La gratitudine verso la vita di Paolo Triestino al Teatro Tor Bella Monaca
Lo spettacolo Le Gratitudini debutta al Teatro Tor Bella Monaca. Tratto dal romanzo di Delphine De Vigan, pubblicato nel 2019. I romanzi dell’autrice francese sono già stati riadattati per la settima Arte: dal romanzo Da una storia vera, per cui la De Vigan ha vinto il Premio Goncourt nel 2016, il regista Roman Polanski ha tratto per lo schermo il film Quello che non so di lei.
La parola grazie è una delle espressioni più usate nella forma colloquiale insieme ad altri termini cordiali e di convivialità come scusa, per favore, buongiorno e arrivederci. Ma quante volte ci siamo sentiti davvero di dover ringraziare qualcuno o di esser grati per delle scelte importanti intraprese?
Michka è un’anziana signora che sta perdendo l’uso del linguaggio e ha timore di dimenticare tutto, proprio lei che un tempo padroneggiava con destrezza le parole come correttrice di bozze in una importante rivista.
Trasferita in una casa di riposo, riceve le quotidiane visite di Marie, la sua vicina di casa e di Jérôme, un giovane ortofonista che dovrebbe aiutarla a correggere e ritrovare il linguaggio.
Passano i giorni nella RSA e Marie annuncia a Michka di essere incinta mentre con Jérôme, Michka stringe un rapporto più umano che va oltre i canoni convenzionali della relazione tra paziente e medico: qui l’importante è parlare e saper ascoltare, ma con l’alfabeto del cuore.
Nella notte, i sensi di colpa e gli incubi dell’anziana si materializzano nelle sembianze di un gerarca nazista, il suo inconscio prende coscienza sul senso della vecchiaia e della perdita della memoria: quando si invecchia bisogna imparare a perdere.
Ma durante le giornate di veglia stanca nella RSA, le visite di Marie e di Jérôme, creano una discontinuità di speranza e di umanità nella sua anima, quel tanto che le serve per chiudere definitivamente i conti con il suo passato: nessuna recriminazione, nessuna rivendicazione. Solo l’urgenza di rintracciare una quota consistente della sua infanzia per l’ultimo, definitivo congedo di ringraziamento che sente di dover dare. In questa contaminazione di umanesimo che da lei si irradia, sarà Jérôme a raccogliere la sfida, dando seguito all’ingenua chimera di un annuncio fatto pubblicare da Marie sull’ostinata insistenza di Michka e andare a rintracciare la coppia che l’aveva accolta da bambina mentre la madre naturale, vittima della persecuzione razziale, era in fuga dai nazisti.
Il destino qualche volta sa essere galantuomo e quella coppia generosa riceverà per il tramite del principe dei galantuomini, Jérôme, il ringraziamento senza confini dell’anziana Michka. Ora, solo così, grazie al suo straordinario messaggero Jérôme, lei si sente finalmente esaudita e liberata dal suo senso di colpa.
A fare da scenografia, un fondale “stropicciato” che cambia colore a seconda degli eventi, metafora della confusione mentale di Michka e sulla scena gabbie di ferro di varie forme e dimensioni che intrappolano la sua memoria e la sua espressione linguistica, in preda a una deriva di senescenza pressoché avviata.
Straordinari gli attori: la protagonista Michka, interpretata da Lucia Vasini, che rimanda con densa soavità una donna in lotta con se stessa, con le sue mancanze e paure. Lorenzo Lavia, interlocutore privilegiato, interprete capace di restituire tutta l’umanità del suo personaggio e la dolce e appassionata Valentina Bartolo, giovane e fedele amica dell’anziana donna.
Inappuntabile nel doppio ruolo Paolo Triestino: sia nel dinamismo spietato nell’incubo ricorrente che compunto direttore sanitario della RSA. Suoi anche l’adattamento e la regia: è riuscito in punta di piedi e con una grande sensibilità, a declinare a partitura drammaturgica un tema a vocazione strettamente lirica e romanzesca.
Le luci di Alessandro Nigro e gli elementi scenici dal forte impatto metaforico di Francesco Montanaro, sono stati il giusto complemento per questa impresa largamente apprezzata di questa prima romana.
Oggi più che mai ci sentiamo vicini alle parole di Orazio e al suo Carpe Diem, al cogliere ogni attimo della propria esistenza con gioia, gratitudine e con il significato che merita perché, dopotutto, le parole sono importanti tanto quanto i sentimenti.
Le gratitudini – Dal romanzo di Delphine De Vigan – adattamento e regia Paolo Triestino – con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Valentina Bartolo, Paolo Triestino – voce di Muriel Anna Gualdo – scena Francesco Montanaro, realizzata da Laboratorio Ferri Battuti di Paolo Bellina – costumi Lucrezia Farinella – luci Alessandro Nigro – musiche originali Massimiliano Gagliardi – Artisti Associati – Centro di Produzione Teatrali – foto di scena Stefano Scanferla – Dal 2 al 4 febbraio in scena al Teatro Tor Bella Monaca
Foto di copertina: Lorenzo Lavia, Valentina Bartolo e Lucia Vasini