Al Teatro Vittoria da questa sera con un testo di Eduardo Erba. L’intervista a Paolo Triestino.
Tutto pronto al Teatro Vittoria da giovedì 23 gennaio a domenica 2 febbraio per lo spettacolo Guanti Bianchi, regia di Paolo Triestino, in scena anche come attore. Una lunga e pregiata carriera artistica, la sua. Triestino è Antonio, un uomo puro e semplice, ingenuo, che ci parla di Colleferro – il suo paese – e dell’ incontro con lo zio Cesare, un “trasportatore” di opere d’arte che sarà decisivo nel percorso della sua vita; entriamo nella grande bellezza delle opere d’arte con Antonio, che fa comprendere le opere con profondità, perché in tutta la sua vita ha avuto tempo di osservarle e comprenderle forse ancora meglio di insegnanti e professori. D’altra parte nell’arte non si rappresenta solo l’esterno ma ciò che è nascosto dietro.
Con un linguaggio semplice, basilare, commenta le opere d’arte e guida il pubblico in un viaggio che attraversa due millenni di storia dell’arte: da Pitocrito a Mirò, da Michelangelo a Fontana, da Kessel il Vecchio a Edvar Munch.
C’è però una domanda che aleggia: perché Antonio ha organizzato la serata? Perché sta offrendo tutto se stesso su un palco per far amare l’arte?
Lo racconta, lo spiega alla fine, ce la mette tutta; senza retorica e con molta semplicità. E’ stato commesso un atroce delitto, proprio nel suo paese. Ed è convinto che tutti e tutte noi per restare umani abbiamo bisogno di riscoprire cos’è la bellezza. La grande bellezza dell’arte e la magia della cultura.
Scritto da Edoardo Erba, ispirato alla guida di Paola Guagliumi “L’arte spiegata ai Truzzi”, lo spettacolo Guanti Bianchi è una guida originale e sorprendente all’arte antica e contemporanea che trova nel regista e attore Paolo Triestino l’interprete ideale per offrire empatia e spessore, dare comicità, consegnare umanità a un personaggio indimenticabile. Come una ferita trasformata in luce.
Abbiamo incontrato e intervistato Paolo Triestino:
Lei è un attore, regista, un artista di lunga carriera. Parliamo di “Guanti bianchi”: uno spettacolo che unisce comicità e riflessione profonda: dà vita ad un personaggio unico ed è sia attore in scena che regista. Cosa l’ha colpita del testo e qual è il suo linguaggio da regista?
Del testo mi ha colpito la semplicità di un meccanismo che pian piano ti avvolge e non puoi fare a meno di andare avanti, come succede con un gran romanzo o un bel film. Edoardo Erba (e prima di lui Paola Guagliumi, l’autrice de L’ARTE SPIEGATA AI TRUZZI, a cui il testo si ispira) ha il dell’autore che respira teatro da sempre. E’ connaturato in lui. Quando mi dirigo (fa ridere ma è così) accade qualcosa di stravagante e mi sorprendo più volte a dire “e adesso lui dove va?”. Cioè il LUI in questione sarebbe il personaggio, cioè io. E spesso mi viene da ridere. Parlare del mio linguaggio proprio non saprei farlo. Posso solo dire che cerco di sfuggire la retorica, ma chissà se poi ci riesca.
Ha saputo valorizzare la scrittura di Edoardo Erba, del testo: ha apportato modifiche e se sì, quali?
Con Edoardo c’è stata una collaborazione continua, sempre in simbiosi. Decine di volte ho espresso dubbi o dato spunti ed ho sempre trovato in Edoardo una sponda fertile. Bello lavorare così.
Qual è l’itinerario e il percorso che il pubblico seguirà?
Un viaggio affascinante attraverso duemila anni di arte. E qualcosa di inaspettato che spinge Antonio a farlo.
Arte, grande bellezza, cultura: l’arte salverà il mondo? Si usa l’arte per guardarsi l’anima?
Assolutamente sì, almeno per me. Ma, purtroppo, non credo che l’arte salverà il mondo. Salverà alcune o molte persone, alcune o molte anime. E già lo considero un successo.
Con quali occhi occorre approcciarsi allo spettacolo?
Lasciarsi andare, punto. Provare a credermi. Io ce la metterò tutta.
Come possiamo “restare umani”, in un mondo sempre più disumano e in una società liquida, usa e getta?
Bella domanda: non lo so. Ognuno ha in tasca (forse) il proprio antidoto: una camminata al mare, un buon libro, gli amici veri, il sorriso di un bimbo, una bella serata a teatro. Inconsapevolmente, forse.
Ci saranno date ulteriori per “Guanti bianchi”? Le chiedo anche quali saranno i suoi prossimi progetti:
Probabilmente Firenze e poi, per questa stagione, Guanti Bianchi si riposa. Subito dopo riprenderò LE GRATITUDINI, con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia e Carmen di Marzo. E’ un testo che ho tratto dall’omonimo, magnifico, romanzo di Delphine de Vigan. Saremo al teatro Parioli a maggio. E poi molto altro.