Al Teatro del Lido di Ostia, la ricerca coreografica e antropologica di Gruppo e-motion con GIRUGIRU di Francesca La Cava e Anouscka Brodacz.
Non smetterò mai di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta: così sintetizzava Eliot e così, si intreccia il nostro stesso cammino esistenziale. Un continuo girovagare, una ricerca inesauribile che ci riporta sempre, invariabilmente, al punto di partenza, per ricominciare quel giro perpetuo delle nostre vite. Un vero e proprio GIRUGIRU. È su questo principio che la coreografa e regista Francesca La Cava, in collaborazione e sinergia con Anouscka Brodacz, costruisce un linguaggio corporeo che si fa viaggio di esplorazione e di scoperta; un processo di ricerca antropologica in cui il corpo si fa reinterpretazione dell’Io, della realtà sociale, dell’alterità.
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Buio in sala. La pièce esita ad iniziare e, nell’oscurità totale, il respiro ansimante del pubblico, in attesa che qualcosa accada, si mescola al disorientamento generato da luci intermittenti dei cellulari. Eppure, proprio nel momento di maggiore incertezza, le luci si accendono sul proscenio, concentrandosi su uno sgabello vuoto. Poco dopo, un’ “old dancer” entra in scena con un gomitolo tra le mani, iniziando a sbrogliare – come un’Arianna – la matassa; la matassa temporale: è Maria Concetta Borgese che, portavoce di una microgestualità, dà vita ad una drammaturgia corporea intima e potente. Il suo, è un linguaggio altro; in dialogo con quello che di lì a poco prenderà forma. Ecco che difatti, sul fondo, emerge un’altra figura; un altro corpo: quello di Francesca La Cava, la cui energia scintillante dà vita ad un flusso di movimento che percorre lo spazio in una dimensione vorticosa e circolare. Lei, come un bagliore, sarà la guida, l’input di tutta la drammaturgia coreutica.
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A poco a poco, i corpi di quattro danzatori (Nicholas Baffoni, Angela Caputo, Andrea Di Matteo, Chiara Mameli) si stagliano dalla platea, tracciando il loro movimento: dapprima individualmente, poi coralmente, in un gioco di ripetizione e variazione che si sviluppa nel corso della performance. I movimenti si fanno inizialmente “isterici”, ipnotici, sfruttando i piani spazio-dimensionali in modo radicale. Il corpo, come imprigionato in una camicia di forza, è costretto a liberarsi dalle sovrastrutture per scoprire se stesso e l’altro da sé, per aumentarne la reciproca comunicazione e consapevolezza. Solo così i corpi, spogliati da ogni costrizione, iniziano ad esplorarsi nella loro primordialità, nella loro animalità. Ed è da questo processo di liberazione che emerge una nuova espressività, una scoperta di nuovi linguaggi sociali, culturali, identitari. Il corpo, ecco farsi un veicolo antropologico e politico. Ed è qui, al culmine (che non ne è mai un reale atto conclusivo) di questa trasformazione che la nostra “old dancer” torna in scena. Lei, incarnazione del tempo e della trasformazione, come una rock star all’epilogo della sua carriera, annuncia la conclusione di un ciclo; ma l’inizio di un rinnovato GIRUGIRU che non è poi davvero una fine, ma piuttosto un nuovo principio: l’incessante viaggio del corpo e dell’esistenza.
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GIRUGIRU un viaggio dentro il viaggio a cura del Gruppo e-motion – . Regia e coreografia, Francesca La Cava. Drammaturgia, Anouscka Brodacz e Francesca La Cava. Interpreti: Maria Concetta Borgese, Nicholas Baffoni, Angela Caputo, Andrea Di Matteo, Francesca La Cava e Chiara Mameli. Collaborazione artistica, Anouscka Brodacz e Antonio Taurino. Assistente alla coreografia, Stefania Bucci. Musica, Alessandro Olla. Disegno luci, Michele Innocenzi. Collaborazione scenografia e costumi, Elisabetta Falqui. Teatro del Lido, 8 febbraio 2025.