Al di là della pessima organizzazione di un dibattito che, di fatto, non c’è stato tra il regista due volte Palma d’oro a Cannes, Ken Loach ed il filosofo statunitense Noam Chomsky, grande assente della serata, i ragazzi del Cinema Troisi (ed è giusto chiamarli ancora “ragazzi” poiché, nonostante la fama nazionale, gli si deve concedere la possibilità di sbagliare) hanno tentato di portare due opinioni autorevoli sul palcoscenico politico-culturale del nostro paese a ridosso delle elezioni di domenica 25 settembre.
Nonostante una sbrigativa, superficiale e fisicamente tardiva traduzione, l’intervento di Ken Loach è stato quanto più chiaro ed incisivo possibile: i punti chiave toccati vertono ovviamente sul ruolo delle sinistre, orfane di leader carismatici capaci di prendere le redini del malcontento popolare, sulla quanto mai attuale questione ambientale e sull’ascesa dilagante di una destra che cavalca la rabbia e la delusione delle masse meno istruite. La parola usata da Loach è, allora come oggi, “fight”, lotta tra le classi, con il ricco lignaggio supportato stavolta anche dalle politiche socialdemocratiche di centrosinistra.
Il discorso di Loach, incalzato dalla domanda politica del giornalista e volto noto della televisione Corrado Formigli, è indirizzato sui problemi della sinistra che non è priva di personalità ma risulta piuttosto carente di organizzazione nazionale ed internazionale. A tal proposito Loach porta l’esempio inglese del mancato appoggio politico e sociale al leader laburista Jeremy Corbyn.
A seguire un tema caldo che in questo periodo ha occupato i giornali di tutto il mondo, ossia il caso Assange, fondatore di Wikileaks condannato a 175 anni di carcere per aver pubblicato documenti secretati circa i crimini di guerra USA, e divenuto simbolo di una lapidazione mediatica, politica e giudiziaria che farà riflettere le generazioni future riguardo il ruolo del “dissidente” politico nelle società occidentali, anche le più avanzate.
In realtà la chiave di lettura offerta da Loach garantisce la via di uscita sulla semantica della parola “dissidente”, in quanto in realtà – spiega – in democrazia se persone che condividono le stesse idee vanno in contrasto con lo status quo, non devono esser considerati dissidenti bensì tutelati come congregates, associati, condivisori di idee nel rispetto della democrazia e della libertà.
Non poteva mancare la domanda sulla sua amicizia con il filosofo Noam Chomsky e sulla comunione di pensiero che li accomuna; il principale punto di convergenza dei due è lontano geograficamente dalle loro abitazioni, ma da sempre alimenta il dibattito interno alle sinistre di tutto il mondo, ossia la questione palestinese e la sua mancata sponsorizzazione politica.
A concludere una serata che, stando alle parole del frontman dei ragazzi del piccolo America, Valerio Carocci, evidenzia il lapalissiano “passo più lungo della gamba”, la proiezione del celebre film del 1991, Riff-Raff – Meglio perderli che trovarli, diretto da Ken Loach.