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“Enigma”, con Peppino Mazzotta tra scienza, storia e ingiustizia

Debutta al Teatro Biondo di Palermo la storia di Alan Turing, uno spettacolo che intreccia piani temporali diversi per raccontare la grandezza e la fragilità di un uomo rivoluzionario.

Le sue scoperte si rivelarono cruciali per il mondo intero, eppure questo non bastò a salvarlo. La condanna arrivò pesante come un macigno per Alan Turing, perchè il verdetto non era solo della legge, ma della società. Suona abbastanza ironico, ma colui che era riuscito a decifrare l’Enigma, interpretando il codice di comunicazione usato dai nazisti e anticipando così le loro mosse, insomma uno degli uomini decisivi per le sorti della storia e per l’acquisizione della libertà di tutti, troppo evidentemente pretendeva, nel volere la libertà di essere sè stesso.

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La contraddizione tra l’eroe e il reietto, due facce della stessa medaglia che Turing si ritrovò, suo malgrado, a rappresentare, emerge in modo ancora più stridente grazie all’interpretazione dell’ottimo Peppino Mazzotta, che connota il suo personaggio di un carattere naive, puro, forse come conseguenza di uno sviluppo affettivo mai giunto a maturazione, data l’impossibilità di vivere secondo le proprie inclinazioni.

Enigma, in scena a Palermo al Teatro Biondo dall’8 al 16 novembre, è un’opera teatrale che mescola ingegno scientifico, vulnerabilità umana e un profondo dramma morale. Si tratta di un adattamento dell’opera di Hugh Whitemore, basata sulla biografia Alan Turing: The Enigma di Andrew Hodges, lo stesso libro che ha ispirato il film The Imitation Game. L’interpretazione di Mazzotta, come si diceva, è il fulcro della piece: restituisce un Turing geniale ma vulnerabile, capace di muoversi con naturalezza tra lucidità matematica e fragilità personale. Il personaggio emerge come un uomo che vive in costante tensione tra la ricerca della verità — nella scienza come nella vita — e la necessità di nascondersi per sopravvivere in una società che non accetta la sua identità.

La regia di Giovanni Anfuso costruisce la storia come un viaggio attraverso la memoria: flashback, interrogatori e ricordi si intrecciano in uno spazio scenico essenziale, fatto di luci, proiezioni e pochi oggetti significativi. Questo stile rende la narrazione scorrevole e quasi astratta, mettendo al centro il flusso dei pensieri di Turing e l’enigma interiore che accompagna tanto (o ancora di più) la sua vita quanto il codice tedesco. Tuttavia, per quanto funzionali allo svolgimento del racconto, sia le scenografie che le musiche non colpiscono appieno nel segno, risultando un po’anonime. Inoltre la scelta di alternare di continuo i piani temporali può rendere difficile capire l’incastro degli eventi: lo spettatore, per avere una visione dei fatti chiara e senza incongruenze, deve mantenere l’attenzione sempre alta, talvolta “ricostruendo” i tasselli narrativi a mo’di puzzle, specie quelli ravvicinati nel tempo (non è solo la guerra a demarcare il tempo del racconto in un pre- e un post-, anzi più spesso ci sono salti minimi di uno o due anni anche nello stesso decennio dei ’50). Oltretutto, le scritte che annunciano il successivo flashback o flash-forward, proiettate in alto sopra il palco, vengono più volte coperte sui lati dallo stesso arredamento scenico, risultando leggibili solo parzialmente da chi siede nei posti laterali.

Equilibrato e ben coeso il cast, che fa adeguatamente da contorno a Peppino Mazzotta senza mai sovrastarlo, lasciando a quest’ultimo il naturale ruolo di protagonista indiscusso. Si distinguono, malgrado ciò, Liliana Randi e soprattutto Maurizio Marchetti nel ruolo del vecchio professore di Turing, figura complessa di mentore e censore al tempo stesso; l’attore regala qui una vera prova da fuoriclasse.

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Peppino Mazzotta e Maurizio Marchetti

Alan Turing è considerato il padre dell’intelligenza artificiale (AI) per i suoi lavori fondamentali, come la Macchina di Turing e il Test di Turing. La Macchina di Turing ha posto le basi teoriche dell’informatica, mentre il suo test propone un metodo per valutare se una macchina può esibire un comportamento intelligente indistinguibile da quello umano. Uno scienziato attuale come non mai insomma, che oggi probabilmente non verrebbe giudicato per la sua vita privata. Almeno non su un piano giuridico. Per il resto non garantiamo, considerando quanto l’intolleranza, l’omofobia, il pensiero reazionario stiano ritrovando terreno fertile nella società, proprio mentre alle macchine si insegna a pensare in autonomia. Certe incoerenze, insomma, non è il progresso a saperle fare sparire.

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Enigma di Hugh Whitemore – Basato sul libro Alan Turing: The Enigma di Andrew Hodges – traduzione: Antonia Brancati – regia: Giovanni Anfuso – con: Peppino Mazzotta, Maurizio Marchetti, Liliana Randi
e con (in o.a.) Domenico Bravo, Carmelo Crisafulli, Luca Fiorino, Vincenzo Palmeri, Irene Timpanaro scene: Alessandro Chiti – costumi: Dora Argento – luci: Antonio Rinaldi – musiche: Paolo Daniele – videomaker: Enzo Del Regno – violino solista: Leo Gadaleta – aiuto regista: Valeria La Bua – produzione: Teatro Biondo Palermo / Teatro di Messina – Centro di Produzione / Tieffe Teatro Milano – Teatro Biondo di Palermo dall’8 al 16 novembre 2025 – Prima Nazionale

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