In un tempo di incertezze e povertà di valori, Simone Cristicchi indaga il misterioso e labile confine tra santità e pazzia
di Corinne Vosa
Un confine labile quello tra follia e santità. I folli e i santi sono quei visionari che aspirano a toccare con l’anima l’infinito. “Noi siamo l’infinito e l’infinito è dentro di noi”: così recita il finale del nuovo appassionante spettacolo Franciscus del cantautore Simone Cristicchi in rotta questa volta verso l’assoluto. Una conclusione che è un monito a ricercare nella profondità della nostra anima il contatto con lo spirituale.
A Roma al teatro Quirino, dal 3 all’8 dicembre, per circa un’ora e mezza in scena solo Simone Cristicchi, che gioca il doppio ruolo: quello di Cencio, umile venditore di stoffe non pregiate concittadino di Francesco, e sé stesso, un commentatore moderno e appassionato, ma al contempo austero e solenne, che offre uno squarcio poetico e profondo sulla vita del santo di Assisi e sul suo impatto culturale nei secoli avvenire. Cencio è la voce del tempo di Francesco, detentore di una saggezza popolare acuta ma limitata alla propria prospettiva e a un approccio semplicistico e scettico. D’altro canto Cristicchi si fa portavoce di un sentire mistico maturato nell’inclusione di una dimensione intellettiva capace di non scontrarsi con la fede ma di compenetrarsi ad essa e sviluppare un pensiero critico consapevole e articolato. Così ne esce un ritratto di San Francesco variegato e lirico, dove si succedono ciclicamente momenti di pathos e introspezione a resoconti beffardi e sarcastici. Un connubio tra dramma e commedia che con la sua sacralità disseminata di attimi di leggerezza propedeutica a nuovi sentieri abissali ha qualcosa di shakespeariano.
Franciscus si apre con le note di una profezia impregnata di attualità ed ecologismo. Un solenne canto dell’Apocalisse e delle origini dall’eco biblico e contemporaneo.
Qual’è il messaggio di Francesco che può salvarci dal catastrofico futuro che sembra attenderci e da questo tempo di mancanza di valori? Con le sue canzoni inedite e i suoi intensi monologhi Cristicchi ci parla del santo che parlava agli animali, di un sognatore intermediario con l’ignoto, di un pazzo che ha osato inseguire quel sogno chiamato felicità trovando una ragion di vivere nell’incontro con il prossimo e nella libertà di una povertà maestra di ricchezza e pienezza.
E ancora nuove riflessioni e aspetti approfonditi: il rapporto con la Chiesa, mai osteggiata ma arricchita di significato attraverso l’umiltà e il dialogo; il ritorno al messaggio originale del Vangelo e allo stile di vita predicato da Gesù; la rinuncia ad ogni bene e la perseveranza nel rispettare norme di vita rigide allo scopo di trovare la più pura gioia non negli averi ma nella sinfonia dell’incontro con l’altro; la natura come specchio del divino e bellezza da contemplare e rispettare nella sua sacralità; gli animali come interlocutori, fratelli e insegnanti di vita; le similitudini con i musulmani sunniti e il poeta mistico persiano Gialal al-Din Rumi.
“Non sei una goccia nell’oceano. Sei l’intero oceano in una goccia” è uno dei versi più celebri di Rumi che ci riporta a questa idea suggerita da Cristicchi di una pienezza e immensità che secondo la visione francescana pervadono il singolo e ne rappresentano quella santa dignità concernente ogni creatura.
Francesco scommesse sulla parte più nobile del cuore umano; Cristicchi, pur nell’incertezza e nel rammarico per i tanti errori intrapresi dall’umanità, invita ad ascoltare questo messaggio di bellezza, amore e fiducia. Così tutto si congiunge: le prospettive di Cencio e del narratore onnisciente da apparentemente inconciliabili si fanno più che mai vicine, le scene si aprono come uno spiraglio di luce che squarcia il cielo e un albero raggiante e misterioso decreta la chiusura di questa magica e viscerale avventura nel cuore della spiritualità.
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Franciscus di Simone Cristicchi – scritto con Simona Orlando – canzoni inedite di Simone Cristicchi e Amara – musiche e sonorizzazioni Tony Canto – scenografia Giacomo Andrico – luci Cesare Agoni – costumi Rossella Zucchi – aiuto regia Ariele Vincenti – regia Simone Cristicchi – Teatro Quirino dal 3 all’8 dicembre 2024