Mi è successo quattro volte, la chiamano amnesia globale transitoria. Non ha nessuna causa conosciuta né effetto durevole sulla salute fisica o cerebrale. È un’interruzione: per qualche minuto non sai chi sei né che ci fai al mondo. Anzi, non sai proprio cosa sia il mondo.
In Flashback ( Feltrinelli, 2022 ) di Cristina Comencini, il numero quattro rappresenta un leit–motiv preponderante: sono quattro le storiche rivoluzioni che assorbono la narrazione rendendosi scenografie così come quattro sono le donne del romanzo le cui piccole – ma non per questo prive di significato – ribellioni quotidiane animano le pagine. Una genealogia femminile che si anima proprio quando la voce narrante dell’autrice stessa viene meno. Se Comencini si eclissa, smarrisce sé stessa in quelle che si configurano come autentiche amnesie, le sue sorelle spirituali s’impongono con tutta la loro forza. Sono le voci e le identità obliate dalla Storia – ma non da chi scrive che anzi, tenta di illuminare – della cocotte Eloisa e della sua amica Julie; di Sofia aspirante attrice e poi madre negli anni della rivoluzione russa e poi di una ragazza friulana negli anni del fascismo prima di concludere il viaggio con l’inglese Sheila.
“Ho iniziato a immaginare queste quattro signore affaccendate in cose più lente e più profonde mentre a pochi metri scorrevano i fatti salienti. Questo sguardo sulla vita umana – dice Cristina Comencini – può cambiarti la percezione di quello che leggi sui libri di storia. infatti questo non lo è: questo è un romanzo, pur con una documentazione molto rigorosa e ricostruzioni attendibili”.
Ogni racconto si presenta come un autentico tableau vivant dove ad animarsi sono le vite ed i frammenti di quotidianità delle protagoniste che – sovente – trovano un eco nelle esperienze personali della narratrice stessa la quale tesse un fil rouge tra la propria storia e quella delle sorelle che animano il suo spirito. Come a voler asserire una continuità nella pluralità di forme dell’esperienza femminile.
Tramite questi affreschi così vividi, Comencini intende sottolineare il ruolo nevralgico e spesso sottostimato del femminile nell’ambito di un quadro più ampio di quello che si dipana nell’arco delle pagine personalissime e a tratti commoventi descritte dall’autrice ossia quello della Storia. Nonostante la loro presenza irriducibile e fondamentale, al fianco e con gli uomini, i loro nomi sono note a pié di pagina, voli di rondine appena accennati sulla gravitas degli eventi. Loro c’erano – sembra dirci Comencini – eppure di loro non resta altro che uno spettro, un ricordo appena accennato. Ma la scrittrice sembra voler rivendicare quelle identità spesso celate conferendo loro nuovo vigore e luce. Ad asserirlo sono anche le dichiarazioni della scrittrice che in un’intervista ha espresso come: “Penso poi che le donne non debbano buttare la propria storia solo perché non è stata riconosciuta, ma anzi, proprio per quello, la debbano far valere. Detto ciò, accanto alle donne che racconto, ci sono sempre anche gli uomini, che amo molto“
Certo, come abbiamo detto sono ineluttabili gli intrecci personali, gli echi profondissimi ad una narrazione propria ed intima ma il fine di queste pagine si eleva da quella che potrebbe essere una mera ‘autofiction’.
Flasback vanta inoltre una scrittura di innegabile grazia. La penna di Cristina Comencini é acuta, poetica, sensibile, malinconica. La struttura narrativa dall’impianto assai originale, é fluida e pregna di virtuosismi nonostante talvolta pecchi di leggerezza nell’affrontare determinate tematiche che – a detta di chi scrive – meriterebbero più ampio respiro. Tuttavia, la vera essenza del romanzo ovvero i personaggi, sono vividi e vitali, tratteggiati da Cristina Comencini con spessore del quale avevamo già avuto contezza in opere come “Due Partite” (Feltrinelli, 2015).
Foto: La copertina di “Flashback” (Feltrinelli, 2022), romanzo della scrittrice Cristina Comencini.