“DOV’È LA VITTORIA” DEBUTTA AL CAMPANIA TEATRO FESTIVAL

Il 12 giugno al giardino paesaggistico di Porta Miano a Capodimonte ha debuttato per il Campania Teatro Festival lo spettacolo teatrale Dov’è la Vittoria di Agnese Ferro, Giuseppe Maria Martino e Dario Postiglione. Il lavoro vede la regia di Martino con l’aiuto regia di Postiglione. In scena Luigi Bignone, Martina Carpino e Manuel Severino.

Dov’è la Vittoria è stato precedentemente vincitore al premio L’Artigogolo con pubblicazione della casa editrice ChiPiùNeArt e Menzione Speciale per la migliore attrice (Martina Carpino) al premio Nuove Sensibilità 2.0 del Teatro Pubblico Campano, nel 2019 ha vinto poi il Premio del pubblico al Festival Inventaria.

Intercettando in qualche modo l’attuale clima politico italiano ma senza voler dare risposte nette la storia si muove intorno a una figura politica particolare: Tre attori sono nel pieno di un processo creativo, la costruzione di un personaggio controverso, a tratti grottesco, imprendibile – Vittoria Benincasa, leader di un partito di estrema destra candidata alla presidenza del Consiglio. Vita, travestimenti, ascesa di una populista: una cattiva da fumetto che prende progressivamente corpo e si fa pericolosamente reale.

Edoardo Erba ci suggerisce una chiave di lettura, nella prefazione al testo: “In questa storia emblematica, c’è qualcosa di più inquietante del ritratto di una trasformista. C’è l’identificazione di una specie di animale politico, la stessa che negli ultimi anni si sta affermando in tutto il mondo.”

Il Campania Teatro Festival 2021 si è aperto con una prima giornata emozionante e dinamica in una suggestiva e verde location, quella del Real Bosco di Capodimonte e così tra natura, luci e tavole del palcoscenico ritorniamo a respirare l’aria del Teatro, quella che amiamo di più.
In particolare questo spettacolo è una gioia per gli occhi, divertimento e riflessione per un progetto portato avanti, non senza difficoltà visto l’anno passato in pandemia fra timide aperture e continue chiusure, da un collettivo giovane e pieno di promesse BEstand che si muove con audacia nel panorama teatrale.

Le atmosfere da fumetto sono fin da subito evidenti, il grottesco diventa la chiave per raccontare un fatto potenzialmente vero, plausibile e a tratti terrificante per il nostro Paese e allo stesso tempo l’elemento della cornice narrativa del gruppo di attori in prova ci mette nella giusta distanza per osservare il tutto in modo critico mentre ci stiamo divertendo.

La scena, di Carmine De Mizio, serve molto bene l’ottima interpretazione di Bignone, Carpino e Severino, una struttura semi trasparente divisa in tre elementi girevoli diventa una sorta di porta di accesso a una specie di scatola magica da cui ora gli attori, ora i personaggi del fumetto si susseguono.
I cambi sono spesso a vista perché vanno appunto a servire la parte della cornice, le luci di Sebastiano Cautiero diventato strumento narrativo importante, in dialogo con la scena raccontano ambienti diversi ora verosimili, ora fantastici.

La storia è innanzitutto scritta molto bene e cucita su misura sui tre talenti in scena, non si ha mai l’impressione di osservare una sbavatura o un’imprecisione da nessun punto di vista. Si vede che lo spettacolo è stato provato molto e migliorato nel corso di questi ultimi due anni dalla sua prima uscita in scena nel 2019 durante Inventaria.

Luigi Bignone è la macchietta, il personaggio sopra le righe che sa mantenere alta l’attenzione del pubblico e tiene bene il palco anche nei momenti in cui non dialoga con gli altri. Martina Carpino porta avanti un personaggio per nulla semplice, con molti cambi di registro ma riesce sempre a essere in parte, anche lei è molto cresciuta rispetto alle prime versioni di questo lavoro. Le sue movenze e il tono delle parole sono elementi molto curati che rendono entrambi i suoi personaggi completi e complementari. Manuel Severino con la sua recitazione misurata e puntuale pone un equilibrio importante in concerto con gli altri e anche nei suoi momenti sopra le righe è sempre ben rigoroso.

Insomma sebbene questo lavoro per certi versi sia stato sfortunato dati i continui rimandi è frutto di un lavoro bene fatto e forse l’attesa è valsa la pena per vedere sul palco un gruppo di talenti che spero in futuro ci regaleranno altri momenti di teatro come questo.

La produzione dello spettacolo è del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e Casa del contemporaneo e sarà possibile in futuro vedere ancora un lavoro del collettivo BEstand con il progetto Occidente di Dario Postiglione per la regia di Giuseppe Maria Martino, tra i vincitori del Premio Leo De Berardinis.