Niente è come appare: leggere alla voce giochi di prestigio. E Agatha Christie vuoi che non vi abbia letto?
Difficile, oltre che azzardato aggirarsi attorno a uno spettacolo che trae origine da uno dei tanti romanzi di Agatha Christie, la regina del genere poliziesco, con il proposito di stendere una recensione appena pubblicabile.
Difficile perché la trama si avvolge attorno a una rispettabile misura di personaggi (tutti perfettamente scolpiti nei loro caratteri distintivi, per carità, ma qui ci muoviamo all’interno di uno stesso universo familiare e il rischio di smarrirsi nelle geometrie parentali è in agguato), azzardato perché di giallo pur sempre si tratta e si fa sempre cosa gradita ad autori ed allestitori se si rimane alla larga dai riepiloghi minuziosi della trama (per non incorrere nel peggiore dei delitti: lo spoileraggio). Ma sarebbe un vero peccato non contribuire al servizio promozionale quando sulla scena romana agisce una compagnia tanto amabile e affiatata quanto quella in scena in questi giorni al Teatro Vittoria, riconducibile alla mitica insegna di Attori&Tecnici.
E quindi ci proviamo volentieri.
Miss Marple è l’eroina eponima che torna spesso nella dozzina di romanzi (seriali) di Agatha Christie. Lei non è esattamente una investigatrice, nel senso imposto da un canone obsoleto. Il suo profilo è sommesso: lavora a maglia, ama il giardinaggio, si intrattiene volentieri con le amiche nel cerimoniale del tè, ma coltiva un passatempo che in un modo o nell’altro la porta a incrociare delitti misteriosi che risolve sempre con il semplice strumento del buon senso e della sua straordinaria conoscenza della natura umana.
La scena si apre con la protagonista su una panchina immersa nella nebbia della campagna inglese, sulla quale si sta intrattenendo con la coetanea Ruth, rimembrando i tempi della scuola. L’antica sodale Ruth ha risolto da tempo i temi della sua sussistenza e vive agiatamente, essendosi accompagnata in successione con generosi e facoltosi spasimanti. Ma è preoccupata invece per le condizioni economiche della sorella gemella Caroline, anche lei pluriconiugata, ma con minor fortuna. Non la sente da tempo, sa che vive assieme al terzo marito in una specie di famiglia allargata, all’interno di una grande villa vittoriana a Stonygates trasformata in una struttura riabilitativa per giovani delinquenti da recuperare alla vita sociale. La mancanza di notizie e quella stravagante dedizione alla quale la gemella sembra essersi votata, assieme al marito Lewis, (ancora più infatuato di lei in quella improvvida intrapresa caritatevole), le destano ansia e chiede all’amica Marple di mobilitare i suoi ben noti sensori antropici e soggiornare per un po’ a Stonygates, verificando di persona.
Miss Marple torna così a trovare la vecchia compagna di scuola Caroline, trovandola contesa tra le urgenze assistenziali della temperamentale figlia Mildred, e la oppositiva mollezza del terzo marito Lewis, tutto preso nel suo delirio filantropico. Ma la villa, agli occhi smaliziati di Miss Marple, non appare esattamente come un tranquillo luogo residenziale per l’anziana amica Caroline: a disputarsi il campo c’è l’andirivieni rissoso di un’umanità irrequieta, fatta di rapporti indecifrabili tra due fratelli (il giovane figlio naturale Max e quella adottata Gina, con tanto di marito americano che si consuma di gelosia), la presenza ingombrante del giovane Edgard, incontinente nella sua mania aggressiva, ma asceso (non si sa come) alla dimora dal purgatorio dei giovani delinquenti marginalizzati nelle pertinenze della stessa (ben protetta da cancellate, per evitare scomodi sconfinamenti). C’è poi l’oscuro transito del più anziano dei figli di Rosaline (in realtà figliastro), Christian, all’apparenza convenuto a Stonygates solo per compilare una lettera al chiuso della sua stanza ma in realtà per frenare il furore dispendioso dei progetti altruistici di Lewis (visto che lui stesso è nel board amministrativo della residenza).
In quel miscellanea di conflitti in cui sembra immersa l’esistenza dei residenti, è tutt’altro che strano che una sera si senta un improvviso colpo di pistola provenire dalla stanza in cui si erano rinchiusi a parlare Lewis e il furente Edgard. Ma, a dispetto dell’apparenza che spaventa tutti i presenti (e anche chi nella platea non aveva letto l’avvertenza al botteghino..) nessuno si è fatto male. Ma un morto c’è: ma è da tutt’altra parte, come se una scena omicidiaria fosse stata provata in un altrove diverso da quello in cui contemporaneamente avveniva realmente. Ma chi tra i presenti aveva interesse a questo tipo di depistaggio? Mentre l’arguzia di Miss Marple si mette in moto, in attesa della polizia, qualcosa di drammatico sconvolge nuovamente i residenti.
Da questo momento, la vicenda –che procedeva sul ritmo gradevole e divertente della partitura anche grottesca- prende le tinte del giallo, senza però rimetterci in leggerezza e brio.
Una impeccabile riduzione teatrale di un romanzo fine e pieno di sfumature che non fa mai mancare le suggestioni tipiche dell’autrice e che si deve al talento di Edoardo Erba. Ottimo e ben amalgamato il comparto attoriale che riesce sempre a modulare coerentemente i diversi ritmi della narrazione.
MISS MARPLE, GIOCHI DI PRESTIGIO – di Agatha Christie – traduzione e adattamento teatrale di Edoardo Erba – Con Viviana Toniolo, Carlo Lizzani, Francesca Draghetti, Chiara Bonome, Andrea Carpiceci, Chiara David, Stefano Flamia, Mattia Marcucci, Maurizio Greco – Regia Stefano Messina – Scene Alessandro Chiti – Costumi Isabella Rizza – Musiche Pino Cangialosi – Disegno luci Francesco Bàrbera – Produzione Attori & Tecnici in accordo con Arcadia & Ricono Ltd – Per gentile concessione di Agatha Christie Ltd – In scena al Teatro Vittoria dal 14 novembre al 3 dicembre 2023.
Foto di copertina di Nicola D’Anna: Viviana Toniolo e Francesca Draghetti