Due icone controcorrente che hanno attraversato il cinema con grazia, forza e mistero
Leone d’Oro alla carriera a Kim Novak alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal 28 agosto al 6 settembre: l’annuncio è arrivato dal direttore artistico Alberto Barbera. Iconica protagonista de La donna che visse due volte del maestro del brivido Alfred Hitchcock, Kim Novak è stata una vera ribelle contro le regole dello star system hollywoodiano. Nel corso della sua lunga carriera ha regalato al cinema interpretazioni memorabili, capaci di attraversare il tempo.
Un riconoscimento meritatissimo per la diva dagli occhi di gatto, che riceverà il Leone d’Oro alla veneranda età di 93 anni. Interprete intensa e anticonformista, la ricordiamo in film come Una strega in paradiso(1958) di Richard Quine, Baciami, stupido (1964) di Billy Wilder, uno dei primi registi a valorizzarne appieno il talento e Assassinio allo specchio (1980), accanto a Elizabeth Taylor, Rock Hudson e Tony Curtis.
Due Golden Globe (nel 1955 come miglior attrice debuttante e nel 1957), un Orso d’Oro alla carriera nel 1997 e la celebre stella sulla Hollywood Boulevard non bastano, forse, a rendere giustizia a una carriera priva di Oscar, ma vissuta fianco a fianco con i grandi: Jack Lemmon, Kirk Douglas, Fred Astaire e James Stewart, con cui formò una delle coppie più indimenticabili della storia del cinema in Vertigo, eletto nel 2012 il miglior film di tutti i tempi dalla critica mondiale.
«È una star libera e ribelle nel cuore di un sistema che non ha mai smesso di criticare», ha dichiarato Barbera. Scoperta giovanissima dalla Columbia Pictures e lanciata dal potente boss Harry Cohn come erede di Rita Hayworth (che sostituì in Criminale di turno), Novak ha interpretato più di settanta film, tra cui L’uomo dal braccio d’oro di Otto Preminger accanto a Frank Sinatra, e Pal Joey (1957) di George Sidney, sempre con Sinatra e proprio la Hayworth, con cui in seguito instaurò una sincera amicizia.
Il suo successo fu segnato da continui scontri con l’industria: rivendicò salari equi rispetto ai colleghi uomini e fondò una sua casa di produzione, dando vita a titoli come Quando muore una stella di Robert Aldrich e Incantesimo ancora con George Sidney, accanto a un affascinante Tyrone Power.
Negli anni Ottanta si ritira dalle scene e si dedica a una vita più appartata, nel ranch in Oregon, insieme al marito, il medico Robert Mallory. Tra le sue scene più iconiche, resta impressa quella del ballo tra le braccia di William Holden in Picnic, carica di sensualità e intensità.
Alla Mostra di Venezia verrà presentato anche un docufilm a lei dedicato, Kim Novak’s Vertigo, diretto da Alexandre Philippe. In arrivo anche un biopic, Scandalous, con Sydney Sweeney nel ruolo di Kim, che racconterà la discussa relazione con il cantante e attore Sammy Davis Jr., iniziata nel 1957 e ostacolata dal razzismo sistemico di un’America che allora proibiva i matrimoni interrazziali in molti Stati.
«Essere riconosciuta per l’insieme del mio lavoro, in questo momento della mia vita, è un sogno che si avvera. Conserverò nella memoria ogni momento trascorso a Venezia. Riempirà il mio cuore di gioia», ha dichiarato Kim Novak.
E quasi un anno dalla scomparsa, avvenuta il 18 giugno 2024 a Parigi, il mondo del cinema continua a rendere omaggio all’eleganza enigmatica e all’intensità di Anouk Aimée, attrice francese che ha saputo farsi amare in ogni parte del mondo.
Scoperta giovanissima da Claude Lelouch, fu protagonista di Un uomo e una donna accanto a Jean-Louis Trintignant, il celebre bacio tra i due è stato il poster ufficiale dell’ultima edizione del Festival di Cannes. Fu scelta da Federico Fellini per interpretare La dolce vita al fianco di Marcello Mastroianni. Il suo nome d’arte, “Aimée”, le fu suggerito da Jacques Prévert, che dopo averla vista ne La maison sous la mer, le disse: «Tutti ti amano». E in effetti il pubblico non smise mai di farlo.
«Quando arrivai a Roma sul set della Dolce Vita, Fellini mi mise a guidare una Cadillac in via Veneto. Vai a destra, vai a sinistra, Anoukina!», mi urlava con il megafono. «Ridi, ridi! La sera ero sfinita, ma poi capii che Fellini era un mago, capace come nessuno di creare mondi e situazioni uniche», raccontava l’attrice.
E di “maghi” del cinema Anouk Aimée ne ha incontrati tanti: da Marcel Carné ad André Cayatte, da Julien Duvivier a Bernardo Bertolucci, da George Cukor a Sidney Lumet. Il suo vero nome era Nicole Françoise Florence Dreyfus, ma il cinema la conoscerà per sempre come Anouk Aimée, musa silenziosa e potente, capace di trasformare ogni gesto in poesia visiva. «C’è sempre stato qualcosa di me nei miei film, e qualcosa dei miei film in me», diceva.
Ricordare Anouk Aimée fa bene al cinema. Fa bene a chi lo ama davvero, soprattutto quel cinema abitato da donne meno dive e più attrici, che lo rendono vivo ieri, oggi e speriamo anche domani.