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Campania Teatro Festival XVII edizione
21 Settembre @ 21:00 – 15 Ottobre @ 21:00 CEST
CAMPANIA TEATRO FESTIVAL – XVII EDIZIONE
Dal 21 settembre al 15 ottobre 2024
“Battiti per la libertà”. È questo il significativo slogan della diciassettesima edizione del Campania Teatro Festival, l’ottava diretta da Ruggero Cappuccio, in programma dal 21 settembre fino al 15 dicembre.
Realizzato con il sostegno concreto della Regione Campania, e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival presieduta da Alessandro Barbano, il Campania Teatro Festival, che è parte rilevante della rete Italia Festival e dell’EFA (European Festival Association), si avvale anche nel 2024 del contributo che il Ministero della Cultura destina al rilievo multidisciplinare e alla qualità della programmazione.
Tante le novità di questa edizione. Non solo la data, slittata di tre mesi rispetto a quella tradizionale, ma anche la rinuncia alle sezioni e agli spazi all’aperto. Tuttavia, il Festival anche quest’anno sarà ricco di appuntamenti importanti, con ben 40 spettacoli, molti dei quali al debutto, privilegiando, come da virtuosa strategia, le drammaturgie contemporanee.
INTERNAZIONALI
Otto gli attesissimi spettacoli internazionali, con grandi nomi del panorama teatrale che faranno tappa a Napoli: Bob Wilson, Jan Fabre, Euripides Laskaridis, Nat Randall e Anna Breckon, Patrick Blenkarn e Milton Lim, Luciano Rosso, il “nostro” Antonio Latella con Maria Kallimani e una giovane e talentuosa Compagnia greca.
Il geniale regista americano Bob Wilson proporrà il suo “Ubu” il 12 ottobre (con due repliche il giorno successivo), nello spazio del Galoppatoio della Reggia di Portici. L’opera naturalmente si ispira al famosissimo testo che Alfred Jarry scrisse nel 1896. Una critica contro la guerra e il totalitarismo che presenta ancora oggi elementi di preoccupante modernità. Nell’affascinante messa in scena di Wilson, che nasce dallo stretto legame con le ricerche e le creazioni di Joan Mirò intorno all’universo di Ubu Roi, il tiranno ritorna sotto l’ombrello dei paradossi e delle attuali disuguaglianze. Con Mona Belizán, Biel Morro, Marina Nicolau, Alejandro Navarro, Joan Maria Pascual, Sandrine Penda, Joana Peralta, Sienna Vila & Alba Vinton. Il cast- come scrive nelle note il co-regista Carlo Chemin– è però considerato come un insieme, dove la nozione di personaggio sfuma. “È tutta una recita ed è tutta danza. Utilizzando il montaggio di testi e movimenti come un collage dinamico, con mezzi diversi come burattini, striscioni, animali, danze grottesche e voci registrate, costruiamo una costellazione di sequenze che consentono al pubblico la libertà di interpretare e costruire la propria prospettiva su questa rappresentazione ridicola del potere e della barbarie”. Lo spettacolo è stato commissionato come momento finale della mostra “Personae. Maschere contro la barbarie”, ispirata alla fascinazione di Joan Mirò per l’opera di Jarry, curata e presentata da Imma Prieto all’Es Baluard Museo d’Arte Contemporanea di Palma di Maiorca. Bob Wilson il 12 ottobre, giorno del debutto di “Ubu”, incontrerà il pubblico del Festival prima dello spettacolo alla Reggia di Portici. Un appuntamento da non perdere.
Sono due, invece, gli spettacoli che il talentuoso e sempre originale regista belga Jan Fabre propone al Festival, entrambi nella Sala Assoli di Napoli. Una protesta contro la realtà e le sue leggi, contro i fatti e il loro conformismo. Questo, e non solo questo, è “I am a mistake”, letteralmente sono un errore, il testo di Jan Fabre che va in scena con la sua regia il 12 e il 13 novembre. Scritto da Fabre nel 1988, e dedicato non a caso al sovversivo cineasta Luis Bunuel e ad Antonin Artaud, il lavoro teatrale è una professione di fede da parte dell’artista, una schietta confessione, un mantra che ripete e divide. “Io sono un errore Perché non appartengo a una razza/Io sono un errore Perché sono un movimento solitario/Io sono un errore Perché sono ancora curioso/Io sono un errore Perché sono l’acerrimo nemico di me stesso”. Questo l’incipit di un monologo per fumatore incallito, come lo definì lo stesso Fabre, che invitò a partecipare alla creazione il compositore tedesco Wolfgang Rihm. Protagonista dello spettacolo è Irene Urciuoli.
Il 10 dicembre (con replica l’11) approda a Napoli “I am sorry”, con Stella Hottler, che avevamo già apprezzato nel Campania Teatro del 2020. In questo caso la bravissima performer tedesca interpreta un personaggio perso e confuso, in un mondo che cambia. Si scusa per tutto, per come appare, per come si comporta, per quello che dice. Si incammina sulla strada dell’autocensura, mentre crede fermamente che invece il percorso giusto sarebbe quello di impegnarci in discussioni, scambiare idee o semplicemente parlare tra di noi. Quando una società si rifiuta di ascoltare le opinioni dissenzienti, finisce con l’indebolirsi e non rafforza le proprie argomentazioni. Il dialogo, si chiede e ci chiede Fabre, non è forse la base della democrazia?
Una donna affascinante, in Italia il ruolo è affidato ad Euridice Axen, recita la stessa breve scena per 100 volte con altrettanti attori non professionisti per 24 ore di fila. È questo il particolarissimo schema drammaturgico di “Second woman”, lo spettacolo di Nat Randall e Anna Breckon che il Campania Festival propone dal 14 al 15 dicembre al Teatro di Corte di Palazzo Reale. Ispirato a “Opening night”, il famoso film di John Cassavetes del 1977, questo singolare esperimento teatrale esplora, anche attraverso un uso sapiente del video dal vivo, le regole comportamentali di genere e le dinamiche di potere. La trama è semplice: Virginia attende in una stanza la visita di Marty, con il quale in precedenza ha litigato. Lui arriva, si scusa per la sua reazione precedente, bevono un drink, lei gli chiede rassicurazioni, ballano. Lui se ne va, lei riordina, resetta la musica, si siede ad aspettare il prossimo ragazzo. Co-produzione della Fondazione Campania dei Festival.
Un’altra maratona teatrale che va vissuta fino in fondo è “Asses Masses”, co-creazione di Patrick Blenkarn e Milton Lim, con la drammaturgia di Laurel Green, che si potrà vedere il 17 novembre alla Sala Pasolini di Salerno. Asses Masses è un videogioco progettato per essere giocato interamente dal pubblico dal vivo, una persona alla volta. Un’opera immersiva e originalissima. La storia epica, della durata di oltre 7 ore, di un branco di asini disoccupati, che cercano di riottenere le proprie mansioni sostituite dall’automazione. Spettatori coraggiosi si alternano alla guida della mandria, per scoprire la differenza, in una società post-industriale, tra il lavoro che ci determina e il gioco che ci libera. I canadesi Patrick Blenkam e Milton Lim sono artisti concettuali che si fanno domande sull’attuale valore sociale dell’arte, regalandoci un’opera sfrontata e politica. Una sorta di “La fattoria degli animali” che incontra “Pokemon” e “Final Fantasy”.
Lo avevamo conosciuto e apprezzato nel 2018 in “Un poyo rojo”. Lo ritroviamo con piacere al Festival in “Apocalipsync”, in programma il 19 e il 20 ottobre al teatro Nuovo di Napoli. È Luciano Rosso, talentuoso performer argentino che ci accompagnerà questa volta in un viaggio sbalorditivo e divertente sui molteplici modi per evitare la noia. Nato nel 2020, durante la pandemia, lo spettacolo di Luciano Rosso e Maria Saccone ci offre una riflessione sull’isolamento e la creatività, mostrandoci un uomo immerso in un mondo che limita la sua libertà, che attraversa una crisi esistenziale, al termine della quale ritroverà se stesso. Con grande autoironia e momenti di pura comicità, tra trasformismi, lipsync, clownerie e danza, “Apocalipsync” è il cammino che il protagonista percorre per trovare la propria natura più pura, per dare un senso alla propria vita. La regia è di Luciano Rosso, Maria Saccone e Hermes Gaido.
“The Glass Menagerie”, ossia “Lo zoo di vetro”, di Tennessee Williams è il capolavoro teatrale che Antonio Latella ha scelto per il suo primo lavoro in Grecia, nato grazie all’incontro con la famosa attrice Maria Kallimani e una Compagnia di giovani e talentuosi attori. Lo presenta al pubblico napoletano il 17 ottobre al teatro Nuovo. La famiglia come Nazione, la memoria storica e individuale, il tema della trasparenza che diventa quello della ricerca. Sono questi gli elementi fondanti, come spiega Latella nelle note di regia, di un emozionante testo. ” Guardare attraverso il vetro. Guardare attraverso le emozioni dell’anima. Togliere le impurità del vivere e cercare un’ “assoluta” perfezione, anche se sappiamo bene che così non si può vivere, come ne sono consapevoli tutti i protagonisti di questa nostra grande storia. Allora perché ricordare? Perché raccontare la storia della propria famiglia al grande pubblico, perché far diventare una questione privata una questione pubblica? Forse esiste una risposta, ma credo che questa risposta vada cercata nella vita privata di Williams stesso. Un autore che chiede a tutti noi di allontanarci dal realismo e provare a rivisitare questa storia attraverso gli occhi della mente, andare oltre ciò che si vede per provare a vedere nell’oscurità”.
Un arazzo poetico e immaginifico. Così si annuncia “Titans”, l’originale mix di performance, danza, circo contemporaneo e arti visive nato dal genio creativo di Euripides Laskaridis, in programma al Festival in data e luogo da stabilire. In un vuoto indefinito, un essere cosmico dal genere non specificato si dondola dolcemente su un’altalena. Fronte larga, ventre gravido, forse per un bambino o forse soltanto di idee. Onnipotente e sempre presente, da prima dell’inizio di tutto. Immortale e irrequieto. Sempre bisognoso di un compagno: una presenza impercettibile, una figura-ombra che scivola nell’oscurità circostante per far girare questo particolare cosmo. L’artista greco, tra i più importanti coreografi del panorama internazionale, crea in questo lavoro un nuovo mondo accattivante ed enigmatico, e ci conduce per mano in un viaggio alla scoperta dei nostri desideri ancestrali. In un luogo dove la magia dell’ideale si scontra con la crudezza del reale, svelandoci come in un sogno le nostre fragilità e i nostri limiti. Con Euripides Laskaridis, che cura anche la regia, e Dimitris Matsoukas.
PROSA NAZIONALE
Il Festival partirà il 21 settembre (replica il giorno dopo) al teatro Mercadante di Napoli con “La prima luce di Neruda”, la trasposizione teatrale del famoso romanzo di Ruggero Cappuccio. Lo spettacolo, coprodotto dalla Fondazione Campania dei Festival e dal Teatro dell’Elfo di Milano, porta in scena, con la regia di César Brie, due stagioni della vita del famoso poeta cileno: quella dell’amore, delle speranze e di un mondo che si trasforma, ma anche la stagione del buio, della violenza e della morte. Una storia soprattutto di libertà. La invocano alla stazione di Roma grandi intellettuali italiani (Morante, Moravia, Guttuso, Levi),che si oppongono al decreto di espulsione che vuole Neruda estradato in Svizzera; la cerca una donna, Matilde Urrutia, che osserva e attende che si liberi anche il suo amore per Pablo. Il plot narrativo viaggia tra presente, passato e futuro, tra l’isola di Capri, dove i due amanti danno profondità e luce a una passione segreta, e il Cile del golpe di Pinochet, teatro di una sanguinaria dittatura. “Il potere non perdona la capacità di essere liberi”, scrive Cappuccio. In scena Cristina Crippa, Elio De Capitani, Silvia Ferretti, Umberto Terruso e Francesca Breschi, che incalzerà e cullerà con la musica e il suo canto dal vivo la sensualità dei corpi.
Nello stesso spazio di piazza Municipio si potrà assistere il 26 settembre a “Il medico dei maiali”, testo e regia di Davide Sacco, con Luca Bizzarri, Francesco Montanari, David Sebasti e Mauro Marino. Un intelligente gioco teatrale sulla monarchia, dove la raffinata strategia di un veterinario, coinvolto per caso nella constatazione del decesso regale, diventa il pretesto per indagare sulle trasformazioni che genera il potere e sulla natura ferina dell’uomo. “Quando le certezze cadono, quando muoiono i padri e crollano le torri, l’essere umano si mostra sempre per quello che è: una bestia, una bestia pronta a essere un uomo”, scrive Sacco nelle note di regia. Il testo, vincitore del Premio Nuove Sensibilità 2022, è il terzo capitolo della trilogia “La ballata degli uomini bestia” di Davide Sacco (Caracò Editore), che comprende “L’uomo più crudele del mondo” e “Sesto potere”.
Un lavoro di indagine ricco di spunti di riflessione è anche quello nel teatro fisico, alla ricerca di gesti che raccontino il nostro presente. La storica Compagnia dei Gordi, prodotta dal Franco Parenti di Milano, porta al Mercadante il 28 settembre “Note a margine”, per la regia di Riccardo Pippa. Le premesse di un’ultima tragica commedia, quella del rituale funebre, si infrangono contro l’impaccio della materia, la verità del corpo, le diverse sensibilità e gli imprevisti della vita. La nota a margine, un appunto che trova spazio sui bordi o alla fine di un testo impaginato, viene qui intesa come ogni gesto dedicato a chi se n’è andato, ma è anche rompere più o meno volontariamente la linearità di una cerimonia; è ogni nostra smarginatura, o sconfinamento, dovuta all’irrompere delle emozioni o a quella sensazione tutta umana di essere parte di una storia che ci precede e che non finisce con noi.
Cosa avrebbero detto Giorgio Gaber e Fabrizio De Andrè di questo nostro tempo presente? Quante nuove canzoni ci avrebbero regalato per aiutarci a comprendere meglio, sul filo dell’ironia e della poesia, una realtà che sembra esserci sfuggita di mano? Un omaggio a due grandi cantautori italiani, ma sappiamo bene che è riduttivo definirli tali, è “Tra Gaber e Faber”, lo spettacolo che Neri Marcorè propone il 1° novembre alMercadante. Un viaggio emozionante, dove, tra capolavori intramontabili, monologhi e poesia in musica, Marcorè dimostra, con passione e rispetto, che il genio è sempre profetico. E riesce a parlarci oggi, a distanza di 21 e 25 anni dalla scomparsa di Gaber e Faber, di temi come la necessità di confronto e la libertà, anche di amare chi si voglia. Tanto, certo, avrebbero potuto ancora raccontarci, tanto ci hanno lasciato in eredità di pensiero. Con Marcorè in scena un’inedita band composta da sei talentuosi musicisti (Anais Drago, Fabrizio Guarino, Domenico Mariorenzi, Alessandro Patti, Simone Talone e Alessandro Tomei). Co-produzione della Fondazione Campania dei Festival.
Il ritratto di uno degli scrittori più importanti del nostro tempo, morto suicida nel gennaio del 2022, rivive il 3 novembre al Mercadante in “La notte di Vitaliano Trevisan”, una drammaturgia di Jacopo Squizzatocon la mise en éspace di Andrea Baracco. I talenti attoriali, tra i quali quello di Massimiliano Gallo, incrociano il talento letterario di Trevisan e, attraverso un montaggio incrociato di alcune delle sue opere più famose (I quindicimila passi, Tristissimi giardini, Standards, Back tulips, Works) danno corpo e voce a un racconto di appassionata intensità emotiva.
Presenti nella stagione del Teatro di Napoli, e in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival, vanno segnalati altri tre spettacoli. Dal 25 ottobre al 3 novembre va in scena al Ridotto del Mercadante “Controimmagini”, l’omaggio che Michelangelo Dalisi dedica a Joseph Beuys, artista sciamano per eccellenza. Accostando immagini, azioni e frasi iconiche dell’inimitabile genio tedesco, si squarciano riflessioni sul mercato dell’arte, sul politicamente corretto, sulle etichette e su temi di stringente attualità. Aprendo a una visione olistica della realtà in cui nulla è più separato: società, natura, politica, economia, vita, tutto diventa opera d’arte. Con Michelangelo Dalisi, che cura anche la regia, e Marco Cacciola.
Non meno intenso, ma per motivi diversi, è “Laguna Cafè”, lo spettacolo di Giuseppe Affinito, con la regia di Benedetto Sicca, in programma dal 28 novembre all’8 dicembre sempre al Ridotto. In uno spazio sospeso tra realtà e immaginazione, due uomini si ritrovano dopo anni per affrontare ricordi e rimpianti. Compiono un viaggio emotivo che esplora l’amore e le relazioni e che li condurrà fino al compimento ineluttabile del loro destino. Un incontro che mette a nudo la vulnerabilità umana, l’inadeguatezza dei sentimenti e la ricerca di una verità condivisa. In scena Giuseppe Affinito e Gianluca Merolli.
Il 4 dicembre al Mercadante c’è poi l’atteso “Macbeth” di William Shakespeare, per la regia di Jacopo Gassmann, con Roberto Latini, Lucrezia Guidone, Nicola Pannelli e Olga Rossi. “Macbeth – come scrive Gassmann nelle note di regia – è il lungo viaggio di un uomo alle radici del male. O meglio ancora, il progressivo inabissamento di una coscienza nel vasto e inesplorato territorio del rimosso. Una lunga giornata che procede inesorabilmente verso la notte, una notte in cui tutto va storto, in cui l’ordine delle cose è rovesciato e la natura stessa viene ferita e violentata”. Attraverso un percorso a ritroso, che trasforma lentamente un guerriero all’apice della virilità in “un bambino sperduto con i capelli bianchi”. Co-produzione della Fondazione Campania dei Festival con il Teatro di Napoli.
E a conferma di una virtuosa sinergia con il Teatro di Napoli, il Campania Teatro Festival ospita anche “Noccioline”, il testo di Fausto Paravidino con cui si è concluso il triennio della Scuola per attori diretta da Renato Carpentieri. Lo spettacolo si potrà vedere dal 4 al 6 ottobre al teatro San Ferdinando di Napoli. Ventitré sequenze: ognuna ha un titolo che, con pungente ironia, collega ciò che accade in scena al mondo. Nella prima parte un gruppo di adolescenti passa dai giochi a confrontarsi con il presente, tra chiacchiere e piccoli soprusi. Nella seconda parte precipitiamo in una realtà possibile, in cui il gruppo si è separato in vittime e carnefici. “Noccioline è un testo politico e allo stesso tempo commedia divertente” afferma Carpentieri, che cura la regia dello spettacolo: “nasce all’indomani dei fatti del G8 di Genova. Una fortuna per giovani attrici e attori appena diplomati, per i quali vale ancora quello che dice l’autore: percepire la tragedia non vuol dire diventare migliori, ma volerlo sì”.
Particolarmente interessanti sono anche le 6 proposte del Campania Teatro Festival 2024 al teatro Sannazaro di Napoli.
Il 24 settembre si potrà assistere a “Ternitti”, la trasposizione teatrale del bellissimo romanzo del premio Strega Mario Desiati realizzata da Giusy Frallonardo e Paolo Russo. Una storia di emigrazione, sofferenza, ma anche amore e riscatto. Quello di Mimì, operaia cinquantenne, che, attraverso un dialogo con la figlia Arianna e la sua amica Teresa, traccia le linee della sua esistenza e fa rivivere sulla scena, con una narrazione di libertà che diventa impegno civile, il viaggio della sua famiglia in cerca di fortuna in Svizzera e il ritorno in Puglia, con maggiore consapevolezza e con la stessa voglia di lottare contro le ingiustizie. “Ternitti” è il nome che i salentini davano all’eternit, una promessa di ricchezza che si trasformò ben presto in dolore e morti per amianto. In scena con Giusy Frallonardo ci sono Magda Marrone e Maria Giacquinto, che nel doppio ruolo di attrice e cantante connette il piano narrativo a quello musicale dei Radicanto. La regia è di Enrico Romita.“La denuncia”, scritt