Per la rassegna cinematografica Pickpocket viene proiettato “Ariaferma”, un documentario di Leonardo Di Costanzo sulla realtà italiana del carcere.
Nel cortile del Maschio Angioino di Napoli, dal 7 al 22 luglio 2025 viene inaugurata la rassegna cinematografica Pickpocket, finanziata dal comune della città partenopea. Il progetto prevede la proiezione di ventiquattro film tra i più evocativi dell’orizzonte cineasta contemporaneo, presentati per l’occasione dai rispettivi registi o autori o attori. In particolare, ciascun film del panorama odierno viene abbinato a un classico della storia del cinema e se ne spiegano le relazioni, le ispirazioni e le analogie simboliche. Un tentativo di risveglio culturale, di uno sguardo che si proietti al passato e al presente, tra recupero della tradizione e ricerca della bellezza del presente. Durante la serata dell’11 luglio, si è assistito alla proiezione del docu-film Ariaferma – classe 2021 – un lavoro del regista Leonardo Di Costanzo, in comparazione con Viaggio in Italia di Roberto Rossellini – risalente al 1954.

In un carcere dismesso, durante l’assenza della direttrice un gruppo di guardie sono costrette a sorvegliare pochi detenuti rimasti. Ciascuno dei personaggi in gioco ha un ruolo ben definito, soprattutto per quanto riguarda i reclusi che, in virtù delle rispettive motivazioni per le quali si ritrovano in quello specifico spazio, assumono singolarmente dei significati ben precisi. Pertanto, vi è il camorrista vecchio stampo – personaggio centrale interpretato da Silvio Orlando rispetto alla guardia principale a cui dà corpo e voce Toni Servillo – che detenendo le redini di un controllo strisciante ricerca il compromesso con le autorità affinché ci sia un quieto vivere equilibrato sulla base di un potere riconosciuto come posto sullo stesso livello; vi è l’escluso, colui che ha commesso atti ritenuti così impuri da essere emarginato persino dalla logica criminale; all’opposto, messo volutamente in evidenza dal regista, vi è un giovane ragazzo in attesa del processo, ritrovatosi lì probabilmente per un incidente ma anche un po’ per un’assordante solitudine che lo lascia indifeso. Questi sono solo alcuni esempi che bastano per notare come in quel perimetro circoscritto si sviluppano relazioni e dinamiche puntuali, sia tra gli stessi componenti sia tra le due dimensioni descritte inevitabilmente, nonché necessariamente, in contrasto.
È questo un aspetto interessante in Ariaferma e che in qualche modo determina una certa cifra stilistica del regista: imprigionare all’interno di un perimetro, appunto, riconoscibile personaggi con poteri ai due estremi di una stessa fune. Infatti, se si pensa a un altro lavoro dello stesso regista, L’intervallo, anche lì si indagano le dinamiche tra due poteri messi a confronto in quanto contrastanti, docenti e studenti, all’interno di uno spazio scolastico. In questo senso, Leonardo Di Costanzo presenta una matrice fortemente documentaristica, rivelata in particolare modo nel fare sì che il luogo, descritto con un realismo scevro di percezioni, dialoghi con la componente umana che la abita da un punto di vista sociale e, perché no, di conseguenza politico per certi versi. Da qui, la sua regia riesce a creare certe suggestioni profondamente riflessive e non scontate. Sintetizzando in una sola parola quelle relative al film proiettato, è ovvio che si riferiscano al potere, indagato in ogni frammento e percezione. La questione di questa socialità da cui scaturisce un’inevitabile politicità non risiede tanto in uno schieramento, né tantomeno in un cinema autoriale di presa di partito, quanto nel fare uscire alla luce, al di là di ogni congettura e di ogni ideale, una realtà recondita dell’umanità. Cosa succede se si collocano in uno stesso luogo due logiche totalmente opposte? Allora, si tratta dell’osservazione di tante possibilità effettive con cui confrontarsi. Una tale prospettiva spaziale deriva in parte da Rossellini: in Viaggio in Italia, il decadimento borghese del contatto umano, tradotto nella papabile fine del matrimonio tra i due protagonisti, diventa evidente nella misura in cui lo spazio che li circoscrive diventa affollato, esteticamente godibile ma asfissiante. Simbolica la scena in cui si vedono coinvolti in una processione lungo le strade di Maiori che li divide.
Leonardo Di Costanzo dichiara di prendere ispirazione da quella concezione parlante dello spazio di Rossellini ma al contempo anche di prenderne le distanze. Non a caso, come si è potuto evincere fin qui, i perimetri scelti dal regista contemporaneo sono molto delimitati e, per questo, definibili. In Ariaferma non si rintraccia un’estetica del carcere, bensì una significazione, quasi come se il posto venisse personificato e messo nelle condizioni di significare attraverso il dialogo e le relazioni che attua con i suoi abitanti. A questo punto, la narrazione del film assume una percezione fortemente collettiva. I personaggi, la storia che si dipana da questi, ha senso all’interno di un perimetro che li raccoglie in un’esperienza comunitaria. Una delle scene più suggestive è quella in cui carcerati e autorità si ritrovano a mangiare allo stesso tavolo, come se fosse un’ultima mensa che ha un potere sacrale estremamente concreto poiché carnale, sensoriale. In funzione di ciò, è curioso notare come il cibo sia un elemento onnipresente, a tratti di sfida e nella sostanza di unione. Il personaggio di Silvio Orlando nel proporsi di cucinare per tutti del buon cibo attua quella dinamica di potere della malavita sfidando l’autorità della guardia interpretata da Toni Servillo; allo stesso tempo, è quello stesso cibo a unire ma non solo, perché trasformandosi in punto di contatto tra gli estremi si fa condivisione di un insieme, il che significa relazione, scontro e confronto. Una dinamica messa ancora di più in risalto dalla scelta del regista sul cast. Sembra un qualcosa di paradossale e scontato, eppure non lo è.

Un momento del dibattito con il regista Leonardo Di Costanzo al centro (Ufficio stampa)
Attori come Orlando e Servillo sono chiamati a immettersi nei panni di due personaggi fuori dalle loro comfort-zone, tant’è che Di Costanzo ha raccontato di come li abbia dovuti convincere. Tra l’altro, anche gli altri personaggi nel contesto sono attori o esordienti o individui che non hanno gli anni del mestiere. Questo sicuramente attiva quella cornice neorealista nell’intenzione di creare un documentario; mentre su un livello più specifico di effetto per lo spettatore, si ha quell’impressione costante di qualcosa di dissonante ma con un senso che unifica e comunica. E sono i contrasti, i contatti che restituiscono una potenza straordinariamente suggestiva.
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Ariaferma – regia di Leonardo Di Costanzo – sceneggiatura di Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella – con Toni Servillo (Gaetano Gargiulo), Silvio Orlando (Carmine Lagioia), Fabrizio Ferracane (Franco Coletti), Salvatore Striano (Cacace), Roberto De Francesco (Buonocore), Pietro Giuliano (Fantaccini), Nicola Sechi (Arzano), Leonardo Capuano (Sanna), Antonio Buil Pueyo (Bertoni), Giovanni Vastarella (Mazzena), Francesca Ventriglia (Direttrice) – produzione Tempesta con Rai Cinema – Italia, Svizzera, 2021 Rassegna cinematografica PickPocket – organizzata da Ladoc con ViVeTech – con il sostegno del Comune di Napoli nell’ambito dell’estate a Napoli 2025 – Maschio Angioino – dal 7 al 22 luglio 2025