
“STABAT MATER” alla Sala Mercato di Genova
1 Aprile @ 21:00 – 6 Aprile @ 17:00 CEST

Sala Mercato
Dal 1 al 6 aprile 2025
STABAT MATER
di Liv Ferracchiati
secondo capitolo della sua Trilogia sull’identità
drammaturgia e regia Liv Ferracchiati
con (O.A.) Liv Ferracchiati, Francesca Gatto, Chiara Leoncini, Livia Rossi
aiuto regia Piera Mungiguerra
scene Giuseppe Stellato; costumi Laura Dondi
luci Emiliano Austeri; suono spallarossa
produzione Centro Teatrale MaMiMò, Marche Teatro, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Un nuovo ensemble di interpreti e un nuovo allestimento dello spettacolo che torna in scena, quasi dieci anni dopo in una forma diversa, nella volontà di far rivivere un progetto che, in anni non sospetti, aveva trattato tematiche politicamente e socialmente centrali quali l’autodeterminazione e la libertà d’espressione identitaria.
Una commedia sferzante e caustica presentata nel 2017 alla Biennale di Venezia, esito di un intenso lavoro di raccolta di interviste sul tema della costruzione del genere, realizzate tra il 2013 e il 2015 dalla prima compagnia di Ferracchiati, The Baby Walk.
L’obiettivo era quello di raccontare da un punto di vista inedito le dinamiche dei rapporti familiari e del divenire adulti, mentre il lavoro drammaturgico si distingueva per il linguaggio fresco e ironico, ancorato ai canoni della contemporaneità, ma con punte di lirismo,
STABAT MATER è il secondo capitolo della cosiddetta Trilogia sull’identità di cui fanno parte anche
Peter Pan guarda sotto le gonne (2015) e Un Eschimese in Amazzonia (Premio Scenario 2017).
“All’interno di una struttura drammaturgica complessa e gestita con mano ferma, spiccano dialoghi credibili e incalzanti, ricchi di una destrezza ironica che ricorda il primo Woody Allen”: con questa motivazione, nel 2017 la giuria del Premio Hystrio “Scritture di Scena” designò vincitore Liv Ferracchiati e il suo STABAT MATER, storia di uno scrittore trentenne che cerca di diventare adulto e di trovare una propria collocazione nel mondo, emancipandosi dalla figura materna e tendando di abbattere i più tossici stereotipi maschili. Un percorso di scrittura in cui si individuano più piani dialogici per riflettere sull’identità di ognuno, sulle gabbie entro le quali spesso ci rinchiudiamo, limitandoci, e sulle possibilità di superarle, nonostante nella nostra società si assista a progressi e regressi sull’argomento.
Parte da Genova il nuovo allestimento
In scena uno scrittore trentenne (interpretato da Liv Ferracchiati) che affronta le tappe esistenziali della sua maturazione di essere umano e si dibatte tra l’incapacità di sostenere una relazione con la propria compagna, interpretata da Livia Rossi, e la necessità di recidere il cordone ombelicale e ottenere dalla Madre (Francesca Gatto) un “patentino” che lo autorizzi ad esistere.
Ad accompagnarlo in questo percorso sarà una psicologa, interpretata da Chiara Leoncini, che lo aiuterà a individuare i cliché e gli stereotipi di cui, suo malgrado, è vittima.
In scena personaggi fotografati in tutta la loro vulnerabilità, incapaci di trovare una lingua comune, ma estremamente desideranti e protesi al proibito. Tramite la scrittura, inventando nuove possibilità, artistiche ed esistenziali, creando cortocircuiti di convenzioni, il protagonista cerca di farsi spazio nel mondo, anche se il mondo tende a non contemplarlo.
Nel nuovo allestimento ci si concentra su una resa scenica più metaforica e meno realistica e punta l’accento sulla rielaborazione del ricordo, per interrogarsi e analizzare gli stereotipi sul maschile e il femminile che si stanno via via modificando nella percezione: « Rispetto al 2017, la madre che all’epoca, era interpretata in una gigantografia video da Laura Marinoni, quale figura ingombrante e fissa – leggiamo nelle note di Liv Ferracchiati – stavolta è presente in scena e interpretata da Francesca Gatto, per essere allo stesso tempo concreta e simbolica, sempre fagocitante a livello di immagine, ma stavolta un corpo in relazione viva con il figlio. Non resta allora che farsi guidare dal femminile che ha intorno intanto – anche aggrappandosi silenziosamente al proprio. E allora ci prova ad emulare i modelli maschili con cui è cresciuto: ma ecco che le parole franano e avvampa di vergogna tra le macerie di una mascolinità che non trova ancora nuovi modelli di riferimento. Dieci anni fa gli studi sul genere non erano ancora dibattito pubblico o temi che interessavano la massa. A noi che iniziavamo ad approfondire, leggendo ad esempio Butler o Preciado, sembravano qualcosa di fondamentale, una chiave per rileggere gli esseri umani e forse consegnare loro una nuova possibilità di autocomposizione decostruendo i modelli noti. Nel nostro contemporaneo la sensibilità sulla questione delle persone trans è ancora ricca di criticità. Noi, come transgender, non siamo ascoltati, anzi, sono altri che continuano a parlare (a sproposito) per noi e decidono per questioni fondanti delle nostre esistenze, compresi i diritti basilari come l’autodeterminazione e la libertà d’espressione. Credo che nell’immaginario collettivo la figura della persona trans sia ancora piuttosto fraintesa e mistificata. Per questo un lavoro così è ancora fondamentale e deve essere oggetto di discussione».
LIV FERRACCHIATI
Nato a Todi nel 1985, è un autore, regista e performer. Diplomato alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano nel 2014, nel gennaio 2015 fonda la compagnia teatrale The Baby Walk e dà vita alla Trilogia sull’identità, sul tema dell’identità di genere. Nel settembre 2016 inizia una collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria e debutta con Todi is a small town in the center of Italy. Nel giugno 2017 – Stabat Mater – il secondo capitolo della Trilogia, vince il Premio Hystrio “Scritture di Scena”, mentre, nel luglio dello stesso anno, il terzo capitolo – Un eschimese in Amazzonia – si aggiudica il Premio Scenario. Todi is a small town in the center of Italy, Peter Pan guarda sotto le gonne e Stabat Mater vengono selezionati da Antonio Latella per la Biennale Teatro 2017 – 45° Festival Internazionale del Teatro di Venezia. Alla Biennale del 2020, una menzione speciale è attribuita a La tragedia è finita, Platonov, racconto autorale dall’omonimo dramma di Anton Čechov. Nel 2020 è pubblicato da Marsilio Editori il suo primo romanzo, Sarà solo la fine del mondo. Nel 2022, produzione di Marche Teatro, Teatro Bellini, CSS di Udine e Metastasio Teatro, mette in scena. Uno spettacolo di fantascienza_ quante ne sanno i trichechi. Al Piccolo ha curato la messa in scena, nella stagione 2022/23, HEDDA. GABLER. come una pistola carica e nella stagione 2023/24 Come tremano le cose riflesse nell’acqua, scrittura originale da Il gabbiano di Anton Čechov. Al Festival di Spoleto 2024 è andato in scena, in prima nazionale, La morte a Venezia. Libera interpretazione di un dialogo tra sguardi ispirato a La morte a Venezia di Thomas Mann (tuttora in tournée).
Dopo Genova lo spettacolo sarà in scena al Teatro Sperimentale di Ancona (9 aprile); al Teatro Gobetti \\ Teatro Stabile di Torino (6-11 maggio); al Teatro Grassi \\ Piccolo Teatro di Milano (27 maggio -1° giugno).
* nell’ambito del ciclo di incontri periodici “Trenta minuti fuori scena”, subito dopo la replica di sabato 5 aprile, intorno 20h45, Liv Ferracchiati sarà in dialogo con Vera Gheno – autrice, sociolinguista, traduttrice dall’ungherese, ricercatrice universitaria e attivista. Ha collaborato con l’Accademia della Crusca, mentre per Einaudi, ha pubblicato Potere alle parole. Perché usarle meglio (2019), Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole (2021) e Grammamanti. Immaginare futuri con le parole (2024). Si occupa prevalentemente di comunicazione digitale, questioni di genere, diversità, equità e inclusione. Conduce, per «Il Post», il podcast Amare parole.
martedì, mercoledì e venerdì, 20h30; giovedì e sabato, 19h30; domenica, 16h00
Info e biglietti telefono 010 5342 720; e-mail teatro@teatronazionalegenova.it
biglietti.teatronazionalegenova.it