Dostoevskij torna in teatro a Roma

Memorie dal sottosuolo, proposto in scena al Teatro Porta Portese di Roma dal 10 al 13 novembre, è adattamento che tende le corde della critica rivolta alla società moderna da Fedor Dostoevskij.  Il suo romanzo, pubblicato a puntate nel 1864, è fondamento quanto mai attuale per lo spettacolo scritto e diretto da Nicholas Gallo, anche interprete insieme a Demian Aprea, Andrea Zanacchi e Giorgia Fabiani. Intensi, espressivi, sofferenti.

E’ un uomo inquieto, contristato e violento quello che si muove avanti e indietro. Prima Aprea, poi Zanacchi, nel mentre Fabiani, infine ancora Aprea. Uomo che si spoglia anche dei suoi vestiti, ma non riesce a liberarsi delle inquietudini, della prepotenza, delle pulsioni anche primitive verso l’altro sesso. Intimità libera, lontana dalla ragione e da quella legge morale che  – sì, ok –  civilizza, imbriglia, ma non soddisfa.
L’ordine presunto alimenta una perpetua e morbosa irritabilità, si fa covo di irrequietezza e risentimento. Convenienza imposta dalla società o dal prossimo.

I personaggi sono esseri superflui, consapevoli sì dell’immensa ricchezza nascosta nel proprio intimo ma incapaci di farne tesoro. Soffrono e assai del proprio fallimento, delle costrizioni, delle maschere che sono costretti ad indossare per interagire e integrarsi nella macchina-mondo. Che si muove impazzita per dinamiche assurde. Seminando disparità, spargendo sangue, alimentando angosce

L’Uomo autentico di Dostoevskij rimane quello interiore, che si rifugia e si nasconde sotto le proprie membra. Piene di potenzialità e di inquietudini che gli schemi culturali a fatica riescono a incanalare. Con il risultato di un mondo privo di riferimenti e incapace di costruirne di nuovi. O forse – stanco, sfiancato –  senza più la volontà più di farlo.

Il lavoro di Gallo e soci – si presentano come “Gallilluminati Contemporary Theatre” – è ponte riuscito tra le tensioni di oggi e le parole del grande scrittore russo, capace di raccontare i nervi scoperti e scontenti di un genere umano sempre in lotta tra istinto e ragione. Memorie, appunto, dal sottosuolo dell’esistenza.