“Fedra” e l’apprezzato esordio alla regia di Elena Sofia Ricci al Teatro Quirino

Il Teatro Quirino di Roma ha nei giorni scorsi testimoniato e applaudito l’esordio alla regia di Elena Sofia Ricci. Una prima direzione dai toni di tragedia, una Fedra di Seneca ambientata tra le cianfrusaglie di un non-luogo contemporaneo. Una discarica infernale, uno “sfasciacarrozze di tutti i tempi”, come definito da Ricci.
Supportata sul palco da un gruppo di attori convincente: Valentina Banci, Sergio Basile, Francesca Mazza, Gabriele Anagni, Ilaria Genatiempo.


Fedra, Ippolito, Teseo, la Nutrice, il Messaggero, “persone” che si muovono e arrancano tra le macerie della propria esistenza. Spinte, sospinte, sospese tra i lacci del piacere e dell’ambizione. Un dramma familiare che è anche un cataclisma sociale, e mette alla luce senza filtro e senza appello la diabolica e menzognera natura dell’uomo. Ogni azione determina una reazione, a volte definitiva e irreversibile per il diritto alla vita delle persone. Il mito narrato da Seneca ha forti collegamenti con la vita precaria e prepotente del nostro presente, le luci soffuse e i toni scuri dei costumi vestono uno scenario di sofferenza e privo di speranza.

La tragedia, ieri come oggi sempre attuale. Un’umanità a brandelli, come il corpo di Ippolito. Il sentimento di Fedra inaccettabile per le convenzioni. Teseo colto da inganno e poi condannato a vita dal rimorso. La Nutrice, dall’integrità morale ma succube per gerarchia.

Un caleidoscopio dominato dal caos, dove nulla e nessuno riesce a fare sintesi, a prendere saldamente le redini. Proprio come oggi, 2000 e passa anni dopo.