Si è aperta a Roma il 14 ottobre la mostra I marmi dei Torlonia, ospitata negli ambienti di Villa Caffarelli, riaperta al pubblico dopo oltre 50 anni.
L’esposizione è ricchissima ed emozionante; 92 opere greco-romane, selezionate tra i 620 pezzi che compongono l’intero patrimonio del Museo Torlonia.
Una “collezione di collezioni”, come è stata definita, per le numerose acquisizioni da altre prestigiose raccolte, come in una serie di scatole cinesi.
Il Museo Torlonia fu concepito da Alessandro (1800- 1886) nel 1856, quando Roma era capitale dello Stato Pontificio, ma fu realizzato solo nel 1875, anno in cui la città era ormai diventata capitale del Regno d’Italia.
Collocato in Via della Lungara, ospitava nelle sue 77 sale sculture antiche acquistate o ritrovate durante le campagne di scavi neipossedimenti della famiglia, finanziate già dal padre di Alessandro, Giovanni Raimondo Torlonia (1754-1829).
I marmi, provenienti dal nucleo storico del museo, compongono la prima delle cinque sezioni che ci accompagnano per mano attraverso la passione dei Torlonia per la scultura e l’arte antica, permettendoci di ammirare capolavori senza tempo.
Subito una serie di teste ci accoglie, come una piccola folla di 2000 anni fa. Ogni capo con il suo volto, la sua età, il suo sguardo felice o preoccupato. Ci si incanta, ogni busto meriterebbe un’attenzione particolare. Gioielli, abiti, espressioni che ci parlano, ma spicca e ci colpisce, il ritratto “Il vecchio da Otricoli” (50 a.c), magnetico con le sue rughe, gli occhi segnati e l’aria stanca.
Si passa poi alla II sezione dove troviamo esposte le opere provenienti dagli scavi effettuati nelle proprietà dei Torlonia sulla Via Appia, nella Villa dei Quintili, sulla Via Latina e poi nellaTuscia e nella Sabina.
Si cambia stanza ed ecco gli acquisti da due importantissimi collezionisti, gli Albani e lo scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi.
Alla morte di quest’ultimo (1799) Giovanni Torlonia acquista l’intera raccolta, è il 9 aprile 1800, riunendo di fatto le due più importanti collezioni di marmi antichi esistenti.
È qui che ci si imbatte ne “L’Ulisse sotto il montone” del I secolo d.C., capolavoro fuori dagli schemi e da ammirare a 360 gradi.
Si prosegue con i marmi acquistati nel 1816 dalla collezione di Vincenzo Giustiniani, raffinatissimo collezionista e conoscitore d’arte, esposti fino a quel momento nel suo palazzo romano, ora sede del Senato.
Qui viene riproposto l’allestimento originario di Palazzo Giustiniani con studiate simmetrie, come ad esempio i due “Satiro a riposo” e le due “Afrodite accovacciata”.
La visita termina nell’Esedra dei Musei Capitolini, dove sono state collocate per l’occasione le statue di bronzo che Papa Sisto IV donò al popolo romano nel 1471, tra le altre il Marco Aurelio e la Lupa capitolina.
Una mostra alla quale non mancare assolutamente, per la ricchezza e la qualità delle opere esposte e per l’opportunità di immergersi nell’arte antica che stupisce e quasi commuove, sottolineando quel legame mai reciso con la cultura greca e latina così essenziale per la nostra identità, in un filo di emozioni che ci lega strettamente agli artisti di 2000 anni fa.
Si rimane estasiati di fronte a capolavori arrivati fino a noi da così lontano, ci si incanta ad ammirare i volti e i corpi di tante persone, si immaginano quasi le loro storie nelle pieghe dei loro visi, negli atteggiamenti, nelle espressioni, come nella coppia di “Coniugi romani”, così teneri, giovani e premurosi; oppure come nel capolavoro il “Caprone” (I secolo d.C.) la cui magnifica testa fu aggiunta da Gian Lorenzo Bernini a riprova che l’arte antica non è mai morta, ma anzi attraversa come un fil rouge i secoli.
D’altra parte uno degli attributi dell’arte vera è proprio la sua immortalità, la sua universalità che parla sempre alla natura umana e alla sua sensibilità, in uno scambio che ancora oggi ci lascia senza fiato.
“I marmi dei Torlonia”
Musei Capitolini, Villa Caffarelli
Fino al 29 giugno 2021