L’ultima, incompiuta opera del Maestro rivive tra luci e ombre, specchio dell’ambiguità umana
Lo scorso 27 settembre, Villa Massenzio si è trasformata nel palcoscenico naturale de I giganti della montagna, ultimo dramma di Luigi Pirandello, rimasto incompiuto e intriso di tutta la sua poetica e visione filosofica. Un’opera che, più di altre, racchiude il senso di incompiutezza, l’ambiguità dell’esistenza e la fragilità dell’arte di fronte alla realtà.

Pirandello, da sempre capace di citare se stesso con ironia e lucidità, dissemina anche ne I giganti della montagna tracce del proprio pensiero e della sua parabola artistica. Come già accade ne I sei personaggi in cerca d’autore, dove il capocomico si ritrova a mettere in scena Pirandello poiché “dalla Francia non arriva più nulla di originale”, l’autore gioca con un’autoironia che, oggi, potremmo paragonare al lavoro di un moderno Social Media Manager: un modo per promuovere i propri testi e sé stesso.
Nei Giganti il rimando autobiografico è più sottile ma altrettanto incisivo. La “Favola del figlio cambiato” — scritta dal poeta della compagnia innamorato della prima attrice e poi suicida — diventa la tragedia da rappresentare, specchio dell’impossibilità di conciliare vita e arte, passione e convenzioni sociali. Non è difficile leggere in questa dinamica un riflesso della relazione intensa e complessa che legò Pirandello a Marta Abba, musa e destinataria di molte delle sue opere, in un intreccio di vita privata e creazione artistica.
I giganti della montagna si configura così come un concentrato della vita e del pensiero pirandelliano: un’opera che, pur incompiuta, restituisce l’ambiguità, le contraddizioni e la forza visionaria di un autore capace di guardare dentro l’uomo con acuta lucidità.
Nell’opera, gli attori della compagnia, sfiniti e disillusi dopo la morte del poeta e la disgregazione del gruppo, approdano in una villa misteriosa, sospesa tra sogno e realtà. Qui incontrano Cotrone, figura magica e inquietante, che li invita a recitare per un pubblico non convenzionale, ma per presenze forse invisibili, fantasmi senza corpo. È in questo scenario che Pirandello concentra il nucleo del suo pensiero: l’uomo come meccanismo ripetitivo, ingabbiato in convenzioni, costretto a indossare maschere che lo rendono simile a un fantasma. Siamo “molti” ma non siamo mai noi stessi: questa lacerazione tra apparenza e autenticità è il cuore del dramma.
La scelta di Villa Massenzio come cornice per la messinscena, curata dall’associazione culturale Metis Teatro e organizzata dalla Sovrintendenza Capitolina, ha amplificato il carattere visionario del testo. Le luci e le ombre proiettate sulle antiche mura hanno reso palpabile l’atmosfera di sospensione, mentre gli spettatori, immersi nello spazio aperto e silenzioso, hanno potuto avvertire l’eco del mistero e dell’emozione. Gli attori, compatti come un coro, hanno offerto un’interpretazione intensa e rigorosa, distinguendosi per chiarezza di dizione e padronanza vocale. L’energia collettiva della compagnia ha trasformato la scena in un luogo di vibrazione condivisa, capace di unire pubblico e interpreti in un’unica esperienza.

Riproporre oggi I giganti della montagna significa confrontarsi con un’opera che, pur radicata nel Novecento, conserva un’attualità sorprendente. Pirandello ci invita a riflettere sull’ambiguità della vita, sulle maschere che indossiamo ogni giorno e sull’urgenza di ritrovare autenticità al di là delle convenzioni. È forse questo il lascito più vivo della sua ultima, irrisolta opera: ricordarci che i veri “giganti” da affrontare siamo noi stessi.
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I giganti della montagna di Luigi Pirandello – Regia di Alessia Oteri – Con: Enrico Ballabio, Salvatore Borzì, Rosanna Bosso, Loredana Bove, Attilio Caccetta, Giorgia Cocciante, Caterina Cosentino, Eleonora Fradani, Sergio Ginebri, Francesco Meriano, Valentina Noviello, Alessia Oteri, Giulia Savelloni, Manuela Tricarico e con Paolo Ricchi nel ruolo di Cotrone – A cura di: Francesca Romana Cappa, Marina Marcelli in collaborazione con Metis Teatro Associazione Culturale – Organizzazione: Sovrintendenza Capitolina e Zètema Progetto Cultura – Villa di Massenzio, Roma 27 settembre 2025