Sfogliando le pagine della bellezza con “Guanti bianchi”

Sul palco del Teatro Vittoria, Paolo Triestino guida il pubblico in un viaggio alla (ri)scoperta dell’arte. Un testo scritto da Edoardo Erba e liberamente ispirato al libro “L’arte spiegata ai truzzi” di Paola Guagliumi.  

Quante volte, da studenti, ci siamo ritrovati a mal digerire la storia dell’arte, allontanandoci così dalla bellezza delle opere e riducendo tutto a sterili lezioni nozionistiche. Eppure, per apprezzare davvero l’arte e lasciarsene travolgere, non è poi così tanto necessario un occhio “addestrato”. A volte, basta solo la volontà di abbandonare il pregiudizio e farsi guidare.

Paolo Triestino

Ed è proprio questo il cuore pulsante di Guanti Bianchi, uno spettacolo che nasce dall’incontro tra la raffinata penna di Edoardo Erba e quella pop di Paola Guagliumi, autrice del libro L’arte spiegata ai truzzi. Insieme danno vita a un racconto che accompagna lo spettatore alla scoperta (o riscoperta) della bellezza artistica, resa accessibile anche a chi si sente “profano”.

In una scena essenziale, dove le casse da imballo – custodi silenziose – rappresentano l’unico elemento scenografico, si snoda il viaggio di Antonio, un “movimentatore” di opere d’arte; un uomo semplice e genuino, che con il suo inconfondibile dialetto ciociaro, ci guida in un itinerario che attraversa duemila anni di storia dell’arte. Interpretato con calore e ironia da Paolo Triestino, Antonio diventa il filo conduttore che lega capolavori come la Nike di Samotracia, l’Apoxyòmenos di Lisippo, il Mosèdi Michelangelo, la Testa di Giovanni Battista del Solario, fino alle geometrie de La città ideale di Leon Battista Alberti, alla delicatezza della Natura morta di Kessel e al dinamismo del Paesaggio con la fuga in Egitto di Annibale Carracci. Non mancano, poi, di certo, incursioni nella modernità con il romanticismo pittorico di William Turner; l’action painting di Pollock e lo spazialismo di Lucio Fontana. Ciascuna, una tappa – edulcorata da aneddoti di vita quotidiana del nostro protagonista –  di questo lungo cammino attraverso la bellezza immutabile – ma al contempo così contemporanea – dell’arte.

Le opere prendono vita non solo attraverso le parole di Antonio, ma anche grazie alle proiezioni animate e vivaci che strappano sorrisi (indimenticabile la divertente apparizione di uno smargiasso Papa Giulio II). Il ritmo dello spettacolo, con un’alternanza di leggerezza e profondità, tiene costantemente alta l’attenzione del pubblico.  Ma il viaggio, apparentemente spensierato, rivela il suo significato più profondo solo alla fine. Il tono di Antonio si fa più sommesso e il dialetto che aveva divertito il pubblico lascia spazio a un’emozione più intima. La sua Colleferro, dove ora vive il tempo del pensionamento, è cambiata; è diventata teatro di un evento tragico: il brutale omicidio di Willy Monteiro Duarte. Questo dramma scuote Antonio e lo spinge a riflettere sull’importanza della bellezza come antidoto alla violenza; un grido silenzioso che riecheggia nel famoso Urlo di Munch.

Ed ecco emergere il simbolismo racchiuso nel titolo della pièce: Guanti bianchi. Quei guanti, distintivi di una vita da lavoratore di Antonio, non solo rappresentano uno strumento – per l’appunto – di lavoro; ma rappresentano la cura, il rispetto e la delicatezza necessari per maneggiare la bellezza. E così, lo spettacolo lascia allo spettatore un potente messaggio: la bellezza va sfogliata e vissuta, ma sempre con quella stessa attenzione, rispetto e dedizione che solo i Guanti bianchi possono simboleggiare. Perché solo nutrendoci della bellezza e trattandola con cura possiamo diventare persone migliori, capaci di abbandonare ogni ferocia e trasformarla in umanità.

Paolo Triestino

Uno spettacolo ironico e incredibilmente attuale, che ci ricorda di non smettere mai di guardare il mondo attraverso le pagine della bellezza, con la delicatezza e consapevolezza di chi indossa Guanti bianchi.

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Guanti bianchi. Di Edoardo Erba. Liberamente ispirato a L’arte spiegata ai truzzi di Paola Guagliumi. Regia di Paolo Triestino. Con Paolo Triestino. Musiche, Natalia Paviolo. Luci, Giuseppe Magagnini. Scena, Francesco Montanaro. Costumi, TraArt. Animazioni, Valeriano Spirito. Produzione, DIAGHILEV Srl. Teatro Vittoria, dal 23 gennaio al 2 febbraio 2025.

Foto di ©Stefano Sarghini