Focus sulla sezione “Orizzonti” della 77^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

 di Miriam Bocchino

 

Si è conclusa il 12 settembre 2020 la 77^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il festival, che si svolse per la prima volta dall’1 al 15 agosto 1932, si è contraddistinto, in questa edizione, per la convivenza con il Covid – 19 che ha causato una diminuzione del pubblico in sala e del numero di film presentati. Tuttavia, è stato, anche, come sostenuto dal Presidente Roberto Cicutto, un esempio di organizzazione e un segnale importante di ripresa.

62 lungometraggi e 15 cortometraggi, provenienti da 50 Paesi differenti con una percentuale del 22,4% di registe donne, hanno rappresentato il cinema in un momento storico in cui è fondamentale ribadire il ruolo primario che l’arte ricopre per la vita sociale e culturale del Paese.

“Nomadland – Un racconto d’inchiesta” di Chloé Zhao è stato il film vincitore del Leone d’oro.  L’opera, che è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro scritto dall’autrice Jessica Brude, racconta il viaggio doloroso di una donna costretta ad abbandonare la città in cui vive a causa dello spopolamento, e a intraprendere una vita da nomade.

La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, oltre alla sua sezione più nota, Venezia 77, comprende, nella selezione ufficiale le categorie Fuori Concorso, Orizzonti e Biennale College – Cinema.

In parallelo al festival si svolge, anche, la Settimana Internazionale della Critica e le Giornate degli Autori.

La sezione Orizzonti, nata nel 1988, nello specifico, è dedicata a opere rappresentative “di nuove tendenze estetiche ed espressive del cinema mondiale.” Quest’anno si è contraddistinta per la presenza di 19 lungometraggi, 12 cortometraggi e 2 film fuori concorso.   

L’alienazione, la ricerca dell’identità e il senso di smarrimento a cui la società moderna ha condotto l’uomo sono stati tra i temi  più raccontati nelle opere in concorso, nello specifico in Meel Patthar di Ivan Ayr, I predatori di Pietro Castellitto, Mila di Christos Nikou, Listen di Ana Rocha de Sousa, The Furnace di Roderick MacKay, Bu zhi bu xiu di Jing Wang, Zheltaya koshka di Adilkhan Yerzhanov, Zanka Contact di Ismaël el Iraki, Nattåget di Jerry Carlsson, Workshop di Judah Finnigan, Sogni al campo di Magda Guidi e Mara Cerri, Was wahrscheinlich passiert wäre, wäre ich nicht zuhause geblieben di Willy Hans, Miegamasis rajonas di Vytautas Katkus, Entre tú y milagros di Mariana Saffon, Mây nhu’ng không mu’a di Nghia Vu Minh, di Luca Ferri e The Return of Tragedy di Bertrand Mandico.

Il mondo del lavoro e il suo substrato di sfruttamento è stato oggetto dei film Dashte Khamoush di Ahmad Bahrami e The Shift di Laura Carreira.

I social media e la loro influenza nella realtà quotidiana sono stati raccontati nel lungometraggio Mainstream di Gia Coppola.

I desideri reconditi e le pulsazioni di cui l’uomo è vittima inconsapevole sono stati esposti nelle opere Lahi, Hayop di Lav Diaz e Selva trágica di Yulene Olaizol.

Il lungometraggio Nowhere Special di Uberto Pasolini ha raccontato la malattia debilitante mentre il calcio, nella sua caratteristica di socialità, è stato argomento di Das Spiel di Roman Ho.

L’amore, in grado di attraversare i dolori e di creare bellezza, è stato il soggetto di Gaza mon amour dei registi Tarzan Nasser e Arab Nasser.

Ma non solo l’umanità nella sua sfera più intima e sociale, i film della sezione “Orizzonti” hanno narrato, anche, il male di cui l’uomo è capace nei confronti dei suoi simili.

La guerra e la criminalità sono stati i soggetti di The Man Who Sold His Skin di Kaouther Ben Hania, La troisième guerre di Giovanni Aloi, La nuit des rois di Philippe Lacôte, Guerra e pace di Martina Parenti e Massimo D’Anolfi eJenayat-e bi deghat di Shahram Mokri.

Un’attenzione specifica è stata dedicata all’emancipazione femminile e alla maternità, in particolare in Anita di Sushma Khadepaun, À fleur de peau di Meriem Mesraoua e Being My Mom di Jasmine Trinca.

La Giuria della sezione Orizzonti, presieduta da Claire Denis e composta da Oskar Alegria, Francesca Comencini, Katriel Schory e Christine Vachon si è occupata dell’assegnazione dei premi.

Dashte Khamoush di Ahmad Bahrami ha ottenuto il Premio Orizzonti per il miglior film, Lav Diaz è stato l’assegnatario del Premio alla Regia per Lahi, Hayop mentre il Premio Speciale è stato consegnato a Listen di Ana Rocha de Sousa. Pietro Castellitto ha conquistato il Premio per la Migliore Sceneggiatura per I predatori e gli interpreti Khansa Batmae Yahya Mahayni sono stati premiati rispettivamente come Migliore attrice e Migliore attore per i film Zanka Contact e The Man who sold his skin.

Infine il premio al Miglior cortometraggio è stato consegnato a Entre tú y milagros di Mariana Saffon e il Venice Short Film Nomination for The European Film Award 2020 a The shift di Laura Carreira.