Botta e risposta all’indomani della chiusura della 54a edizione tra Gubitosi e il Ministero con il Festival che reclama rispetto
Valeria Golino come promesso, ha lasciato il set dove è impegnata con le riprese di Fuori, (con lei anche Matilda De Angelis ed Elodie) diretta da Mario Martone, che racconta la storia della scrittrice italiana più libera e anticonformista del nostro ‘900, quella Goliarda Sapienza che la Golino ha omaggiato con L’arte della gioia, serie tv che lei stessa ha diretto e che con il quale ha voluto chiudere in veste di madrina la 54° edizione del Festival del cinema dei ragazzi di Giffoni.
Non solo Valeria Golino, ma un po’ tutto il mondo del cinema si è stretta attorno ai giffoners, per suggellare un evento che si ripete ogni anno in decine di paesi compresa Hollywood, fatto di grandi numeri. 360mila presenze in dieci giorni di Festival, 6500 i giurati presenti provenienti da ogni parte d’Italia e da oltre 33 Paesi stranieri, oltre 300 ospiti tra attori , rappresentanti delle istituzioni, della scienza, dell’arte, del giornalismo, dell’innovazione e della cultura, oltre 50 registi dei film in concorso anteprime, masterclass sul sociale e per la prima volta anche una sezione dedicata allo sport, il tutto però “oscurato” ingiustamente da una polemica sui fondi destinati dal ministero dello spettacolo.
Un festival che quest’anno si è potuto realizzare grazie a un primo importante finanziamento della regione Campania che il Presidente Vincenzo De Luca a maggio è riuscito a recuperare tra i fondi propri. Concluso a fatica il Festival, Gubitosi punta pubblicamente (e giustamente) il dito contro la decisione messa in campo dal Ministro Gennaro Sangiuliano (che dovrebbe essere il ministro di riferimento e che in due anni ancora non abbiamo visto…) di ridurre il contributo massimo di 400.000 euro, considerando che, la pubblicazione del bando è avvenuta a luglio a pochi giorni dall’inizio del Festival.
«In Italia – risponde il ministero – ogni qualvolta si tenta riformare, si scatenano polemiche. Si è solo pensato di mettere un tetto nel bando annuale di 400.00 euro per una ripartizione più equa e aprire a un numero maggiore di soggetti beneficiari».
Ma forse è proprio questo il punto che ci da l’opportunità al di la dei miei sessant’anni di professione giornalistica, membro della giuria del Donatello e dei Nastri d’argento, nonché cittadino onorario di Giffoni per meriti di lavoro avendo raccontato il Giff per i tg della Rai per oltre trent’anni e ora per due importanti testate giornalistiche internazionali; che l’Italia è l’unico paese in Europa e forse nel mondo dove in estate (e non solo) “fioriscono al sole del ministero” migliaia di festival e rassegne tutte dedicate al cinema per coprire gli interessi politici di sedicenti assessori che si sentono registi, attori, sceneggiatori e storici anche nelle piccolissime frazioni del nostro Belpaese “assetato di cinema”.
Considerando anche che secondo me non ci sono film nuovi da proporre che non sia il “solito” omaggio garantito dalle varie cineteche o da qualche parente dei registi scomparsi, dimenticando (il ministero) che alla fine della giostra tolta la Mostra del cinema di Venezia, il Festival del cinema dei ragazzi d Giffoni, il Torino film festival, Il Festival del cinema di Roma e magari anche il festival di Taormina desideroso con Müller di ritrovare antichi splendori, il resto è deja vu! Insomma palcoscenici che abbiano una rilevanza internazionale e non semplice occasione per esibire a beneficio locale la star di turno. Sarebbe forse opportuno riflettere come scrive giustamente in un suo reportage proprio da Giffoni Fabiana Giacomotti, brava collega de Il Foglio che ha sintetizzato perfettamente l’andazzo con il titolo “Il red carpet del nulla dell’estate culturale italiana”, riferendosi alle confessioni di un noto agente dello spettacolo che ha dichiarato – “non mando più i miei clienti a fare marchette da anni, per dare lustro al politico locale”.
È molto meglio partecipare a titolo gratuito a un Festival prestigioso con garanzia mediatica adeguata che andare a eventi con budget risicati al confine con la sagra solo per strappare qualche foto a beneficio dei social.
Al di la delle polemiche che nella nostra bella Italia fioriscono e subito dopo appassiscono, signor ministro, ricordando quando era il mio direttore e le davo giornalisticamente del tu al Tg2 prima e poi al Tg uno, ripristini i fondi al Giff che qualche solerte disinformato (spero) funzionario le ha indicato di ridurre, oltre al coraggioso e competente Gubitosi le saranno grati centinaia di maestranze, migliaia di ragazzi, compreso il sottoscritto e l’economia tutta di Valle Piana, che grazie al Festival ha prosperato, !!!
Per tornare alla cronaca del Festival, i 5000 giurati divisi in categorie si sono espressi a favore del film polacco Lampo, The travelling dog della regista Magdalena Niec, storia basata sul forte legame tra un cane pastore e Zuzia compagna di avventure malata di cuore disposto a tutto per salvare la sua piccola amica. Riconoscimento per Winners, film tedesco della regista irachena Soleen Yusef. Le difficolta di una famiglia curda legate alla lingua e alla barriere culturali superate grazie alla potenza dello sport che riesce nell’intento di azzerare le distanze. Premio all’americano Didi di Sean Wang. Ancora il tema dell’integrazione riecheggia nella narrazione di un ragazzino di origini cinesi che si trova a scontrarsi con i suoi coetanei americani. Tuesday vince nella categoria GENERATOR +16 sul tema delicato della morte e l’amicizia tra un pappagallo e una bambina malata terminale. Per i più grandicelli vittoria per il film olandese Summer brother di Joren Molter, film che esplora temi come il peso della responsabilità familiare, la vulnerabilità e la complessità delle relazioni umane, specialmente quando coinvolgono persone con disabilità. Per la sezione GEX DOC Silent trees, Il documentario della regista polacca Agnieszka Zwiefka che racconta la storia di una sedicenne curda bloccata tra la Bielorussia e la Polonia con la sua famiglia e nel cassetto il sogno di diventare avvocato e per la categoria PARENTAL EXPERIENCE, Burul del regista Adilet Karzhoev che narra la storia di una giovane studentessa di una scuola superiore rurale, appassionata di wrestling che si trova a scontrarsi con le disuguaglianze di genere, le tradizioni culturali restrittive e la lotta per i propri sogni e diritti che spesso limitano le aspirazioni delle donne.