“Falla girare” – la recensione

Giampaolo Morelli è regista e protagonista di questa commedia divertente, tra Napoli e Chinatown, targata Prime Video.

Nel panorama contemporaneo italiano sono pochi gli attori che hanno alternato il passaggio da fronte camera a dietro camera. Quinto film da regista per Giampaolo Morelli con una (poco) action-comedy divertente che regala allo spettatore la leggerezza di chi ha deciso di non prendersi sul serio, dando vita a un personaggio, che solo apparentemente può sembrare troppo eccessivo, anche se in realtà non lo è affatto.

“Falla girare”, distribuito da Prime Video, offre al pubblico il  protagonista trash, Natan, star dei social dal cuore buono, che nonostante la realtà in cui e di cui vive, che facilmente irrita chi aborra il mondo del web trash, riesce comunque a conquistare. Proprio come i “Duran-Duran” che con la loro musica fanno da colonna sonora, l’influenzer non è il solo a godere del beneficio dal pubblico perché è accompagnato da un gruppo di co-protagonisti eterogenei simpatici e grotteschi. 

“Falla girare” pone al centro della trama un’idea che è pregna di veridicità secondo cui il mondo è un paradiso pericoloso. A confermare questa tesi, ci pensa il personaggio di Ciro Priello, Guglielmo Bonetti, bramoso giornalista costretto dal suo capo a dedicare un articolo a questo influencer sfigato, Natan. Sul suo cellulare ha un’applicazione attraverso la quale riesce a monitorare quanti suicidi subisce l’umanità ogni giorno. Il numero è sempre in costante aumento e la causa secondo il Bonetti sarebbe da ricercarsi nell’estinzione della marijuana in tutto il mondo. Arriva il giorno dell’intervista esclusiva all’ideatore della bocca “a culo di gallo”, che per un imprevisto pirotecnico si macchia la “reputazione”, i due trovano così nel giardino della villa del futurista inventore, un esemplare maschio di cannabis. La vita del protagonista potrebbe prendere una svolta e Guglielmo potrebbe aver trovato la cura per donare felicità al mondo. Unico tassello rimasto? Rubare l’unico esemplare femmina di marijuana custodito nei giardini del Vaticano, così da produrre semi per il commercio dei narcotrafficanti. 

Ma per far si che  questo piano pazzo prende forma, sono necessari altri aiutanti: Oreste, spacciatore dalla lunga zazzera (Fabio Balsamo), Arturo, strambo fratellastro di Natan (Giovanni Esposito), la poliziotta sotto mentite spoglie Sara Nicoletti (Laura Adriani) e Diego, ex galeotto in pensione (Michele Placido), sono le giuste reclute.

Morelli fonde gli elementi tipici della commedia all’italiana con l’action dei film made in China, con antagonisti provvisti di katane, nunchaku e kimoni. Come nei migliori gialli, nel seno della banda si fa largo una serpe che ha uno scopo tutto personale, la capo banda, interpretata da Jun Ichikawa, ha intenzione di impossessarsi di entrambe le piantine e di governare tutto lo spaccio di  stupefacente.

In questo film si canzona il mondo social, si critica velatamente la realtà fittizia che circonda ogni individuo, con ogni tipo di “filtro”. Non mancano ironiche  frecciatine dall’accento napoletano, immancabilmente cucite addosso a tutti quegli “intellettuali con il Rolex”. Si riesce a capire che il film, al di là del divertimento, è un grido di protesta contro un mondo che va sempre a duemila all’ora e nel quale l’individuo (ma certamente non la persona) ha possibilità infinite di scelte. 

“Falla girare” è una commedia spiritosa, che regala leggero divertimento al pubblico e anche momenti di superficiale riflessione. Nota di merito a Leopoldo Mastelloni nel suo ruolo di antagonista algido e a Giampaolo Morelli per la scelta di usare un registro linguistico totalmente in vernacolo napoletano. Forse per omaggiare quel dialetto di cui si vergognava agli inizi della sua carriera?

Anche questo coraggio artistico, frutto di una crescita professionale, può essere motivo di non superficiale riflessione.