Il potere della danza

Il remake del capolavoro di Dario Argento, fallito miseramente al botteghino, merita una seconda opportunità.

Luca Guadagnino raccoglie la coraggiosa sfida di rivisitare Suspiria, un classico del cinema horror italiano. Quasi sorprende per l’ardita scelta di una pellicola così amata e riverita, introducendo la sua visione nella trilogia lunga una carriera di Dario Argento iniziata con Suspiria (1977), senza dubbio uno dei migliori film del regista romano, proseguita col poco brillante Inferno (1980) e conclusasi rovinosamente col deludente La terza madre (2007).

Dakota Johnson

Guadagnino riafferma il potere femminile in ascesa nel cinema contemporaneo e già al centro del film originale del 1977, ma questa volta la danza assume un ruolo essenziale nell’impianto della narrazione, a partire dalla divisione in atti della storia, come si trattasse di uno spettacolo teatrale.

Le coreografie di danza contemporanea performate dalle allieve della compagnia Markos Tanz originano da movimenti istintuali, capaci di ristabilire un legame con la nostra interiorità primordiale. Passi di una natura quasi sessuale che, rimettendo in contatto col proprio io più profondo, risvegliano la nostra vera essenza.

Proprio attraverso questo processo di riscoperta endogena, in Susie Bannion (Dakota Johnson) si desta Mater Suspiriorum. La danza è molto più che una disciplina o una forma di spettacolo, è un rituale parte dei sabba, dalla forte carica mistica ed evocativa.

Un’apertura vaginale (che sembra presa in prestito da David Cronenberg) sul petto di Susie dopo il risveglio della Madre, afferma tutto il potere femminile di cui la ragazza è investita dal demonio e dal regista, moderna Salomè (archetipo già suggerito nel corso del film) capace di evocare e dispensare morte col potere della sua danza.

L’ambientazione del film è cruciale, la Berlino dell’autunno tedesco già raccontata da Germania in autunno (1978), divisa dal muro e vittima degli attentati terroristici della RAF, una realtà sempre più vicina a quella attuale, in cui il male, come una comunità di streghe, prospera.

Tutto è rigoroso e geometrico nella costruzione scenografica e i movimenti di macchina di Guadagnino, come i passi di una coreografia provata fino alla perfezione, salvo selezionati momenti in cui l’occorrenza della macchina a mano diventa emblema di inquietudine e incertezza nella sua instabilità.

Se il film ha al suo centro solo una delle tre leggendarie streghe raccontate da Argento, Tilda Swinton evoca la struttura triadica interpretando ben tre personaggi differenti, che nel climax finale convergono e si scontrano, prendendo parte al medesimo rituale in ruoli antitetici.

(c) Amazon Studios

Un insuccesso ingiustificato quello di Suspiria alla sua uscita nelle sale nel 2018, un film dall’impianto narrativo solido, la costruzione visiva ammaliante e la forza suggestiva travolgente, grazie anche alle splendide coreografie di Damien Jalet, e che si distacca significativamente dall’originale, trovando la sua indipendenza e la sua ragione di esistere in una nuova visione.

Suspiria di Luca Guadagnino – Con Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Angela Winkler, Ingrid Caven, Elena Fokina, Sylvie Testud, Renée Soutendijk, Christine LeBoutte, Małgosia Bela, Jessica Harper, Chloë Grace Moretz, Fabrizia Sacchi, Jessica Batut, Alek Wek, Vincenza Modica, Brigitte Cuvelier, Clementine Houdart – Anno 2018