Aperta fino al 12 gennaio 2025 a Bologna, l’esposizione dedicata a Vittorio De Sica e curata da Gian Luca Farinelli
50 anni fa, esattamente il 13 novembre del 1974, Vittorio De Sica lasciava per sempre il “set” della sua vita. Una vita ricca di film, teatro, storie e quattro premi Oscar conquistati per capolavori da lui diretti come Sciuscià nel 1948, Ladri di biciclette nel 1950, Ieri oggi e domani nel 1965 e Il giardino dei Finzi Contini nel 1972 e a lui, la Fondazione Cineteca di Bologna dedicherà fino al 12 gennaio del 2025 una bellissima esposizione curata da Gian Luca Farinelli con la collaborazione di Rosaria Gioia e Michele Zegna alla galleria Modernissimo nel capoluogo emiliano. Restio al pari di Roberto Rossellini nel farsi etichettare come il “padre del neorealismo”, l’ultima volta che l’ho intervistato fu al teatro Greco di Taormina presentato da Lello Bersani, in occasione della cerimonia dei David di Donatello, fresco di ritorno da Hollywood e negli occhi le lacrime di commozione di Charlie Chaplin quando finì di vedere a New York Umberto D.
L’imperdibile mostra di Farinelli parte proprio dagli esordi teatrali di De Sica, per approdare poi al prezioso elenco dei film da lui diretti appartenenti al così detto Neorealismo che secondo alcuni critici di allora lo accomunava al Rossellini di Roma città aperta, fino al sodalizio con il grande Cesare Zavattini. E poi l’amicizia artistica con Sophia Loren che culminò con film come Ieri, oggi e domani, Filumena Marturano e La Ciociara che fece conquistare a Sophia il suo primo Oscar e poi l’Italia reduce distrutta dalla guerra di Miracolo a Milano o quella apocalittica di Giudizio Universale o se preferite la sua interpretazione questa volta diretto proprio da Rossellini ne Il generale Della Rovere.
Mille volti quelli di Vittorio De Sica regalati al pubblico e alla storia del cinema italiano, un grande protagonista come attore e regista di quel novecento che ci regalò commedie memorabili da lui interpretate come Pane, amore e… al fianco di una giovanissima Gina Lollobrigida o nel rifacimento del Conte Max con Alberto Sordi, dove si riflettevano i mille volti di noi italiani, perché in fondo in fondo come scrive Niola ricordando De Sica, “Siamo tutti De Sica!”