Escher, tra Arte e Scienza in mostra a Palazzo Bonaparte

Adoriamo il caos perché ci piace riprodurre l’ordine.

Di mostre di Escher ne sono state fatte molte in questi anni ma la completezza di quest’ultima, in occasione dei 100 anni dalla sua prima visita nella Capitale avvenuta nel 1923, non ha eguali in Italia. Siamo nella prestigiosa location di Palazzo Bonaparte, divenuto ormai teatro “calamita” delle migliori mostre che soggiornano nella capitale e rimarrà in essere fino al 1 aprile 2024.

L’artista olandese Maurits Cornelis Escher è a tutt’oggi una delle figure più rilevanti e innovative della storia dell’arte contemporanea. Non identificabile con una corrente specifica o un movimento artistico strutturato, Escher rappresenta però una pietra angolare del connubio tra arte e scienza che mai si era raggiunto in questi termini. Se dal canone ellenico di Policleto ai grandi maestri rinascimentali come Leonardo, Brunelleschi e Leon Battista Alberti la scienza e la matematica sono state strumenti applicativi nell’arte, ecco che con l’avvento di Escher diventano sovrapponibili. La geometria diventa arte come l’arte diventa geometria. Il rango di autonomia estetica della scienza deve molto all’artista olandese, che a sua volta ha subito l’influenza anzitutto della tradizione pittorica fiamminga (si veda come la celebre Mano con sfera riflettente sia una personale di un “primo piano” del dettaglio de I coniugi Arnolfini di Van Eyck), in aggiunta poi ai canoni dell’Art Nouveau e Futurista (Balla su tutti), ma anche quelli dell’arte “moriscos”, apprezzata soprattutto all’Alhambra di Granada, ma anche nel nostro sud Italia dal retaggio islamico.

Escher, Mano che disegna

Da buona tradizione olandese guttemberghiana, Escher utilizza il processo di stampa per esprimere la sua continua ricerca estetica. Xilografia e litografia sono i suoi mezzi per rimettere in ordine geometrico la realtà attraverso la finzione. L’illusione nelle opere di Escher è il motore immobile della sua arte: da statuto infatti l’arte altro non è che finzione di realtà a priori, nel momento in cui si pone su un foglio bidimensionale qualcosa che di dimensioni ne ha tre. Nascono da questa considerazioni le opere Mano che disegna oppure le sue tassellature periodiche.

Questi concetti hanno influenzato in toto le arti figurative dal secondo Novecento in poi, specie il cinema: gli esempi più lampanti sono le costruzioni del cinema di Nolan (specie Inception) ma anche le famose scale di Hogwards in Harry Potter e molti altri esempi.

La mostra è allestita e organizzata da Arthemisia, leader indiscusso delle ultime mostre tra cui la mostra dell’anno su Van Gogh, col patrocinio del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.