L’estate di “Dancescreen in the Land” continua, questa volta, nella suggestiva Valle Giulia con un omaggio al grande Vaslav Nijinsky. Gustavo Oliveira e Sonja Schwaiger rivivono “Il sogno del fauno” sulle note di Debussy, accompagnati dalla voce di Marilù Prati.
Ad oggi, sicuramente, non si sarebbe potuto parlare di modernismo coreutico senza aver prima tenuto in considerazione – tra le varie – la pioneristica rivoluzione di un’icona qual’ è stato Nijinsky. Ci troviamo all’alba del nuovo secolo e sul fronte occidentale serpeggiano le avanguardistiche teorie di Isadora Duncan e della sua danza libera, che senza dubbio influirono sullo sguardo rivoluzionario del “Dio della Danza”. La loro, una danza, che si impegnò a riportare in auge i sacri splendori del classicismo; i suoi canoni estetici; la naturalità dello stato delle cose. E così fu!
Un linguaggio, oltretutto, quello dei due danzatori, che avrebbe – da lì a poco – scardinato l’intero sistema accademico in virtù di una danza che mettesse in luce la corporeità nella sua intrinseca natura; nella sua piena ed ancestrale “spontaneità”. E chi meglio del dio fauno a simbolo di una così radicale rivoluzione?
Non vi è, difatti, miglior consacrazione del presente se non omaggiando il passato: e così è stato nella sensuale e delicata rilettura coreografica di Gustavo Oliveira in “Il sogno del fauno”. Un omaggio, il suo, al balletto scandalistico che porta l’inequivocabile firma del danzatore russo (di adozione) e del suo amico compositore, Claude Debussy.
Al chiaro di luna, nella suggestiva paesaggistica del Ninfeo della Facoltà di Architettura di Valle Giulia, risuonano così – nella voce dell’attrice Marilù Prati – le sofferenti, folli, passionali parole de “Il Diario” di Nijinsky, sostenute dai sensuali versi alessandrini di Mallarmé. Un vero e proprio memoriale testamentale, quello del danzatore, dal cui reading prende forma la visione onirica del fauno in un affiatato pas de deux (Gustavo Oliveira e Sonja Schwaiger), la cui cifra coreografica definisce una marcata fusione di linguaggi tra classicismo e modernismo, che rende giustizia – anche se non troppo – alla forza artistica intrinseca la geniale follia del danzatore.
Forza artistica, questa, celata dalla mancata (probabilmente) scelta drammaturgica di una fluida sinergia tra gesto e parola; tra reading e performance che avrebbe, non solo, giustificato (per l’appunto) drammaturgicamente la messinscena nel suo complesso; ma le avrebbe altresì conferito quell’aurea sacrale tale da coinvolgere sensorialmente lo spettatore.
Il sogno del fauno – coproduzione Canova22 e Magica Company – di Gustavo Oliveira – con Gustavo Olivera e Sonja Schwaiger e con la straordinaria partecipazione di Marilù Prati – Giardini della Facoltà di Architettura Valle Giulia – 5 luglio – Foto di Edmund Kurenia