La compagnia del Margot Theatre interpreta il testo di Dennis Kelly in uno spettacolo denso e frenetico, con un cast giovanissimo e talentuoso
Si può definire una piccola bomba. DNA, in scena per sole tre sere al Teatrosophia di Roma, concentra tutta la sua forza esplosiva in un piccolo spazio, colpisce con maestria e rimane. In barba alla brevissima permanenza in cartellone, appena quattro giorni dal 3 al 6 aprile 2025.
Il coraggio di osare si ritrova oggi più che mai nell’ultima produzione del Margot Theatre, compagnia di teatro fisico-poetico fondata da Valentina Cognatti. DNA è un’opera teatrale scritta da Dennis Kelly, autore britannico noto per i suoi lavori provocatori e a volte inquietanti. La pièce è stata rappresentata per la prima volta nel 2008 e affronta, tra i diversi temi che vi si possono rintracciare, la violenza, l’alienazione e le dinamiche di gruppo tra adolescenti.
La trama ruota attorno a un gruppo di giovani che, dopo aver commesso un atto violento, si ritrovano a dover affrontare le conseguenze delle loro azioni. Inizialmente, cercano di coprire il loro crimine, tuttavia man mano che la storia si sviluppa emergono tensioni e conflitti all’interno del gruppo. L’opera esplora le dinamiche di potere, la paura e la responsabilità, mettendo in luce come le scelte compiute in situazioni di crisi possano avere ripercussioni devastanti.
Il linguaggio utilizzato da Kelly è diretto e incisivo, e contribuisce a creare un’atmosfera di crescente angoscia. DNA non è solo il titolo, è l’elemento chiave della narrazione. La propria traccia genetica, che mai e poi mai deve essere lasciata, diventa per tutti una subdola ossessione: l’unica cosa che davvero conta è salvarsi la pelle dalla condanna (ma anche dall’assunzione di responsabilità che questa implica). Ancora è il DNA a determinare la differenza di indole tra gli scimpanzè e i bonobo, come spiega una dei personaggi: spietati ed amorali i primi, capaci di empatia i secondi. A chi assomigliamo davvero di più?
Ogni frase, ogni sguardo invita il pubblico a riflettere sulle conseguenze delle azioni e su quale ruolo debba avere l’etica in un contesto sociale complesso. La trasposizione italiana è fedele alla drammaturgia originale, una scelta che si rivela convincente per due motivi. Il primo è la volontà di evitare un’italianizzazione forzata di luoghi e personaggi che avrebbe potuto portare a regionalismi inutili o fuorvianti, cosa che da noi accade fin troppo spesso; il secondo è che si è voluto lasciare agli attori il compito di rendere credibili quei dialoghi, adattando la mimica e la fisicità quel tanto che basta a farli risultare perfettamente naturali anche al pubblico nostrano. E poi l’anima della storia è pienamente d’oltremanica, con quella tipica urgenza british nichilista/rabbiosa/surreale che traspare appieno. Anche, ma non solo, grazie alla musica dei Radiohead che fiammeggia tra una scena e l’altra.
“Gli umani producono il male come le api producono il miele” ha detto William Golding, autore dell’immenso Il signore delle mosche, alla fine degli anni Cinquanta. Qualcuno ha paragonato DNA a quel romanzo così perturbante per i tempi, forse a ragione: il lavoro di Dennis Kelly è in fondo un moderno Lord of the flies calato nella realtà alienante dei primi anni 2000, con un’estetica cruda tipicamente inglese, che ricorda tanto anche un altro capolavoro: la serie di culto Skins, manifesto di una intera generazione.
Una piccola gemma che, grazie al lavoro di Valentina Cognatti e al talento di tutto il cast (gli attori si occupano anche dell’aiuto regia, della scenografia e dell’organizzazione), sarà ora anche parte di un progetto educativo che vedrà coinvolte le scuole superiori. Ancora una volta, il teatro indipendente si dimostra vivo, vitale e pieno di risorse.
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DNA – di Dennis Kelly – traduzione Monica Nappo – regia Valentina Cognatti – con Perla Ambrosini – Alessandro Anastasi – Silvia D’Anastasio – Martina Grandin – Alessandro Pisanti – Patrick Passini – Michelangelo Raponi – Alice Staccioli – e con Martina Granata – aiuto regia Martina Grandin – organizzazione Alice Staccioli – scenografia Michelangelo Raponi – produzione Margot Theatre Company – Teatrosophia dal 3 al 6 aprile 2025