“Tra Vicenza e Miramar sta tornando un militar…”, è cominciato così “Histoire du soldat”, lo spettacolo che ha raccontato la vicenda del militare Giuseppe, tratto dall’opera di Igor Stravinskij, nella versione di Giancarlo Marinelli. Tre serate speciali, il 7, 8 e il 9 ottobre 2022, hanno fatto rivivere questo dramma grazie ad una serie di partecipazioni e contributi importanti: Drusilla Foer, la voce narrante, l’Ensemble da camera dell’Orchestra del Teatro Olimpico diretta da Beatrice Venezi, e gli attori Antonio Balsamo (il Soldato), Andrè De La Roche (il Diavolo), Giulia Barbone (la Principessa) e Sebastiano Maselli (il bambino). Un’unione narrativa e coreografica che ha portato sul palco del Teatro Olimpico bravura ed emozione.
Per la regia di Giancarlo Marinelli, “Histoire du soldat” condensa al suo interno storia, arte e uno spunto riflessivo sottile e profondo, derivante anche dall’epoca in cui Stravinskij scrisse l’opera. Era il 1918, a pochi anni dallo scoppio della spagnola e a conclusione del primo conflitto mondiale, nell’opera emerge e si fa presente quel senso di ricerca e di perdita allo stesso tempo, lo smarrimento, l’incapacità di sottrarsi alle scelte inesorabili prese, la privazione. Sensazioni che si materializzano nei personaggi e nella trama. Il soldato vende il suo prezioso violino e la sua anima al Diavolo in cambio di un libro contenente ogni sorta di ricchezza. Fa un patto scellerato dal quale non potrà più salvarsi, nonostante i tentativi di fuggire e di tornare libero. C’è l’incomprensione iniziale delle conseguenze di quanto deciso, la brama quasi ingenua e inconsapevole, la perdita totale della vera ricchezza e dei punti di riferimento, la caduta del protagonista e la successiva risalita, la volontà di rimettere a posto la situazione e la scelta finale, sbagliata, azzardata che lo condurrà al finale.
Questa è una tragedia che trasmette l’inesorabilità, la troppa facilità nel considerare e nel dimenticare quello che conta e quello che potrebbe essere davvero importante. Una consapevolezza che porta ad alla ricerca, anche dolorosa, del significato e del senso della vita.
Igor Stravinskij ha trasportato questa vicenda in una musica incalzante, che si è tramutata in azione e ha accompagnato le gesta, l’espressività, lo stato d’animo di ogni personaggio. Al Teatro Olimpico, l’opera è tornata in vita, danza e musica si sono incontrate, unite con specularità e sono state trasformate in parola grazie alla narrazione e alla straordinaria interpretazione di Drusilla Foer. Icona di stile ed eleganza anche in questo ruolo particolare.
La sua sola voce ha riecheggiato forte e decisa all’Olimpico e ha letto, esaltato, riempito lo svolgimento della storia, con un continuo cambio di registro e di tono. Il risultato è stata una performance carica di talento, immedesimazione, sorpresa. Ogni singolo attore era vocalmente interpretato e raccontato da Drusilla, con il sostegno e l’accompagnamento musicale dell’Orchestra dell’Olimpico. Questi ingredienti hanno creato e messo in scena un “Histoire du soldat” dalle componenti solide, amalgamate su un allestimento dai tratti tipici del mondo infantile. La stessa Drusilla era affiancata da un bambino, con il quale interagiva, narrava e spostava talvolta la scena. Di fatto è stato un incontro tra forme d’arte diverse, eppure insieme capaci di far passare il senso dell’opera e l’emozione.
Non è la prima volta che la storia scritta da Igor Stravinskij trova casa all’Olimpico. L’originale ha aperto la scorsa stagione del Ciclo degli spettacoli classici e quest’anno è stata riproposta, in tutta la sua autenticità e la sua portata semantica. È stato un ritorno che in effetti rispecchia anche i temi e le volontà di questa nuova rassegna. Un ritorno che ha sempre qualcosa in più da regalare e far provare. Il senso di un’opera come quella di Igor Stravinskij è anche quello di trarre dalla bellezza, dalla drammaticità un significato, uno spunto che parli anche alla nostra esistenza.