Daniel Day-Lewis torna a recitare dopo anni di pausa diretto del figlio Ronan in “Anemone”, un film intenso e viscerale presentato ad Alice nella Città.
Dopo aver annunciato nel 2017 il suo ritiro dalla recitazione, Daniel Day-Lewis torna nel mondo del cinema in grande stile con Anemone, scritto insieme al figlio Ronan Day-Lewis e da quest’ultimo diretto. Un’opera complessa e sfaccettata, interpretata oltre che dallo stesso Daniel Day-Lewis da un cast di grande livello composto in primis da Sean Bean e Samantha Morton. Ronald distilla poesia a un ritmo lento ma deciso e ben cadenzato. Un ritmo che si percepisce come un respiro, quello della natura, delle foreste, del cielo, ma anche del battito umano e di un sussurro che passa da labbra a labbra. Un tempo dilatato, un flusso di silenzi e parole che convergono in una catarsi e riconciliazione finale.

Daniele Day Lewis
Un dramma familiare che ingloba il racconto di una storia di violenza e guerra, quanto mai attuale e rivela un’eccelsa capacità di parlare per immagini, di imprimere un’emotività di base al film, un’atmosfera familiare dal sapore soprannaturale. All’evento Alice nella città del 17 ottobre Ronan ha spiegato il modo in cui si è svolta la fase di scrittura: “Il film porta degli aspetti estremamente profondi, reali, orrendi, bui dell’umanità che esistono nel nostro mondo. Questi temi si sono sviluppati in maniera inconscia venendo fuori dai personaggi man mano che esploravamo la loro storia, il loro passato”. Aggiunge che il film sia visivamente che tematicamente non adotta il punto di vista dell’oppressore ma degli alberi e del cielo.
Anemone è un film intimo che conta su una suggestiva colonna sonora di Bobby Krlic dalle sonorità spettrali e oniriche, capaci di creare paesaggi sonori di viscerale introspezione e di alimentare una costante e magnetica tensione emotiva. La musica si fonde con una natura colta nella sua maestosità sublime e imponente, articola un dialogo tra reale e psicologico, verosimile e immaginario. In Anemone infatti c’è quella sensazione costante di un oltre metafisico che osserva i personaggi, una predisposizione allo straordinario, uno sguardo rivolto al valore simbolico del mito. La natura dispensa bellezza ed enigmi, misteri da contemplare senza possibilità di comprenderli. Misteri interni all’essere umano stesso, depositati nelle zone più recondite e profonde della sua anima. Le sospensioni, le dilatazioni e l’energia tribale del film ci mettono di fronte a un rito sciamanico dell’anima, a una danza di espiazione.
Due eccezionali interpreti, due personaggi indimenticabili. Sean Bean è ponderato, placido, silenzioso, pacifico. Delicatezza e riflessività, pazienza e devozione alla spiritualità. Il suo sguardo perso, stordito dai tumulti interiori del fratello si rivela dolce e delicato, ma allo stesso tempo severo e serioso. Poi c’è Daniel Day-Lewis con un personaggio taciturno e relegato nella propria solitudine autoinflitta per motivi misteriosi e in una abnegazione rigida e punitiva. Autoritario e cinico, indossa una maschera di durezza e menefreghismo, al punto da elargirsi nel linguaggio osceno di una volgarità piena di dolore ed essere ossessionato dalla blasfemia. Ruvido, glaciale, distante per poi esplodere in sentimenti furiosi o in un pianto dalle lacrime viscerali in cui tutta la vulnerabilità di quest’uomo viene messa a nudo con una delicatezza sconcertante.
Sean Bean e Daniel Day-Lewis sono un duo dall’alchimia perfetta. Soppesano i silenzi e li caricano di significato, riducono al minimo le parole, ma le volte in cui queste fuoriescono per aprire un discorso con una valenza psicologica importante diventano un fiume travolgente che varca la soglia del passato in confidenze alle volte imbarazzanti, alle volte semplicemente disarmanti e abissali. Una lotta la loro, carica di tensioni e sottointesi, a cui si aggiunge la presenza di un’intensa Samantha Morton, che rappresenta la resilienza della speranza, la forza di credere che qualcuno possa ancora essere salvato.

Daniel Day Lewis e Sean Bean
Domina la sceneggiatura una mascolinità forte e tormentata, scabrosa e provocante, reale e non romanticizzata. Poi c’è la fierezza ferita, l’orgoglio lesionato ma non affossato. Lo sguardo di Daniel Day-Lewis ci dice che questo film è un moto di anime che dopo anni di distanza continuano a incontrarsi, perché il passato bussa sempre alla porta, il dolore richiede di essere affrontato e non si ha redenzione senza il coraggio di guardare dritto verso la propria oscurità interiore. Daniel Day-Lewis torna ai suoi personaggi ambivalenti, torna a raccontare l’essere umano nelle sue contraddizioni. Lo fa al fianco del figlio, che si annuncia un regista di grande capacità evocativa e poetica. Un nuovo inizio tra colpa, dolore e redenzione. Una nuova partita contro i meandri dell’abisso. La vittoria dell’umanità, della sua luce e della sua complessità.
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Anemone – Regia: Ronan Day-Lewis Sceneggiatura: Daniel Day-Lewis, Ronan Day-Lewis – Con: Daniel Day-Lewis, Sean Bean, Samantha Morton, Samuel Bottomley, Adam Fogerty, Safia Oakley-Green, Karl Cam – Musiche: Bobby Krlicì – Fotografia: Ben Fordesman – Montaggio: Nathan Nugent – Produzione: Granada Film Productions, Focus Features, Plan B Entertainment – Paese: USA, Gran Bretagna – Durata: 121 min – Data di uscita: 06 novembre 2025 – Festa del Cinema di Roma 17 ottobre 2025





