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14 Novembre @ 20:30 16 Novembre @ 17:00 CET

Quando Pier Paolo Pasolini scriveva “Orgia” nel 1968, immaginava una coppia che per vivere la sua “diversità” si nascondeva dal mondo, per trasgredire alle regole nel segreto della loro stanza. Oggi, più di cinquant’anni dopo, il regista Fabio Morgan ribalta completamente quella visione, cercando una risposta contemporanea.

“Il Cielo in una stanza”,  un’opera originale interamente concepita per la realtà virtuale, va in scena dal 14 al 16 novembre a Roma, al Teatro Argot, ma poi continuerà a girare il Lazio con date ad Arsoli (venerdì 21 novembre), Sezze (sabato 22), Ostia (domenica 23) e Tuscania (domenica 30 novembre).

“Il cielo in una stanza” trasforma il testo pasoliniano in un viaggio verso la vita invece che verso la morte: un esperimento artistico che utilizza la tecnologia immersiva raccontando la storia più antica del mondo, l’amore. L’opera si svolge interamente in una stanza, durante una sola notte, mentre due attori provano proprio il testo di Pasolini. Ma quello che inizia come una semplice prova teatrale diventa gradualmente la loro vera storia: il confine tra recitazione e vita si dissolve, fino a quando non capiscono che il vero spettacolo non è quello che stanno provando, ma quello che stanno vivendo.

Fabio Morgan, agitatore culturale, si è distinto in questi anni nel tentativo di creare innovativi format di spettacolo dal vivo, come “Fitzcarraldo” – la prima opera lirica su battello in movimento sul Tevere. Con “Il cielo in una stanza” cerca di portare la sua ricerca sui linguaggi teatrali nel mondo della realtà virtuale. “Ho sempre creduto che il teatro debba occupare spazi non convenzionali”, spiega Morgan. “La VR mi permette di creare un’intimità impossibile: lo spettatore è letteralmente dentro la camera da letto di una coppia, testimone invisibile della loro trasformazione”.

“Pasolini raccontava la diversità come una condanna – spiega Morgan – I suoi personaggi erano diversi perché desideravano in un mondo che vietava il desiderio. Ma oggi la situazione si è capovolta: siamo in un mondo che ci obbliga a desiderare tutto, a consumare tutto, a mostrare tutto. La vera diversità, oggi, è voler essere normali. È scegliere il silenzio invece del rumore, la privacy invece dell’esibizione, l’amore duraturo invece del consumo di corpi”

L’opera segue questa coppia di attori attraverso sei episodi, ognuno dei quali esplora un aspetto diverso della crisi contemporanea: l’incapacità di comunicare autenticamente, la sterilità emotiva mascherata da iperattivismo, la nostalgia per un mondo dove era possibile essere semplicemente se stessi. 

In questo confronto serrato con “Orgia” di Pasolini, si delineano alcune chiare divergenze: Pasolini fotografava la fine di un mondo, raccontava la morte come unica risposta possibile all’oppressione, mentre Morgan, cinquantasette anni dopo, cerca di immaginare l’inizio di un mondo nuovo.  Non nega la crisi contemporanea – la descrive con la stessa lucidità di Pasolini – ma cerca una via d’uscita che non sia la resa.

“Orgia” diceva: siamo diversi, il mondo ci odia, moriamo. “Il cielo in una stanza” risponde: siamo diversi perché vogliamo essere normali, il mondo ci vuole performativi, generiamo vita”


Scritto e diretto da Fabio Morgan

con Diego Migeni, Sarah Nicolucci, Carlotta Sfolgori

Aiuto Regia Emiliano Morana

scene e costumi Giovanni Schiera

sarta Patrizia Martella

Riprese Video, fotografia e sviluppo software Build2Bit

Montaggio, post produzione e VFX Seven Heroes

Direzione di produzione Simona Centi, Katia Caselli

una produzione Infinito srl

con il contributo di Regione Lazio – Avviso Pubblico Spettacolo dal vivo 2025

Argot Studio

Via Natale del Grande, 27
Roma, 00153 Italia
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