e con: Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino e Antonella Piccolo – produzione: Compagnia Moliere – coproduzione: Teatro Stabile di Verona – Teatro Comunale di Vicenza 9/10 febbraio 2024

immagine in evidenza/di copertina: @Riccardo Bagnoli – Da sx Antonella Piccolo, Carlotta Natoli, Emilio Solfrizzi, Ruben Rigillo e Beatrice Schiaffino.

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