A raccontarmi della sua passione per le famose “donnine” in bianco e nero disegnate dal grande Milo Manara (soprannominato il Raffaello del fumetto da Tinto Brass), suo grande amico è stato il collega Vincenzo Mollica, esperto di disegni del magico mondo dei fumetti e dei grandi disegnatori a cominciare dall’americano Gil Evergren agli inizi del ‘900 che amava rappresentare modelle in pose maliziose alle prese con momenti di vita quotidiana.
Fu lui ad illustrarmi quei calendarietti colorati e profumati, cimeli storici che ebbero grande successo, collezionati inizialmente dai clienti delle sale da barba nella California e poi in tutta l’America dell’inizio del secolo scorso, che mostravano le figure ose’ di splendide modelle, protagoniste di spettacoli itineranti del genere burlesque.
E fu sempre Mollica inviato come me a seguire negli anni novanta la cerimonia degli Oscar a Hollywood, a svelarmi i racconti segreti registrati e filmati grazie ad un blitz nel deserto del Nevada a pochi chilometri da Las Vegas per un’intervista che realizzò per il Tg1 e per uno speciale su TV7 a Dixi Evans, una delle grandi star del burlesque curatrice del The Exotic World Burlesque Museum, all’interno del quale è tuttora esposta una vasta collezione di cimeli e oggetti di scena.
La Evans era la sosia perfetta di Marylin Monroe, l’unica ad essere autorizzata dall’attrice ad essere imitata in guêpiere mozzafiato in quegli spettacoli che appassionarono non solo il pubblico nei locali di Vegas prima, e uno stuolo di uomini in tutti gli Stati Uniti poi, ma anche da una schiera di grandi artisti come lo scrittore dell’eros George Bataille, registi come Luis Buñuel e Tinto Brass, etichettati dalla critica come “trasgressivi”, ma anche fotografi, giornalisti, attori, attrici, tutti testimoni di quel fenomeno che cambiò radicalmente il mondo femminile americano, assurto a simbolo di libertà ed emancipazione delle donne.
E pochi giorni fa alla considerevole età di 93 anni, grande amica della Evans, si è spenta nella sua casa di Las Vegas Tempest Storm, prima regina del burlesque, al secolo Annie Blanche Banks.
A lanciare il burlesque in America nel 1860 in quell’area della California che scopriva il petrolio fra Los Angeles dove sarebbe nata Hollywood e Las Vegas dove sarebbe esploso il business del gioco d’azzardo, fu la ballerina britannica Lydia Thompson e la sua compagnia The British Blondes, grazie ad un divertente spettacolo per adulti centrato su scene satiriche a sfondo erotico, danze del ventre e siparietti basati su doppi sensi interpretati da splendide fanciulle. Il burlesque non solo suscitò’ scalpore, ma diventò un genere che fece esplodere negli anni un bel numero di pin up, diventate oggetto di popolarità’ come Betty Page, la celebre, icona del cosiddetto gusto fetish, caratterizzata dall’inconfondibile frangetta nera e dagli occhi blu incorniciati nella chioma corvina, protagonista dei primissimi film girati in quella Hollywood che cominciava a vivere a Lake City negli studi di Max Sennett e diretti da Irving Klaw.
Un genere in effetti mai passato di moda fino agli anni novanta con il burlesqueartistico con star come Immodesty Blaize, Miss Dirty Martini, Julie Atlas Muz, le Pontani Sisters e Catherine D’lish, fino alla bomba sexy Dita Von Teese, talmente popolare con i suoi numeri, da essere l’ospite d’onore della famosa cena di beneficenza dell’amfAR, l’associazione creata da Liz Taylor per raccogliere tramite un’asta di beneficenza fondi a favore della lotta contro l’AIDS, che nel 2007 si svolse durante il Festival del Cinema di Cannes. Le immagini dello spettacolo della Von Teese seduta a cavalcioni su un gigantesco cilindro a forma di rossetto, vestita di niente fecero il giro del mondo e fecero soprattutto vibrare l’intera platea composta da star, registi, produttori, industriali e teste coronate, tutti ammutoliti da tanta grazia.
Tempest Storm l’ultima delle grandi leggende dell’età d’oro del burlesque, forse la più grande di tutte e protagonista di molte stagioni teatrali calcando i palchi di tutto il mondo per quasi 50 anni e facendo da apri pista a intere generazioni di strippeuse. Alta 1.70, corpo prorompente su un viso disegnato per stupire, labbra carnose dipinte di rosso fuoco come i capelli, un seno assicurato per un milione di dollari con i Lloyds di Londra, Tempest Storm è stata una fra le pin up maggiormente richieste, immortalate sulle copertine di numerosi periodici e interprete di molti film, ricordata soprattutto per i suoi spogliarelli e per essere stata una delle più affermate protagoniste assieme a Betty Grable, Betty Page, Gipsy Rose Lee e Blaze Starr. Visitando l’Università del Colorado nel 1955, la signora Storm scatenò addirittura una rivolta tra gli studenti che causò danni per svariate centinaia e centinaia di dollari, limitandosi semplicemente a muoversi sinuosamente con la sua pelliccia di visone.
”Addio Tempest Storm”, titolavano i giornali americani qualche giorno fa, “oggi forse non scandalizzi più e il mondo si è privato anche del fetish. Ma tu ci hai aiutato a sorridere con ironia dei tabù sessuali che hanno condizionato il secolo scorso e ancor prima, cara Tempest, ti sei ampiamente meritata il nomignolo che ti avevano incollato come un adesivo i fotoreporter e non solo quello di “Uragano dai capelli rossi”. Ne sanno qualcosa e beati loro i suoi quattro mariti e innamorati doc come Elvis Presley, Sammy Davis Jr. e perfino si dice John Fitzgerald Kennedy.
”La bellezza” dichiarò in intervista, “non è solo una taglia”, ma è soprattutto la capacità si saper creare una serata spiritosa e creativa giocando con la seduzione attraverso l’arte del burlesque.
Ironico come sempre, Vincenzo Mollica commentando le Blue Belle del burlesque ha detto: “con la loro bellezza rappresentano una parte importante del sogno americano”.