Un uomo che ha saputo opporsi al suo destino per un futuro di libertà.
Per i venticinque anni dall’uscita del film cult I cento passi diretto da Marco Tullio Giordana, la Festa del Cinema di Roma ha proiettato la pellicola restaurata dall’Istituto Luce. In sala erano presenti il regista, Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia e Monica Zapelli.
L’opera è un potente racconto biografico incentrato sulla vita di Peppino Impastato, martire della lotta contro il crimine organizzato siciliano. Il cineasta milanese, autore anche del celebre e apprezzatissimo film La meglio gioventù, con I cento passi è riuscito a fondere un cinema civile più spiccatamente autoriale con un cinema più immediato e commerciale. Il risultato non poteva che essere strabiliante. La fotografia, avvalorata da una sceneggiatura che alterna momenti di profonda commozione con altri più ironici che smorzano la narrazione, ci fa immergere in una Sicilia provinciale degli anni 70’ sotto il pieno controllo della mafia. I protagonisti della nostra storia sono i figli del 68’, quei “ragazzacci” che sognavano, e forse si illudevano, di fare la rivoluzione. Le vicende si susseguono con una fluidità frutto di un montaggio eccezionale, che scandisce i tempi in maniera sublime. Inoltre, tutti gli attori riescono a dar vita a dei personaggi profondamente umani, contraddittori e mai retorici. Da sottolineare la colonna sonora composta da diversi brani popolari di quel periodo (tra tutti House of the rising sun degli Animals e Summertime di Janis Joplin) che ha contribuito a rendere il film una delle migliori opere italiane del 21° secolo.
Cento sono i passi che dividono la casa degli Impastato da quella di Badalamenti, boss locale di Cosa Nostra che regna sovrano e incontrastato nella piccola cittadina di Cinisi, in provincia di Palermo. Giuseppe Impastato, chiamato da tutti Peppino è nato e cresciuto in una famiglia legata all’ambiente malavitoso, lo zio adottivo era don Cesare Manzella, capomafia della città prima che venisse fatto fuori da uno dei membri del clan. Costui avrebbe poi preso il pieno controllo di Cinisi: Tano Badalamenti. Il piccolo Peppino vive un’infanzia apparentemente spensierata, il padre ha molta fiducia in lui, nota nel figlio qualcosa di differente rispetto agli altri bambini. Peppino ha una sensibilità diversa dagli altri e la morte dello zio lo turba particolarmente. La sua esistenza cambia quando conosce Stefano Venuti, un pittore comunista che, invano, sostiene dei comizi in cui denuncia i crimini di Cosa Nostra a Cinisi. Il pittore prende sotto la propria ala protettiva il ragazzino, gli impartisce tutto il suo sapere e contribuisce alla sua formazione politica e intellettuale. Peppino apre così gli occhi e prende consapevolezza, non senza sofferenza, della reale condizione mafiosa della famiglia.
Gli anni passano e ritroviamo un adulto Impastato (interpretato da un magnetico e intenso Luigi Lo Cascio che al suo debutto sul grande schermo riesce a plasmare un personaggio eroicamente tragico e sofferente guidato da un indomito idealismo) oramai attivo e fervente militante comunista che ha preso definitivamente le distanze dalla famiglia e dedica tutto il suo tempo e la sua inscalfibile energia nella lotta politica. I cento passi è anche un film sul conflitto familiare e sul tormentato e doloroso rapporto padre-figlio: un padre rinnegato da un figlio, che nonostante sia sangue del suo sangue ha la forza di voltargli le spalle. La complessità della relazione tra i due Impastato rimanda alle più struggenti tragedie greche, dove veniva rappresentata un’umanità in balia di dilemmi esistenziali sublimati, come l’amore, il tradimento, la giustizia e la libertà, tutte tematiche ricorrenti nell’opera di Marco Tullio Giordana. Peppino inizia realmente a far sentire la propria voce e a far contrariare Tano e i suoi uomini quando fonda Radio Aut, emittente radio dalla quale poteva smascherare, attraverso una sferzante e sfacciata satira, i crimini mafiosi. Così Peppino con le sole armi della penna e della parola, affiancato da altri compagni radiofonici, riesce a destabilizzare l’ambiente criminale di Cinisi. Con l’improvvisa morte del padre e con i suoi continui e imperterriti attacchi pubblici su Radio Aut la vita dell’attivista è sempre più in pericolo. Lui sa però di non potersi fermare e la frase “noi comunisti perdiamo perché ci piace perdere” pronunciata durante un comizio risulta come un simbolico preludio al suo drammatico epilogo.
Il 9 maggio 1978 è una data che resterà per sempre impressa nella storia del nostro paese. In ogni televisione, radio e giornale circola la notizia del ritrovamento del corpo, esanime, dell’onorevole Aldo Moro. L’accaduto segna per gli italiani la fine di una pagina oscura della nostra Nazione. C’è chi accoglie l’annuncio con disgusto e indignazione, chi con paura e stupore, chi con rabbia e violenza e chi con euforia ed esaltazione. Nessuno però quel 9 maggio presta attenzione ad un altro caso di cronaca nera: il cruento omicidio per mano di Cosa Nostra di un giovane attivista antimafia siciliano che ha osato ribellarsi e denunciare le attività illecite dell’organizzazione criminale. L’episodio passa inosservato nell’indifferenza generale. Non ci sono reazioni e non potrebbe essere altrimenti perché quello era e resterà il giorno di Aldo Moro. Però quel 9 maggio del 1978 per gli abitanti di quel paesino in provincia di Palermo è e resterà il giorno di quel ragazzo che voleva scrivere “che la mafia è una montagna di merda”: Peppino Impastato. E se oggi il suo nome, in tutta Italia, è sinonimo di coraggio e lotta alla mafia lo dobbiamo anche a “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, che meglio non poteva omaggiare e raccontare la storia di Impastato, con un gioiello della cinematografia italiana che ieri come oggi continua a sensibilizzare e a emozionare.
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I cento passi – Regia di Marco Tullio Giordana – Soggetto: Claudio Fava e Monica Zappelli – Sceneggiatura: Claudio Fava, Marco Tullio Giordana e Monica Zappelli – Con Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo, Paolo Briguglia, Tony Sperandeo, Andrea Tidona, Claudio Gioè, Domenico Centamore, Ninni Bruschetta, Paola Pace, Pippo Montalbano, Francesco Giuffrida, Carlo Ferreri – Scenografia: Franco Ceraolo – Costumi: Elisabetta Montaldo – Musiche: Giovanni Sollimano – Montaggio: Roberto Missiroli – Fotografia Roberto Forza – Produzione: Titti Film. Rai Cinema in collaborazione con TELE+ – Anno di uscita: 2000 – Festa del Cinema di Roma – Casa del Cinema 17 ottobre 2025





