Debutta Don Chisciotte e Donna Aldonza: ombre, risate e archetipi sul palco del Teatro Gobetti

Una riscrittura avvincente, tra teatro delle ombre e linguaggi universali, che reinterpreta l’immortale capolavoro di Cervantes.

Una molteplicità di voci anima lo spettacolo Don Chisciotte e Donna Aldonza, testo firmato da Tiziano Scarpa e con la regia di Carlo Michele Roncaglia, che dal 26 al 31 dicembre 2024 ha abitato il palco del Teatro Gobetti di Torino. Tra i protagonisti, Sancio Panza, la moglie Teresa, Don Chisciotte e Aldonza-Dulcinea, la donna tanto tanto cantata dal prode cavaliere errante che ha sfidato i mulini a vento. A dar loro vita sono stati Enrico Dusio (Teresa Panza), Gianluca Gambino (Don Chisciotte), Giovanna Rossi (Aldonza-Dulcinea) e Valter Schiavone (Sancio Panza), in una messa in scena che ha visto il suo debutto al Teatro Stabile di Torino.

Valter Schiavone e Gianluca Gambino

Una pièce che si distingue per un linguaggio intuitivo e incisivo, capace di suscitare immediato il riso e di coinvolgere il pubblico in una vicenda comico-epica animata da personaggi eccentrici, resi ancora più vividi da costumi volutamente grotteschi. La narrazione si sviluppa attraverso un montaggio alternato, in cui si avvicendano i quattro protagonisti: da un lato si assiste al viaggio condotto da Don Chisciotte e Sancio Panza, dall’altro a quello intrapreso, prima in solitaria e solo in seguito insieme, da Aldonza e Teresa Panza, che inseguono rispettivamente lo scudiero e lo strampalato cavaliere. Le ombre proiettate su un grande telo bianco -elemento scenografico preponderante- fungono da raccordo tra le varie scene, costruendo un ponte visivo tra i micro-mondi delle due coppie peregrinanti.

Lo spettacolo muove i suoi primi passi immerso in un’atmosfera spagnoleggiante data dalle stesse musiche che accompagnano l’intero spettacolo, quando sul telo compare l’ombra di Sancio, che poco dopo irrompe sulla scena in un ingresso esuberante. Accanto a lui, proiettata sul candido tendaggio, l’imponente sagoma di Don Chisciotte sulla cima di una scala a pioli. Il dialogo tra i due, intriso di surrealistici umori, traccia non soltanto le vicende del romanzo di Cervantes, ma suggerisce anche un’indagine sul rapporto tra l’autore e la sua opera. Con gesti e movimenti goffi, i protagonisti evocano la follia poetica del cavaliere e il pragmatismo del suo fedele servitore, lasciando poi spazio ad altre ombre. Entrano così in scena Aldonza e Teresa Panza. Le due donne, in sella a delle biciclette, inseguono rispettivamente, una l’uomo che le ha idealizzata con il suo continuo evocarla e l’altra il marito servitore. I quattro personaggi, accompagnati dalle ombre, danno vita a un viaggio che oscilla tra passato e presente, tra luoghi immaginari e realtà. La follia idealista di Don Chisciotte e l’esuberanza concreta di Teresa Panza si intrecciano, creando una narrazione che esaspera la finzione teatrale e trasforma la scena in quello che potrebbe essere una fiaba, dove il racconto esplora archetipi e temi universali, trasmettendo concetti profondi attraverso simboli e narrazioni eccentriche.

La combinazione tra il teatro delle ombre, la recitazione brillante e volutamente sopra le righe, e la riscrittura immediata di Scarpa rende lo spettacolo avvincente per un pubblico eterogeneo. In questa messa in scena, emergono non solo le principali caratterizzazioni dei personaggi, ma a grandi linee anche quelle riguardanti la figura di Cervantes, il cui spirito sembra riflettersi nella sua creatura letteraria. Don Chisciotte, specchio in cui si riflette Miguel, è  un uomo che tenta di interpretare un mondo in trasformazione attraverso i codici cavallereschi di un passato oramai superato. Gianluca Gambino, con la sua interpretazione, cattura perfettamente la discrepanza tra il linguaggio cavalleresco e la realtà concreta, che costituisce il cuore pulsante dell’opera.

Come osservato da Michel Foucault in Le parole e le cose, Don Chisciotte rappresenta il passaggio da un’episteme rinascimentale a una moderna, segnata dalla crisi identitaria e da un continuo intessere nuovi rapporti con un mondo in evoluzione. Questa lettura sembra guidare sia l’interpretazione di Scarpa che le scelte registiche di Carlo Roncaglia, il quale ha saputo coniugare l’esperienza dell’Accademia dei Folli con quella di Controluce Teatro d’Ombre.

Il personaggio di Aldonza-Dulcinea, attraverso un’evoluzione dialogica con la quale si spoglia delle apparenze superficiali, mette in luce una profondità in cui risalta la crudele razionalità dell’identità. Tuttavia, una critica va mossa a certe espressioni linguistiche eccessivamente semplicistiche che suscitano un riso immediato, ergendosi semplicemente sul turpiloquio piuttosto che su una costruzione più ragionata. Ciò non contribuisce a un effettivo scardinamento del linguaggio e a una costruzione autentica e umoristica. Questo limite, per quanto marginale e a tratti trascurabile, smorza parzialmente l’esperienza complessiva.

Giovanna Rossi ed Enrico Dusio

La scena, con il sapiente uso delle ombre e degli oggetti carichi di simbolismo, assume toni carnascialeschi, quegli stessi toni che Bachtin, osservava nell’opera di Cervantes e che conferiscono a questa una forte e dirompente carica sovversiva. Scarpa ha saputo tradurre gli elementi cardine del Don Chisciotte della Mancia in un testo teatrale pensato specificamente per il palcoscenico, dando vita a un gioco continuo tra realtà e illusione, dove gli oggetti diventano ombre, e le ombre si rivelano entità reali, in una dinamica che arricchisce ulteriormente la messa in scena. Nel complesso, lo spettacolo rappresenta non solo un omaggio al capolavoro di Cervantes, ma anche un ulteriore passaggio verso una nuova episteme, quella del terzo millennio che molto ci appartiene. 

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Don Chisciotte e Donna Aldonza di Tiziano Scarpa ispirato a Don Chisciotte della Mancia di Miguel De Cervantes – con Enrico Dusio, Gianluca Gambino, Giovanna Rossi, Valter Schiavone – e con Corallina De Maria (Ombrista) – regia e musiche Carlo Michele Roncaglia – immaginario ombre Controluce Teatro – costumi Silvia Lumes – luci Letizia Tabasso – Accademia Dei Folli in collaborazione con ControluceTeatro d’Ombre – Teatro Gobetti di Torino dal 26 al 31 dicembre 2024

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