“I padri e i vinti”

Un libro denso di ricordi, accadimenti, riflessioni, storie e vita, I padri e i vinti (edizioni La nave di Teseo), ultima opera di Giovanni Mastrangelo, concepito come parte di una tetralogia, di cui è già stato pubblicato il primo libro “Il sistema di Gordon” sempre con la Nave di Teseo.

Il protagonista, Antonio Cristaldi, prende corpo, pagina dopo pagina, attraverso la storia ed il racconto che di lui ne fa la sua famiglia e coloro che l’hanno influenzato, perché ognuno di noi è la somma delle persone che incontra. Nelle ultime pagine del libro Mastrangelo ben esprime questa che è la filosofia centrale del suo progetto: “ognuno di noi esiste solo e unicamente in relazione agli altri” e “la parola amore (…) non significa altro che la consapevolezza reale e tangibile di essere parte di un tutto”.

Ecco quindi che l’esistenza di Antonio inizia ben prima della sua nascita, parte nel 1945 con le vicende della famiglia Cristaldi durante il fascismo e la guerra. Pietro, il nonno, si lascia affascinare dell’ideologia fascista, perderà tutto e cercherà di ricominciare insieme con la moglie Flora ed i due figli, il fragile Alberto e la ribelle Vera, mamma di Antonio.

Un romanzo che è un affresco di tanti anni della nostra storia, dalla guerra alla resistenza, fino agli anni 80, passando per la difficile riconciliazione dopo il 1945 per arrivare alle ribellioni studentesche, alla lotta armata e agli anni terribili dei ragazzi perduti nelle droghe.

Una storia ambientata in parte nelle valli bergamasche, con la loro concretezza, il dialetto ruvido e le montagne a dettare la vita e la morte, la perdizione o la salvezza.

E poi tante esistenze di persone contraddittorie, fallibili, tormentate, in cerca di una verità, di una via, di una certezza.  In questo sta la profondità e la bellezza del libro, nell’aver saputo riportare nella pagina scritta la poliedricità tipica delle esistenze di ognuno di noi, dove è difficile tracciare una linea di demarcazione tra giusto e sbagliato, colpa o innocenza, scelta o necessità.

Eppure ogni bivio che prendiamo influenza il mondo intorno a noi, in una sorta di rete globale che supera la responsabilità personale e privata.  

Ecco allora che anche il perdono non è abbastanza ed è superato dall’amore, anzi, dall’accettazione totale, alla quale Antonio arriverà dopo un tortuoso percorso, che alla fine lo pacificherà nei confronti del nonno Pietro e della mamma Vera, arrivando ad amarli in blocco, ad accoglierli interamente con i loro pregi e difetti, riuscendo così a chiudere il cerchio.

I ricordi si fondono con il presente, gli incontri passati influenzano il futuro, gli affetti girano, si allontanano e poi ritornano. La memoria ci inganna ma i sentimenti no, quei sentimenti riportati in vita dall’olfatto, unico senso oggettivo che suscita in noi ricordi privi di senso morale, lontani dal bene e dal male, ricordi allo stato puro.

Il romanzo è come un fiume che ci trascina, a volte impetuoso, a volte placido, sempre è difficile allontanarsene, perché questo è il flusso stesso della vita, dei sentimenti e dei legami affettivi che Mastrangelo ci racconta avvolgendoci in qualcosa che somiglia terribilmente alla vita vera.

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