Firefly Lane – L’estate in cui imparammo a volare: la recensione

In questo periodo casalingo forzato dagli eventi pandemici i nostri migliori amici sono diventati, ahinoi, i dispositivi tecnologici; finestre sul mondo che ci tengono compagnia quando le restrizioni anti-covid ci impongono la stasi in poltrona talvolta davanti a un libro (si spera), o più spesso davanti alle piattaforme streaming come Netflix e Amazon Prime che ci hanno abituati allo sguardo in solitaria.

Netflix si è rivelata nel tempo la piattaforma più forte sul fronte serie Tv, sfornando prodotti diversi e per tutti i gusti, praticamente ogni mese. Lo scorso 5 febbraio è stata distribuita Firefly Lane, tradotta in italiano con il titolo, finora opinabile, L’estate in cui imparammo a volare, prodotta da Netflix, tratta dal romanzo omonimo di Kristin Hannah e ideata da Maggie Friedman.

Fin dal banner risultano evidenti alcuni ingredienti vincenti per fidelizzare subito il pubblico a cominciare dalle due protagoniste e dalla premessa narrativa. Stiamo parlando di una storia che strizza l’occhio all’Amica geniale narrando le vite di due donne cresciute insieme e con un trascorso familiare completamente diverso che le porta a percorrere strade differenti ma sempre restando legate da un rapporto che, tra alti e bassi, supera ogni difficoltà. Le due “amiche geniali” in questo caso hanno il volto di Katherine Heigl e Sarah Chalke, entrambe note al pubblico televisivo per due serie Tv di successo e mai dimenticate: Grey’s Anatomy e Scrubs. Ciò è sicuramente un incentivo per la visione anche per chi non ha seguito assiduamente i due colossi della Tv americana ma almeno una volta avrà visto la Heigl nel suo periodo d’oro delle commedie romantiche americane o la Chalke nei panni di Stella, una delle fidanzate di Ted Mosby, l’indimenticabile protagonista di How I Met Your Mother.

Tornando a Firefly Lane, stiamo parlando di un relazionale puro, ossia una tipologia di serie che racconta, come dicevamo alla maniera dell’Amica geniale ma anche alla maniera di This Is Us (altra serie di successo degli ultimi anni) il rapporto tra due amiche nel corso di un trentennio mentre crescono e attraversano la storia americana.
C’è anche qualcosa di Forrest Gump, in questa forma narrativa. Più precisamente Firefly Lane è la strada dove le due protagoniste, Tally Hart e Kate Mularkey si incontrano e crescono.  La prima, figlia di una hippie drogata e folle che non si occupa della figlia abbastanza da proteggerla dalle brutture del mondo, oppure se ne occupa male, e l’altra cresciuta sotto la protezione di una famiglia media borghese americana con i tipici problemi della famiglia borghese. La prima, sfrontata e affascinante, la seconda timida e riservata; il classico caso in cui gli opposti si attraggono.

Nonostante le difficoltà le due ragazze restano legate per anni e coltivano insieme il sogno di diventare giornaliste. Da qui le loro carriere prenderanno due strade differenti, Tally quella della fama, Kate quella della famiglia ma entrambe determinate ad affermarsi nella società.

Si potrebbe considerare la serie come una sorta di romanzo di formazione in cui possiamo vedere la vita in maniera trasversale, analizzando da più punti di vista quello che accade a due persone che ricevono la stessa formazione ma che hanno un passato familiare assai diverso. La rottura del rapporto è sempre dietro l’angolo.

Sulla scia del grande successo internazionale di L’Amica geniale, che gli americani hanno amato quanto e forse di più di noi italiani, gli autori dei serial televisivi stanno puntando molto sul femminile. Un femminile visto in maniera differente, in cui le donne si affermano a prescindere dagli uomini e dove la loro forza è la vera protagonista.

Le figure maschili di questa serie sono infatti relegate a ruoli di servizio e, talvolta, a oggetti sessuali o per giunta a orchi cattivi che cercano di ostacolare il percorso delle protagoniste. Che ciò sia apprezzato o meno, che sia uno specchio dell’attualità o una semplice provocazione, quello che colpisce è che le donne in questa serie e in molti altri racconti similari bastano a se stesse e possono portare in sé tanto il maschile quanto il femminile.

Probabilmente la serie sarà seguita maggiormente da un pubblico di donne ma vi sono tanti uomini che si accostano a prodotti di questo genere e sanno fruirne.
Una pecca di questo prodotto è lo sfociare nel melodramma puro quando non ve ne sarebbe motivo. La linea narrativa della prima stagione finisce nei primi anni del Duemila con un finale aperto. Ci si aspetta quindi una seconda stagione che dovrebbe recuperare alcuni aspetti del romanzo originario.