Una gabbia vuota, con i contorni illuminati. In cui si delimita un mondo di certezze, desideri, convinzioni. Che però sono solo vane illusioni, di una vita ingenua e scanzonata che progressivamente vira verso la follia e la tragedia. Nel perimetro di questo spazio Giada Prandi ha portato in scena “Anna Cappelli”, classico della produzione di Annibale Ruccello, allestito da Renato Chiocca e proposto al pubblico dei Giardini della Filarmonica di Roma lo scorso 7 luglio. Lo spettacolo, in data unica, si inserisce nel ricchissimo cartellone del Festival “I solisti del teatro”, giunto alla 28esima edizione.
Anna Cappelli è una giovane ragazza, piena di entusiasmo e speranze, che si trasferisce per lavoro da Orvieto a Latina. Siamo negli anni ’60, in pieno boom economico, e il capoluogo pontino accoglie migliaia di italiani provenienti dalle aree limitrofe ma anche da altre regioni italiane. E’ il caso appunto di Anna, che cerca di ritagliare una propria dimensione in un luogo vergine e privo di radici. Un’occupazione da impiegata, l’affitto di una stanza nell’appartamento di una proprietaria ingombrante e gattara, qualche uscita scialba e tanta noia da vita di provincia. Desideri, tanti.
Poi l’incontro inatteso: Anna conosce il ragioniere Tonino Scarpa, scapolo maturo di buone maniere che la corteggia e la invita a trasferirsi nella sua grande casa. Entusiasmo alle stelle. Tonino però mette i paletti: ok a vivere sotto lo stesso tetto ma in regime di convivenza, nessuna proposta di matrimonio. Anna, pur stranita, accetta e accetta anche i mormorii che circolano in città sul conto di questa coppia sui generis. La mentalità dell’epoca non accettava particolari deviazioni dal binario delle convenzioni acquisite. Bigottismo, conformismo, forse anche invidia mascherata. Ma tant’è.
I problemi per questa coppia moderna sono ben altri ed emergono nel tempo: l’amore di Tonino per la “fuori-sede” si spegne e lascia spazio ad abitudine e disinteresse. Progetti di famiglia? Neanche l’ombra.
Anna Cappelli, che aveva riversato in quell’uomo obiettivi e realizzazione, reagisce diventando paranoica e possessiva all’eccesso ed esce di senno, spingendo il proprio delirio fino ad esiti tragici. Uccide Tonino e lo congela, per poi farlo a pezzi. Lei, che non realizza, considera tutto ciò il più grande atto d’amore possibile. Ed è in questo esatto istante, quando la protagonista raggiunge il picco di folle eccitazione, che si spengono le luci del rettangolo. In diffusione parte “Bambola” di Patty Pravo.
Giada Prandi, cresciuta a Latina, ha potenza espressiva e personalità. E’ abilissima nell’accompagnare l’evoluzione di un monologo che progressivamente cambia pelle. L’ ingenuità si fa perfidia, l’incapacità di emanciparsi e l’insoddisfazione trovano canale di sfogo nella violenza primordiale. Ma sempre in un’atmosfera scanzonata, perché Anna Cappelli dal primo all’ultimo istante in scena vive la sua vita come fosse una fiaba. Dove il sogno di costruire la sicurezza di una famiglia, allineata alla morale dominante, si può sempre realizzare. Costi quel che costi.
La regia di Chiocca convince, il rettangolo è efficace nel comunicare le turbolenze dell’animo di Anna Cappelli. Indagata come personaggio ma ancor prima come donna. Piena di vita ma priva degli strumenti di pensiero e del coraggio di disegnare una propria strada sul sentiero dell’esistenza.