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Fiabe, imitazioni e sorprese: la scena prende vita con “Giradischi e Papillon Show”

Reggente e Fontana riportano sul palco il loro teatro d’incontro: corpo, voce e narrazione in totale armonia.

Domenica 30 novembre, al Teatro Roma, il pubblico ha assistito a un pomeriggio che aveva il sapore delle occasioni speciali. Non era soltanto il ritorno di un lavoro molto amato, Giradischi e Papillon Show, ma un rendez-vous artistico che ha riportato in scena la complicità ben rodata tra Emiliano Reggente e Attilio Fontana. La platea gremita, attenta e calorosa fin dall’inizio, testimoniava il legame che lo spettacolo  e i suoi protagonisti  hanno costruito nel tempo con gli spettatori.

Giradischi e Papillon Show – Emiliano Reggente

Reggente, forte della sua formazione mimica e gestuale affinata al Centro Sperimentale di Cinematografia, porta sul palco un linguaggio corporeo che lo rende riconoscibile nel panorama teatrale italiano. Nel suo assolo, il “robottino tuttofare”, ha confermato un talento capace di raccontare interi mondi senza bisogno di parole, con un controllo scenico che unisce ironia e precisione tecnica. Fontana, invece, arriva da un percorso che intreccia musica, teatro e televisione, dove il grande pubblico ha imparato ad apprezzarne la voce e la versatilità trasformista. La sua presenza scenica, elegante e spontanea, trova piena espressione nei numeri canori e nelle imitazioni, che non diventano mai semplici intermezzi ma parti organiche della narrazione. Raffinato e sincero, il suo omaggio a Ornella Vanoni, nel ricordarne la recente scomparsa, ha aggiunto una nota emotiva che ha attraversato la sala con discrezione e rispetto.

Insieme, i due artisti costruiscono un equilibrio raro: uno scolpisce lo spazio col corpo, l’altro con la voce; uno lavora di posture e di silenzi, l’altro di note e di timbri. È proprio questo incontro a dare allo spettacolo il suo carattere di varietà contemporaneo, capace di evocare atmosfere retrò senza trasformarle in semplice nostalgia. Le suggestioni rimandano ai grandi show televisivi del passato – con un richiamo evidente all’eleganza di “Studio Uno” , per chi ha l’età di ricordare quello show –  ma la scrittura scenica e il ritmo guardano decisamente al presente, inserendo persino riferimenti all’attualità, come la guerra o i droni, sempre con leggerezza e intelligenza.

La comicità che ne deriva non è mai scontata: gioca sul contrasto, sull’ascolto reciproco, sul gusto dell’affiatamento. Ricorda, per certi versi, il meccanismo dei grandi duetti comici americani, ma rielaborato con una sensibilità tutta italiana, calibrata, misurata, capace di rinnovarsi senza perdere l’eleganza. Il sostegno musicale, affidato alla chitarra di Franco Ventura e al pianoforte di Roberto Rocchetti, arricchisce l’atmosfera con un accompagnamento dal vivo che amplifica la qualità artigianale dello spettacolo.

Un momento molto ben riuscito è la fiaba improvvisata: un segmento in cui i due attori inventano una fiaba al momento, attingendo da una valigia piena di oggetti evocativi di situazioni e ricordi, intrecciando immagini, parole, musica e gesto. È qui che la loro intesa emerge con maggiore forza: non c’è rete di sicurezza, non c’è routine da replicare, solo la fiducia reciproca e la capacità di ascoltarsi davvero. La “magia del qui e ora”, quella che appartiene solo al teatro, si manifesta con una purezza quasi rara; il pubblico percepisce di assistere a qualcosa di irripetibile e risponde con entusiasmo, lasciandosi condurre dentro il gioco scenico.

Il ritmo complessivo dello spettacolo è serrato, brillante, privo di tempi morti. Per un’ora e mezza Reggente e Fontana si alternano, si sovrappongono, si contendono il centro della scena per poi ritrovarsi, come se la dinamica fosse essa stessa una coreografia. Gli spettatori reagiscono con risate, sorrisi e un affetto palpabile; il lungo applauso finale suggella un pomeriggio di autentico divertimento.

Ciò che colpisce, al di là dei singoli numeri, è la capacità di questo lavoro di attraversare le generazioni. Chi ha memoria del varietà televisivo degli anni Sessanta ritrova una raffinatezza oggi sempre più rara; chi appartiene a pubblici più giovani scopre un modo di fare teatro che sa essere ironico senza volgarità, musicale senza eccessi, leggero senza superficialità. È in questa sintesi che lo spettacolo trova la sua forza: nell’unire mondi diversi, linguaggi differenti e tempi comici complementari.

Giradischi e Papillon Show – Attilio Fontana

A sipario chiuso si può ben affermare che quella del Teatro Roma non è stata soltanto una replica, quanto una dichiarazione d’amore alla scena. Un omaggio a un mestiere coltivato con cura, dove tecnica e spontaneità convivono, dove il talento non si esibisce ma si mette al servizio del racconto. Reggente e Fontana dimostrano che la complicità artistica, quando è autentica, non ha bisogno di effetti speciali: basta la presenza, l’ascolto, la capacità di divertirsi insieme. E il pubblico, rapito e riconoscente, esce dalla sala con la sensazione di aver vissuto una di quelle rare occasioni in cui il teatro mantiene la sua promessa più antica: regalare bellezza condivisa.

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Giradischi e Papillon Show di e con Emiliano Reggente, Attilio Fontana, alla chitarra Franco Ventura, al pianoforte Roberto Rocchetti, in copertina Emiliano Reggente, Attilio Fontana, Franco Ventura, Roberto Rocchetti, Teatro Roma 30 novembre 2025

Foto ©Grazia Menna

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