Cerca

I giorni di vetro, storia sconvolgente di speranza

Due vite diverse, due donne legate dalla storia comune: il romanzo di Nicoletta Verna

Compresi quanta crudeltà servisse per essere misericordiosi”, soprattutto nei momenti più duri, dove non c’è più una scelta giusta e razionale, dove non esiste più la vita ma solo uno stuolo infinito di dolore e di morte. La misericordia si stende non su chi teme Dio, ma su chi tenta di sopravvivere al male umano, alla distruzione per mano unica dell’uomo.

@nicolettaverna

Questa è solo una delle tante frasi che suggeriscono il senso profondo di un libro straordinario, sofferente eppure capace di colpire, di tenere l’attenzione e lo sguardo su quelle righe fulminanti e lancinanti. I giorni di vetro di Nicoletta Verna, edito da Einaudi, è il racconto di due vite, unite a distanza dal medesimo corso storico, spezzate dagli eventi e da quella stessa crudeltà che abiterà, da un certo punto in poi, le loro esistenze.

Castrocaro. “Vi nascerà una figlia che avrà ancora addosso la scarogna, ma camperà. Non avrà fortuna, però avrà pietà. La pietà le farà vedere più cose di quelle che vediamo noialtri. E potrà campare“. Redenta nasce in una famiglia di umili origini e, già dall’inizio, la sua vita è contrassegnata dalla cosiddetta scarogna, la sfortuna di non essere ciò la sua famiglia si aspetta, la sfortuna della malattia che la colpisce e le dà una sofferenza indescrivibile, inconcepibile per chi non la prova in prima persona. Redenta non è una bambina, una ragazza e una donna qualunque: non spreca parole, non confida il suo mondo delicato e vasto, sofferma i suoi occhi senza giudicare, senza restituire il male che le viene spesso inferto. Vive in una cultura tradizionale, patriarcale che la considera già “bagattata”, scimunita, la “purina” priva di prospettive future. Chi la comprende davvero è solo Bruno, il bastardo che sua nonna, la Fafina, alleva e cresce in casa sua. In lui, Redenta trova un appoggio, una vicinanza insolita, piena di affetto e di comprensione, nonostante il carattere battagliero, votato alla sete di giustizia di lui.

Il vero calvario di Redenta ha inizio quando suo padre, fervente fascista, la dà in sposa ad uno dei personaggi del partito di spicco della città, reduce dalla guerra in Abissinia, il gerarca Vetro (soprannominato così per via del suo occhio di vetro). La spirale di sofferenza, tortura e depravazione in cui cade Redenta è lenta e inesorabile; la riduce ad uno spettro, a mero oggetto da picchiare e seviziare durante le notti infinite di violenza e botte.

La realtà di molte donne è questa: lividi, sopraffazione, silenzi, lacrime soffocate, dentro le mura domestiche come carceri. Non per tutte, però, è così: Iris, l’altro grande personaggio del romanzo, nasce e cresce a Tavolicci, aiuta la madre insegnante e viene accolta, per lavoro, da una famiglia di marchesi che, in realtà e di nascosto, collabora alla “causa”, l’aiuto ai partigiani e l’organizzazione di attività clandestine contro il regime.

Iris, grazie a Diaz conosciuto proprio in casa dai marchesi, si distingue e si batte in prima linea contro il fascismo: affronta pericoli, sabotaggi, azioni sovversive, buttando il cuore oltre, lì dove spera di incontrare quello di Diaz un giorno.

Tutto, però, precipita quando nel paese esplode la guerra civile e la conseguente Resistenza. Tra colpi di scena e incontri causali ma determinanti, la storia volge al suo epilogo, drammatico e liberatorio allo stesso tempo, rivelatore di segreti indicibili e del senso profondo di entrambe le esistenze, di Redenta e Iris.

De I giorni di vetro vale la pena anticipare poco, per lasciare spazio libero alla lettura diretta; la scrittura della sua autrice, Nicoletta Verna, è qualcosa di unico e personale, lo stile rispecchia il tempo storico e consegna al lettore la personalità e l’immagine di ciascun protagonista. Un’abilità difficile da trovare. 

Le pagine sono cariche di sentimento e di riflessione, di storia passata, di descrizioni che rendono davvero l’idea, lo scenario narrativo, li imprimono nella mente in maniera spontanea e potente. Una trama sorprendente fino agli ultimi colpi di scena, le rivelazioni finali. Dai modi di dire tipici dell’epoca e del luogo, i luoghi comuni e le credenze, ai passaggi più delicati e violenti: la penna di Nicoletta Verna stende sulla carta parole che arrivano dritte al cuore e all’attenzione, lasciandoli frastornati e impotenti. Suscitano l’intuizione, il riconoscimento che il fatto, l’evento siano accaduti sul serio, in forme e modi simili.

Il romanzo condensa e unifica la spietatezza della guerra e della morte, l’inesorabilità delle scelte, il destino comune degli umili, degli ultimi, la scia del dolore, della brutalità del male umano. Ma nell’aridità e nella perdita, c’è spazio per il coraggio e per la spinta alla salvezza, nell’istante in cui tutto è perso ed è privo di via d’uscita. In Redenta questo è sorprendente e inaspettato: la giovane donna sente dentro di sé quella spinta alla vita, l’impulso a non lasciare l’esistenza dell’altro in balia della crudeltà umana perché per prima, lei stessa l’ha vissuta, sul suo corpo martoriato, sul suo cuore così fragile, instancabile. Una pietà e una sensibilità commuoventi, cariche di forza, di spirito, di coraggio. Un istinto simile provato anche da Iris che si appiglia fino all’ultimo, si attacca con tutte le sue ultime energie a quel brandello di vita rimasto dopo aver incontrato l’inferno, immensa landa desolata dentro e terra bruciata fuori. Entrambe le protagoniste cambiano pur rimanendo fedeli a quella spinta interiore, a quel richiamo inesorabile, spietato alla vita.

La guerra non risparmia nessuno, fa precipitare le esistenze, già provate, nello stesso baratro fatto di morte e devastazione, da una parte e dell’altra. Non ci sono vincitori, sconfitti: la vita umana dei superstiti cerca un motivo, un perché, una presenza per continuare. “L’inizio è dove decidiamo di collocarlo noi: è dove parte la nostra responsabilità”.

I giorni di vetro lascia un senso di sbigottimento e di s-coinvolgimento particolari, è riflessione fatta su eventi frutto di fantasia, tratti però da fatti accaduti, da scenari storici reali. La scrittrice lo mette nero su bianco, alla fine del libro: “La violenza che ho raccontato in queste pagine è avvenuta spesso in forma diversa, ma è del tutto vera”. È in questo che sta il fondamento di verità e di partecipazione emotiva: Redenta e Iris, gli altri personaggi presenti, sono esistiti veramente (in modi differenti) e la loro vicenda è mescolata alla fantasia e alla verosimiglianza insite nella letteratura. Il miracolo che ogni libro vero dona.

@euprizeliterature

Questo è un romanzo potente e sofferente, che vale la pena leggere. Offre degli insegnamenti e degli spunti importanti, per certi versi crudeli ma significativi, reali. L’importanza e la preziosità della vita, l’impulso alla salvezza, la brutalità devastante della guerra, ingiusta a prescindere, che non lascia scampo a nessuno, destini decisi dal caso e dal volere, il proprio ruolo, la propria presenza nella storia dell’altro. “Le speranze sono gli scarti della felicità: ciò che ci tiene vivi quando il resto si decompone“. Nicoletta Verna restituisce questo, ma non solo, nel suo libro: un omaggio, un ricordo ad un mondo così lontano, eppure capace di dirci ancora molto, oggi. Le sue sono due donne straordinarie, fuori da ogni canone e aspettativa, che con la loro storia commuovono, fanno pensare, scuotono. Non da eroine, ma da persone comuni, perse, ferite nell’anima e nel cuore.

I giorni di vetro – Nicoletta Verna – Giulio Einaudi Editore – Foto di copertina/in evidenza: @einaudi.it

error: Content is protected !!