“Fantasmi”, un libro contro la violenza psicologica. Intervista a Cristina Calzecchi Onesti

Quando la relazione è disfunzionale, diventa tossica. Il termine “tossico”, è sempre più associato alla psicologia: sentiamo oggi parlare moltissimo, nella società frenetica e liquida quale quella attuale, di relazione tossica, quella in cui ci troviamo a pensare di essere – volgendola al femminile – non comprese, non supportate ma anzi umiliate, manipolate, attaccate, sottomesse. Spesso in queste relazioni, sentiamo che “qualcosa non va” ma pensiamo che il nostro amore salverà lui ed il nostro rapporto. A volte non è semplice individuare e comprendere i segnali di un amore malato ed appunto “tossico”. Lo facciamo con un libro dal titolo “Fantasmi. Ma chi l’ha detto che devi baciare un rospo per trovare un principe” (Porto Seguro Edizioni) di Cristina Calzecchi Onesti e Fabio Norcia, un volume che insegna alle donne a riconoscere gli amori malati, le relazioni tossiche, e a non sentirsi sbagliate. Filo conduttore dei 13 racconti, la presenza/assenza dell’uomo, incapace di chiudere un rapporto, una relazione: l’uomo che si defila, scappa, diventa un “fantasma” appunto.

Tossico: qualsiasi rapporto e relazione tra due persone che non si sostengono a vicenda, dove c’è mancanza di rispetto. La violenza nasce sempre da lì:

Un amore passionale totalizzante, l’amore conosciuto su Internet, sulle chat e sui social, l’amore che in realtà è solo desiderio, il rispetto e la condivisione che mancano, gli anaffettivi e la mania del controllo, le relazioni narcisistiche. Le donne affidano all’autrice, la giornalista e scrittrice Cristina Calzecchi Onesti, esperta di comunicazione strategica – che abbiamo intervistato – le loro storie: tutte le aspettative e le emozioni, le illusioni e disillusioni, una comunicazione assente, un’infelicità perenne ed una serie di dubbi e domande cui cerca di dare risposte e spiegazioni Fabio Norcia, neurofilosofo e psicoterapeuta: per il Dottor Norcia le ragioni sono “genetiche”. “La violenza psicologica distrugge quanto quella fisica” – ci ha raccontato l’autrice durante l’intervista – “e spesso ne è il preludio”.

Oggi 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, il libro è stato presentato alla Kou Gallery di Roma in occasione dell’incontro Gli Amori Sbagliati alla presenza degli autori.

Abbiamo raggiunto ed intervistato Cristina Calzecchi Onesti:

Parliamo del suo libro, come nasce la narrazione e quale obiettivo si è preposta: denuncia, informazione, narrazione di comprensione, parte emozionale?
I racconti, ispirati a storie assolutamente vere e raccolte ovunque, tra le amiche, i parenti ma anche sull’autobus, sono una piccolissima testimonianza di quanto sia diffusa la violenza psicologica sulle donne, soprattutto nelle relazioni amorose. Se ne parla poco eppure distrugge quanto la violenza fisica e spesso ne è il preludio. Quindi, il mio intento era accendere un riflettore sul tema, aiutare le donne a riconoscere i sintomi degli amori malati ma anche a sentirsi meno sole.

Cosa hanno in comune, i personaggi maschili della storia, della narrazione?
Secondo il Dottor Fabio Norcia, che mi ha aiutato a dare uno spessore scientifico ai racconti, sono tutti affetti da disturbi della personalità. Questi disturbi vanno dal narcisismo alla schizofrenia, passando per circa 13-14 altre sfumature. Se ne possono avere solo accenni oppure rientrare a pieno titolo in una patologia conclamata. Ne sono soggetti maggiormente gli uomini e sono psicopatologie distruttive per le persone che incontrano, mentre quelle cui sono soggette generalmente le donne sono per lo più autodistruttive. Purtroppo, gli uomini sono restii a rivolgersi agli specialisti, invece farebbe un gran bene anche a loro.

Da dove nasce la violenza maschile, attualissima oggi e che si ripercuote nella cronaca, con i femminicidi? È un problema culturale oltre ad un disagio mentale?
Dell’aspetto culturale, che pone l’Italia ancora agli ultimi posti per il gap gender nei bilanci di genere europei, se ne sta parlando e questo va considerato un buon inizio. Ma la novità contenuta nel libro è che si sposta l’accento dal mal costume a una malattia mentale. Se le donne lo sapessero potrebbero mettersi in salvo invece che passare ore a fare autocritica o a tollerare nella speranza che qualcosa cambi. Se c’è di mezzo una malattia si può curare solo con i farmaci e gli psicologi se non gli psichiatri. Insomma, gli uomini di questi racconti non sono semplicemente degli egoisti o dei maleducati, bisogna avere il coraggio di dare il giusto nome ai loro comportamenti.

Qual è il filo conduttore delle tredici storie raccontate?
L’evanescenza della presenza/assenza dell’uomo, che quasi sempre si defila senza neanche chiudere la storia. Da qui il titolo “Fantasmi”. Infatti, l’ho dedicato “agli uomini che, vicino al cuore di una donna innamorata, si dissolvono come nebbiolina umida al mattino”.

Nella società liquida e frenetica, quale quella attuale, si parla molto di relazioni tossiche, di tossicità:
Nell’era dell’individualismo spinto e del Metaverso, cioè della iper-realtà, sicuramente imbastire solide relazioni è diventato ancora più arduo, sono spesso sostituite da molti surrogati. Questo ha reso ancora più evidente il fenomeno e mi ha spinto a domandarmi il perché. È il dottor Norcia ad avermi spiegato che la tossicità degli amori di cui parlo nel libro è antica, legata a basi neurologiche e culturali, a una educazione che resta repressiva e che spinge ancora l’uomo alla competizione e al bisogno di dimostrare a tutti costi il proprio valore. Ma soprattutto mi ha fatto capire che un rospo lo puoi baciare quanto vuoi ma resta sempre un rospo. Se è un “principe malato” deve farsi curare, il mio amore non lo guarirà.

L’amore oggi richiede accortezza o strategia? Come riconoscere da parte delle donne soprattutto, un partner narcisista, manipolatore e violento e come difendersi?
A mio modesto parere l’amore è l’anti-strategia, è rischio, è vita. Ma bisogna porsi dei limiti più auto-conservativi. Se una cosa mi fa molto male è molto probabile che non dipenda da me ma dal fatto che il mio partner sia affetto da un vero e proprio disturbo della personalità. Lì deve risuonare un campanello d’allarme, ma per arrivare a questo occorre una maggiore informazione su questa casistica e una grossa campagna di sensibilizzazione. Come riconoscere un amore malato? Dal malessere che mi provoca. Come difendersi? Non dandosi la colpa, facendosi consigliare e quasi sempre andandosene.

Perché noi donne (anche gli uomini incontrano manipolatrici, forse meno) siamo maggiormente prede dei vampiri energetici, dei narcisisti patologici?
Qui di nuovo devo citare il dottor Norcia. Secondo lui, che è un neurofilosofo, le ragioni sono genetiche. Nelle situazioni di stress, il neurotrasmettitore che prepara all’attacco o alla fuga, è maggiore nell’uomo che nella donna. Inoltre, i cromosomi XY rendono l’uomo più “fragile”, cioè più incline ad ammalarsi, mentre i cromosomi XX rendono le donne più propense alla fiducia, al dialogo, alla compassione.

Troppo spesso ci si incastra tra “non voglio più saperne di te e non posso fare a meno di te”. L’amore malato è uno dei danni della società liquida di oggi?
Non è facile “liberarsi” di un amore malato, bisogna prima di tutto riconoscerlo come tale. Poi, chi soffre di disturbi di personalità gioca violentemente con la psiche della sua preda, è banale liquidare alcune situazione con “lascialo, vattene”. Tante volte non si ha neanche l’autonomia finanziaria per farlo o ci si sacrifica per amore dei figli. Credo che il problema sia antico, fin da quando ci siamo dimenticati che le società arcaiche, in cui le donne avevano un ruolo davvero paritario, erano più pacifiche, come spiega magistralmente l’archeologa Marija Gimbutas.

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Davide Tovani

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