Edoardo Siravo in “Falstaff e le allegre comari di Windsor” al Teatro Vittoria

Una stagione che non lascia eguali per varietà di genere e gusti, quella del teatro romano Vittoria, che vede debuttare una coproduzione Teatro Belli – Compagnia Mauri Sturno riaccendendo così i riflettori su una grande e sopraffina penna del teatro del Novecento: quella dell’autore e sceneggiatore Roberto Lerici, che riporta in auge uno dei personaggi più comici di tutta la produzione Shakespeariana (anche se si ricorda la sua prima apparizione nello storico dramma dell’“Enrico IV”). Stiamo parlando, naturalmente, del cavaliere grasso e vanaglorioso John Falstaff; primadonna e protagonista indiscusso di “Falstaff e le comari di Windsor”.

Edoardo Siravo in “Falstaff e le allegre comari di Windsor”

Anni Venti. In scena, un moderno – quanto anche contemporaneo – Sir John Falstaff (Edoardo Siravo). Lui, un vero e proprio giullare di corte, irriverente ed impostore; sempre pronto a tirare le fila di orditi piani spesso al limite del grottesco. Ma, è proprio quando meno se lo aspetta che della sua stessa tracotanza ne rimane irretito. Difatti, nonostante sia qui protagonista assoluto, al di là di ogni aspettativa non sarà di certo lui a dirigere l’andamento del racconto: vero deus ex machina è proprio lei, Madame Quickly (Francesca Bianco), che con la sua insidiosa arte femminea darà al decorso della vicenda narrativa un esito (probabilmente) inaspettato.

Se, apparentemente, però, il personaggio di Falstaff possa apparire agli occhi degli spettatori un classico buffone, opportunista, orgoglioso e dallo spirito sagace; quello profilato dal drammaturgo Lerici in un testo profondamente sarcastico (oltretutto vera punta di diamante di questa messinscena) è un personaggio che acquisisce una venatura a dir poco tragicomica: rappresentante di una sempre più accentuata dissolutezza umana; di un decadimento morale dell’uomo, è proprio nel suo essere “pagliaccio” nella e della vita che acquisisce una disarmante umanità, aprendo – a noi spettatori – gli occhi su un mondo oramai disumanizzato e di cui spesso ne siamo prigionieri. Alla fine, chi per un verso chi per un altro; chi prima chi dopo; diventiamo tutti il John Falstaff della situazione.

Falstaff e le allegre comari

di William Shakespeare

versione e adattamento Roberto Lerici

regia Carlo Emilio Lerici

con Edoardo Siravo

e con Francesca Bianco, Marco Bonetti, Fabrizio Bordignon, Gabriella Casali, Giuseppe Cattani, Beatrice Coppolino, Alessandro Laprovitera, Ruben Rigillo, Germano Rubbi, Susy Sergiacomo, Roberto Tesconi, Tonino Tosto